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L’F-35 tra Olanda, Cameri e il Conte 2

Tra l’adesione italiana al Tempest e l’assegnazione al commissario francese della nuova Direzione generale dell’Unione europea per la Difesa, sono giorni intensi per il settore. In questo contesto si inserisce anche la questione F-35, ora nelle mani del nuovo esecutivo targato Giuseppe Conte. D’altronde, il Joint Strike Fighter non rappresenta solo una scelta di strumento militare, ma anche un fattore di credibilità per la politica industriale e una leva di relazioni internazionali. Ad oggi, il ruolo italiano nel programma nonostante i tagli è notevole, sia per i velivoli destinati alle nostre Forze armate, sia per quelli di altri Paesi che hanno scelto il jet di quinta generazione prodotto da Lockheed Martin.

IL SITO DI CAMERI

Il cuore italiano del programma è lo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, unico centro di assemblaggio e verifica finale (Faco) nel Vecchio continente. Qui è stato realizzato l’F-35 che, per primo nella storia del programma, ha compiuto una trasvolata oceanica a febbraio 2016. Due anni dopo, sempre da qui è uscito il primo F-35 a decollo corto e atterraggio verticale assemblato al di fuori degli Stati Uniti. Primati italiani in un programma internazionale di rilevanza globale che testimoniano le capacità che la Penisola è in grado di esprimere.

IL ROLL OUT OLANDESE

Il prossimo appuntamento è per domani, quando nello stabilimento si terrà la cerimonia di roll out per il primo velivolo olandese. L’evento è rilevante, e soltanto il processo di formazione del nuovo esecutivo ha costretto l’Olanda a partecipare con un sottosegretario e non con il ministro competente. L’attenzione dell’Aia è comunque massima. Ci saranno per questo i vertici delle Forze armate, tra cui il segretario generale della Difesa Nicolò Falsaperna, e di Leonardo, a conferma della rilevanza del programma per l’industria nazionale.

LA DIMENSIONE GLOBALE DELLA DIFESA

Negli scorsi anni, anche prima del governo gialloverde, il dossier è stato gestito con la conferma degli impegni ma anche con una certa ritrosia alla pubblicità. La cerimonia di domani ha una forte valenza industriale e di relazioni internazionali. Quella politica sarà minore, ma, anche se non presente, il neo ministro Lorenzo Guerini avrà modo di apprezzare l’importanza strategica del programma e le sue complicazioni, industriali e internazionali. La dimensione globale è fondamentale per l’industria della difesa, sia per le prospettive di export delle nostre imprese, sia per la capacità di consolidare relazioni strategiche (e funzionali alla politica estera) attraverso i rapporti tra aziende.

DA TRENTA A GUERINI

In tal senso, ieri l’Italia ha confermato la sua adesione al programma Tempest, il progetto britannico per il caccia di sesta generazione, con un ideale e positivo passaggio di consegne da Elisabetta Trenta a Lorenzo Guerini, tanto che da entrambi è arrivata la medesima soddisfazione per la lettera d’intenti siglata a Londra. Sempre ieri la Francia ha incassato la guida della politica industriale europea nel campo della difesa e dell’aerospazio. Nella commissione di Ursula von der Leyen, la transalpina Sylvie Goulard (che vanta anche un breve passato da ministro della Difesa) occuperà la casella del Mercato interno, con competenza anche sulla nuova Direzione generale “Defence industry and Space”. Una scelta non marginale, viste le cospicue risorse che Bruxelles metterà sul tavolo per il prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Ben 13 miliardi di euro sono infatti in arrivo con il nuovo Fondo europeo di Difesa (Edf), mentre 16 miliardi saranno destinati al programma spaziale, con una sempre maggiore sovrapposizione tra i due settori all’insegna del dual use.

LA SFIDA

Per il nostro Paese, è il caso di dirlo, adesso non è il momento di “giocare in difesa”. Occorre presentarsi con una visione strategica chiara e di lungo periodo. Non è un caso che gran parte degli esperti si augurano che il ministro Guerini, di cui è apprezza la prudenza, possa essere pienamente consapevole delle scelte da compiere, a partire dalla vicenda F-35, ma non solo. Sul caccia di sesta generazione occorre confermare gli impegni per i prossimi lotti produttivi entro fine mese. Il rischio, altrimenti, è che Cameri si trovi senza lavoro dal 2024. Per il nuovo governo, si tratta dell’occasione per dimostrare ad alleati e partner (e non solo) che il Paese è in grado di prendere decisioni strategiche senza ulteriori e continui rinvii.

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