Parigi continua a scommettere su difesa e aerospazio. Tra le novità della Commissione targata Ursula von der Leyen c’è anche l’introduzione dell’attesa Direzione generale per la Difesa e lo Spazio, formalmente “Dg Defence industry and Space”. Dipenderà dal commissario francese Sylvie Goulard, che si è aggiudicata l’importante casella del Mercato interno, dedicata alla gestione della politica industriale dell’Unione. Ora, si occuperà anche della politica industriale nel campo della Difesa, negli anni in cui prenderà il via il progetto strategico (e ricco) della Difesa comune, con almeno 13 miliardi di euro da allocare tra il 2021 e il 2027.
LE AMBIZIONI DI PARIGI
L’attenzione di Parigi per il campo della Difesa non è certo una novità, così come non lo sono le ambizioni transalpine per guidare il nascente progetto europeo nel settore. Dal lancio dell’European Intervention Initiative (Ei2, estranea ai contesti Ue e Nato) fino al nuovo comando spaziale, Emmanuel Macron ha dimostrato una visione strategica piuttosto corposa, sostenuta dalle tradizionali inclinazioni francesi a una lettura piuttosto estrema della “autonomia strategica” del Vecchio continente rispetto all’alleato d’oltreoceano. A ciò si aggiunge la complessità delle dinamiche interne all’Europa. La creazione di due progetti distinti per il caccia di sesta generazione, il Tempest britannico (con la fresca adesione italiana) e l’Fcas franco-tedesco, è solo un esempio dell’evoluzione dei rapporti continentali. Ora, un’altra partita sta per aprirsi a Bruxelles.
VERSO LA DIFESA EUROPEA
Per il prossimo quadro finanziario, infatti, il piano della Commissione Juncker prevedeva la creazione del noto Fondo europeo di Difesa (Edf), dotato di ben 13 miliardi di euro per dare spinta ai progetti nel settore. La conferma della dotazione arriverà solo con la nuova legislatura, chiamata a ufficializzare il tutto all’interno dell’accordo complessivo sul budget Ue proposto dall’ex Commissione a maggio dello scorso anno. Non si attendono particolari novità. Il progetto tracciato è il risultato dei complessi negoziati tra Parlamento e Consiglio dell’Unione, in cui tutti gli Stati membri hanno fatto valere le proprie posizioni (Italia compresa). In più, le elezioni europee dello scorso maggio hanno poco cambiato gli schieramenti interni al Parlamento, rendendo difficili passi indietro. Anche la nuova presidenza della Commissione assicura una certa continuità.
TRA URSULA E SYLVIE
Da ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen è stata tra i promotori dell’iniziativa continentale. La stessa Goulard ha un passato, seppur brevissimo, alla guida della Difesa francese. Eurodeputata di lungo corso, era infatti stata scelta a maggio del 2017 per succedere a Jean-Yves Le Drian dopo il rimpasto del governo guidato da Edouard Philippe che aveva fatto seguito alla vittoria del fronte presidenziale alle elezioni parlamentari. In meno di un mese, però, Goulard aveva lasciato l’incarico a causa di un’inchiesta preliminare che stava coinvolgendo il piccolo partito di appartenenza, MoDem, rimanendo lontano dai riflettori fino al successivo gennaio, quando è diventata vice governatore della Banca di Francia. Nelle poche uscite da ministro della Difesa, la Goulard aveva tirato la volata a Florence Parly, attuale ministro transalpino, che è rimasta convinta del progetto della Difesa europea con il suddetto approccio alla francese, evidente ad esempio nell’idea esclusivista che Parigi ha portato avanti sul fronte Pesco, poi superata grazie alle pressioni di altri Paesi (anche dell’Italia).
UNA DIFESA EUROPEA CHE PARLA FRANCESE
Ora, la guida della nuova Direzione generale per la Difesa nelle mani di Sylvie Goulard è più che un campanello d’allarme. Per ora, l’Italia è riuscita a muoversi bene, ottenendo (insieme ad altri) l’ammissibilità ai finanziamenti del prossimo Fondo solo per i progetti collaborativi che coinvolgano almeno tre soggetti idonei provenienti da almeno tre Stati membri o Paesi associati, evitando l’asse franco-tedesco. Ciò è già confluito nei due programmi-pilota per il triennio 2017-2019, tradotti in uno stanziamento di 90 milioni di euro per attività di ricerca all’interno dell’Azione preparatoria (Padr), e in 500 milioni per il Programma di sviluppo del settore industriale (Edidp). Una distinzione che troverà unitarietà proprio nel nuovo Fondo, dotato di 4,1 miliardi per i progetti di ricerca e 8,9 per cofinanziare le attività di sviluppo delle capacità. Per i primi, si prevede la possibilità di un finanziamento fino al 100% da parte dell’Ue, mentre per le seconde le risorse comuni copriranno solo fino al 20% (con alcune possibilità di incremento), a testimonianza di un meccanismo che non potrà sostituirsi alle risorse nazionali.
LA PARTITA SPAZIALE…
Su tali risorse avrà un’importante voce in capitolo la nuova Dg, con una competenza che riguarderà anche lo spazio. Non è infatti da sottovalutare lo “Space” presente nel nome per esteso della Direzione generale. Nel budget per il periodo 2021-2027, infatti, si prevedono ben 16 miliardi di euro per il Programma spaziale dell’Unione, a cui andranno aggiunte poi le risorse derivanti dall’Edf (in caso di programmi dual use) e dal fondo “Horizon Europe”, il successore di Horizon 2020 che destinerà circa 100 miliardi a ricerca e innovazione. Tutto questo avanza mentre si avvicina la ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), in programma a Siviglia il prossimo novembre. Il vertice definirà il futuro dello Spazio europeo, decidendo su quali programmi investire (dai lanciatori alle telecomunicazioni), quali ritorni per ogni Paese e quante risorse occorrerà impegnare.
…E IL PIANO DI PARIGI
In più, sullo Spazio, Parigi ha mostrato una particolare attenzione in senso militare. A fine luglio, il ministro Parly ha presentato la “Strategia spaziale di Difesa”, forte del sostegno del presidente Emmanuel Macron che, un paio di settimane prima, aveva lanciato il nuovissimo Commandement militaire de l’espace, operativo da qualche giorno a Tolosa con uno staff iniziale di 220 persone, all’interno dell’Aeronautica militare pronta a trasformarsi in Armée de l’Air et de l’espace. È solo un tassello di una strategia ben più corposa, che poggia sul concetto di “difesa attiva” (alias, offesa) e che conterà su 4,3 miliardi di euro fino al 2025.
LA SFIDA ITALIANA
Tutto questo si presenta come una sfida per il nuovo esecutivo italiano, per il premier Giuseppe Conte (e per chi riceverà la delega allo Spazio) e per il ministro Lorenzo Guerini. La Difesa europea impone capacità propositiva nei progetti e impegno di spesa per sostenerli. Per la ministeriale Esa occorre colmare rapidamente il gap di preparazione inevitabilmente apertosi con la crisi di governo. In ogni caso, sarà opportuno scommettere sul settore proprio come fa la Francia, investendo impegno diplomatico e politico nelle sedi opportune. Con la Goulard al Mercato interno, la difesa europea parlerà sempre più francese.