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La Luna si avvicina. Ecco il maxi contratto della Nasa

La Nasa si avvicina alla Luna. La risposta degli Stati Uniti alla nuova intesa spaziale tra Russia e Cina, è affidata al maggior contratto assegnato fino ad ora nell’ambito del programma Artemis, quello con cui l’amministrazione targata Donald Trump ha fissato entro il 2024 il ritorno sul satellite naturale. Assegnato a Lockheed Martin, riguarda la realizzazione di una serie di capsule Orion per dodici missioni, compresa quella che riporterà il piede umano sulla superficie lunare. “Un grande passo che ci avvicina al ritorno sulla Luna”, ha commentato entusiasta Mike Pence, il vice presidente a cui Trump ha affidato la gestione della politica spaziale nazionale attraverso la guida del re-istituito National Space Council.

PRIMA DELL’ALLUNAGGIO

Nel dettaglio, si tratta dell’Orion production and operation contract (Opoc), assegnato al campione dell’aerospazio a stelle e strisce per un progetto guidato dal Johnson Space Center della Nasa. Prima dell’allunaggio, sono in cantiere due missioni Artemis. La prima (già Exploration mission 1) è prevista nel prossimo biennio e punta a portare la capsula Orion, priva di equipaggio, a bordo del lanciatore Space Launch System, intorno alla Luna per poi tornare a Terra. La seconda verrà lanciata probabilmente nel 2023 e seguirà una traiettoria simile, questa volta però con astronauti a bordo. L’anno dopo, se tutto andrà per il meglio, sarà la volta di Artemis 3, l’atteso ritorno sul satellite naturale. Proprio a questa missione si rivolge il contratto appena assegnato dalla Nasa a Lockheed Martin.

LA FORMULA

Con la formula della “indefinite-delivery/indefinite-quantity”, il contratto riguarda un ordine per un minimo di sei e un massimo di dodici navicelle fino al 2030. L’impegno finanziario è notevole. Tre capsule, per le missioni Artemis da 3 a 5, sono state richieste per 2,7 miliardi di dollari. Altre tre, con formalizzazione attesa nell’anno fiscale 2022, copriranno altrettante successive missioni per 1,9 miliardi. “Ordinare le navicelle a gruppi di tre – spiega la Nasa – permette all’agenzia di beneficiare di efficienze che diventano disponibili nella catena di fornitura nel tempo, efficienza che ottimizza la produzione e abbassa i costi”. Difatti, ha notato il numero uno della Nasa Jim Bridenstine, “il contratto assicura la produzione di Orion per il prossimo decennio, dimostrando l’impegno dell’agenzia a stabilire una presenza sostenibile sulla Luna da cui riportare a Terra nuove conoscenze e con cui prepararci a inviare astronauti su Marte”.

LA RI-UTILIZZABILITÀ

La parola d’ordine è sostenibilità, per i costi e per i programmi. Ne consegue il focus sulla “reusability”, posto con determinazione dalla Nasa al programma Artemis. In termini concreti, significa poter utilizzare gli stessi strumenti per più missione, abbattendo le spese di sviluppo e produzione. Per il ritorno sulla Luna ciò avrà inizio con la seconda missione: alcune componenti interne della capsula Orion (come computer di bordo, pannelli elettronici e sedili per l’equipaggio) saranno riutilizzate su Artemis 5. L’intero modulo dell’equipaggio di Artemis 3 verrà invece impiegato sulla sesta missione.

LE NOVITÀ SULLA SPONDA GIAPPONESE

Nel frattempo, la Nasa procede anche sul fronte della ricerca di partner internazionali affidabili. La sponda giapponese è stata rafforzata oggi a Tokyo dall’incontro tra Bridenstine e l’omologo della Jaxa Hiroshi Yamakawa. Si è valutata la “partecipazione potenziale” nipponica al programma Artemis. “Oggi – ha detto il numero uno della Nasa – abbiamo preso l’impegno di proseguire lo stretto dialogo che è stato il segno distintivo della collaborazione tra le nostre due agenzie”. Nel mirino ci sono diverse missioni, a partire dal Lunar gateway, la piattaforma orbitante da cui si raggiungerà la superficie lunare, fino alla missione giapponese Slim per un lander investigativo. Si è parlato anche del carico secondario a bordo dello Sls per la missione Artemis 1, composto da tredici cubesat, tutti americani tranne due: uno giapponese, e uno italiano, il satellite Argomoon realizzato dalla Argotec di Torino.

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