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Iva ok ma ora coraggio su investimenti green e debito. Parla Caroli (Luiss)

Questa sera, o forse questa notte, il Consiglio dei ministri approverà l’attesa Nota di aggiornamento al Def varato lo scorso aprile. La quale stabilirà l’effettiva portata della prossima manovra, già illustrata a grandi linee dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. La partita più difficile sembra essere stata vinta, quella sterilizzazione dell’Iva che da sola copre tre quarti della legge di Bilancio (23 miliardi su circa 30 complessivi). Ma il blocco dell’Iva non può certo bastare a rimettere in piedi un’economia fiaccata come la nostra, che da anni va avanti a colpi di Pil a zero virgola. Serve qualcosa in più e quel qualcosa in più si chiama investimento. Formiche.net ha sentito in merito Matteo Caroli, professore ordinario di economia e gestione delle imprese internazionali alla facoltà di Economia dell’Università Luiss.

Caroli, partiamo dall’Iva. Sembra che i soldi siano stati trovati…

Se così fosse, ma francamente devo ancora capire bene da dove si prendono i soldi, sarebbe una grande conquista. Perché se questo governo riesce in questa operazione allora c’è da fare un plauso, perché si tratta di un obiettivo assolutamente fondamentale per un Paese che deve rimettere in moto la propria domanda interna. Ma come ho detto voglio capire da dove saltano fuori i 23 miliardi. Nell’attesa, i fattori positivi sono altri.

Per esempio?

Gli investimenti verdi, dove l’Italia ha già una posizione di leadership. Se il governo dà un sostegno allo sviluppo della green economy, che è un qualcosa che ormai coinvolge nel profondo il nostro sistema industriale e produttivo, incentivando al contempo i consumatori ad acquisti sostenibili, allora vorrà dire che siamo dinnanzi a una svolta in grado di dare impulso a una nuova traiettoria del nostro sviluppo industriale. Addirittura mi sento di dire che sul tema della sostenibilità servirebbe ancora più coraggio.

Anche il taglio del cuneo fiscale sembra essere una conquista finalmente a portata, dopo anni di proclami, è così?

Certo che sì, siamo tutti d’accordo, da Confindustria ai sindacati, è ora di ridurre la differenza tra salario lordo e netto. La busta paga dei lavoratori italiana è più bassa di quelli tedeschi e questo non va certo bene. Se davvero lo si potrà fare, lo si faccia.

Torniamo alla green economy. Che cosa si potrebbe fare di più rispetto a quanto annunciato?

Se da un lato si può intervenire con sistemi incentivanti, dall’altro si può mettere in campo un sistema disincentivante, che chiaramente penalizzerebbe determinati materiali, prodotti o tipologie di imprese. Ma qui come ho detto ci vuole più coraggio. E poi nel 2030 dobbiamo raggiungere una serie di obiettivi molto ambiziosi in termini di emissioni. Occorrerebbe fare grossi investimenti in rinnovabili ma senza ricorrere agli incentivi del passato. Operazione che si può fare visto che oggi un Megawatt costa meno del carbone. Il problema è la lentezza delle procedure di autorizzazione degli enti locali. Anche qui ci vuole più coraggio, coraggio nel mettersi a tavolino a scrivere regole più certe e veloci.

Caroli cosa ne pensa del piano da 50 miliardi della Germania per la sostenibilità?

Un chiaro esempio di coraggio, quello che ci serve. Una spinta poderosa di politica industriale, intesa non solo come investimenti ma come creazione di un contesto favorevole per chi vuole investire. Ci sono tanti casi di soldi messi a disposizione e mai spesi a causa di lungaggini burocratiche? Centinaia. Non basta dire di voler investire, bisogna creare le condizioni per poterlo fare.

Una manovra da 30 miliardi può bastare all’Italia, considerando che 23 vanno via per l’Iva?

Bisogna mettersi d’accordo. Noi abbiamo un problema enorme di debito, oltre un certo limite non possiamo spendere. Anche qui la parola d’ordine sarebbe ‘coraggio’ nel fare scelte impopolari per ridurre il nostro debito. Io ne vedo una, una tassazione sulle successioni. Di tutte le cose è l’aspetto meno ingiusto in una situazione dove si pagano troppe tasse. Come tema,  ci sta, i patrimoni come la casa sono già tassati, persino i titoli e la liquidità, sicuramente le successioni sono un’area da esplorare. Anche perché il debito è un problema che riguarda noi e non certo l’Europa: che mette ordine quando noi creiamo disordine, i problemi ce li dobbiamo risolvere da soli però.

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