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Non uniti, ma insieme. Il centrosinistra (largo) di Pd e Italia Viva visto da Mor

“Si lavorerà insieme in un centrosinistra largo, dando tutto il sostegno necessario al presidente Conte, che ne uscirà addirittura rafforzato”. Mattia Mor, tra i deputati del Partito democratico che ha scelto di seguire Matteo Renzi fuori dal Pd, è convinto che la scissione di questi giorni non metterà in difficoltà l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. “Italia Viva e il Pd potranno sommare le proprie idee e le proprie forze – ha detto in una conversazione con Formiche.net -, abbracciando una base di partenza più ampia contro la deriva populista, propagandistica, razzista e sovranista. Non uniti, ma insieme”.

Perché la scelta di lasciare il Pd e seguire Renzi?

Dopo giorni di profonda riflessione per il rispetto di 12 anni di militanza vissuta con passione con tanti amici e militanti, ho preso questa scelta con l’entusiasmo sincero di chi desidera imprimere una svolta decisa ad un Paese fermo.

Una svolta che da dentro il Pd non sarebbe stata possibile. Perché?

Perché credo che le cose così, dentro e fuori dal Pd, non vadano bene e che servano più rapidità, più nettezza, più coraggio, una visione più alta. Il contributo che vorrei potessimo dare al centrosinistra italiano è questo, assieme alla condivisione di grandi battaglie comuni. Inoltre, pur con grande rispetto per la democrazia interna, fatico ad accettare il moltiplicarsi delle correnti e le liturgie novecentesche e non riesco a far mia l’idea che il merito e la competenza possano essere adombrati o anche soltanto equiparati, nella scala dei valori interni, alla pazienza nel presidiare una panchina lunga con la certezza di essere prima o poi premiati con un avanzamento in grado.

In cosa sarà diverso, da questo punto di vista, il prossimo partito di Renzi?

Merito, competenza, innovazione, coinvolgimento delle migliori menti ed idee della società civile che mi avevano spinto ad abbracciare con entusiasmo il cambiamento portato nel centro-sinistra da Matteo Renzi sin dal 2011, nel solco di un chiaro riformismo liberal democratico. Solco in cui voglio continuare a fare politica ora, con lo stesso impegno e la stessa dedizione messi in campo in questi anni di battaglie comuni.

Il nuovo esecutivo ha appena giurato, tra i ministri alcuni usciranno dal gruppo del Pd per confluire in quello renziano. Non è contraddittorio?

Non penso lo sia, perché il gruppo del Pd era composto di tanti esponenti che hanno costruito il partito in questi anni, seguendo Renzi nel suo disegno riformatore, ed ora hanno deciso di prendere una strada diversa ma complementare. A farci mettere sul binario accanto, per usare una metafora, non sono certo radicali differenze nel modo di guardare alle cose e non è, men che meno, un disallineamento sui grandi valori che legano le forze riformiste di tutto il mondo, ma una differenza d’intensità che si è rivelata purtroppo insuperabile.

Come si conviverà in Parlamento con il governo Conte? Voterete con la maggioranza rispettando gli accordi tra Pd e M5S?

Si lavorerà insieme in un centro-sinistra largo, dando tutto il sostegno necessario al presidente Conte, che ne uscirà addirittura rafforzato. Marcando però la differenza con proposte ed idee innovative e con il coinvolgimento delle migliori forze della società civile.

Il nome della nuova formazione politica ormai si sa, Italia viva, le idee invece quali saranno?

Stiamo cominciando a mettere sul tavolo idee e proposte per rendere Italia Viva una fucina di contenuti nuovi e dirompenti. Vogliamo coinvolgere chi ha fame, coraggio, voglia di futuro. Sostenibilità ambientale, femminismo, innovazione, attenzione ai giovani, sostegno convinto a chi crea lavoro e ricchezza sono aspetti non solo non negoziabili, ma neanche rinviabili. Non di un un giorno, non di un’ora.

Non sono temi che si discostano completamente da quanto detto in passato anche nel Pd. Cosa cambia, allora?

Il ritardo con il quale si muovono passi fondamentali è il principale fattore di disincentivazione ad avvicinarsi alla politica delle nuove generazioni, che ascoltano quotidianamente la narrazione di un futuro fosco, ma non trovano nessuno che paia condividere questa emergenza, né che offra soluzioni e proposte innovative. Ecco, vorrei essere tra quelli che lo fanno, così come vorrei essere tra quelli che, prima di parlare di redistribuzione della ricchezza, pensano a come questa possa essere prodotta in modo deciso, efficiente e sostenibile. E aggiungerei un’altra cosa, se posso.

Prego.

C’è un’Italia che ha bisogno di essere ascoltata e accompagnata, nelle opportunità come nelle debolezze, con parole e proposte nuove, ma soprattutto con un’energia sferzante. Dobbiamo esser capaci di ascoltare ed aiutare allo stesso tempo chi innova e compete nel mondo così come ha bisogno di protezione ed ha paura del futuro. Credo che la nuova casa politica, larga, che stiamo creando possa svolgere questo compito e la scelgo con passione ed entusiasmo.

Sarà una forza meno di sinistra, più spostata al centro? Ci sono margini di dialogo con altre forze centriste?

Sarà una forza liberal democratica, quindi aperta a tutti coloro che danno importanza al merito, alla libertà, alla centralità del lavoro. A tutti coloro che sono contrari alla retorica del lamento e del declino e che credono che si possa migliorare l’Italia sfruttando i nostri punti di forza, senza mai dimenticare chi ha più difficoltà. Parleremo a tutti senza pregiudizi, dialogando con le altre forze centriste così come con il Partito democratico, in un’ottica, appunto, di un largo centro-sinistra. Italia Viva e il Pd potranno sommare le proprie idee e le proprie forze, abbracciando una base di partenza più ampia contro la deriva populista, propagandistica, razzista e sovranista. Non uniti, ma insieme.

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