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La legge di Bilancio e le mutande di Greenspan. Il commento di Pennisi

Nell’ultimo intervento al Parlamento europeo il 23 settembre, il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi,  si è tolto alcuni sassolini dalla scarpa nei confronti di quei componenti del Consiglio Bce che hanno osteggiato gli ultimi interventi di politica monetaria non convenzionali (ossia ripresa del Quantitative Easing) ma ha soprattutto avvertito che di fronte ad una nuova recessione la politica monetaria può non avere che effetti limitati, se non accompagnata da misure di bilancio e soprattutto da riforme strutturali volte a utilizzare a pieno il potenziale dell’economia. È una tesi sostenuta più volte su questa testata, sottolineando l’approssimarsi di una recessione probabilmente più grave di quella del 2008.

Questa settimana, il 27 settembre, verrà pubblicata la Nota di Aggiornamento al Documento di economia e finanza che rappresenta la cornice entro cui elaborare la legge di bilancio, la cui approvazione da parte del Consiglio dei ministri è attesa per il 20 ottobre. Tra pochi giorni si potrà toccare con mano come i timori di una recessione prossima ventura incidono sul principale atto di politica di economia e finanza pubblica. Per il momento, la più recente ondata di dati Istat mostrano un’economia piatta che può scivolare in recessione. Numerosi esponenti del governo suggeriscono che la preoccupazione è frutto della fantasia di pochi economisti e dei loro computer.

Alan Greenspan quando, prima di diventare presidente dell’autorità monetaria degli Stati Uniti, aveva una società di consulenza che, tra l’altro, faceva previsioni economiche (e le cui parcelle dipendevano, quindi, da quanto ci azzeccava), con un metodo semplice (ma, diceva, efficace) per valutare se da stagnazione si stesse andando in recessione: l’analisi del mercato delle mutande per uomo. Mentre le signore curano l’intimo anche se non si vede, i signori fanno economia (se del caso) e ritardano gli acquisti. Attenzione, secondo Greenspan, occorre distinguere tra slip e boxer. Il vero indicatore sono i primi, perché sovente i secondi, ritenuto, a torto o ragione, sexy, vengono indossati da signori che hanno una gran voglia di togliersi i pantaloni e farli vedere.

L’Istat non pubblica indagini sul mercato delle mutande. Vivo in una zona centrale e commerciale di Roma. Ho fatto una passeggiata tra Via Cola di Rienzo e Via Ottaviano (e strade limitrofe) guardano le vetrine dei negozi di abbigliamento maschile, ed entrando a curiosare in qualcuno di essi. Nulla di statisticamente probante o di scientifico, per carità. Tuttavia, c’è tracollo dei prezzi degli slip maschili (sconti del 40%), più contenuto (25%) quello dei boxer.

Non so se il ministro dell’Economia e delle Finanze ed il premier indossino slip o boxer , al di là del loro intimo, dovrebbero preoccuparsi e tenerne conto nella Nota di aggiornamento e nella imminente legge di bilancio.

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