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Phisikk du role – Viva Greta and friends

Questo settembre mediterraneo, spolverato dal sole e dalla brezza consolatrice di un mare rinfrescato, almeno alle mie latitudini pugliesi, è un regalo che riscatta un estate esagerata per umido e durata. E un po’ racconta come dovrebbe essere settembre se non ci fosse quella lacerazione degli equilibri della natura prodotta con mano pesante dagli esseri umani. A completare la cornice passa un’onda colorata di adolescenti che “manifestano”. Per il futuro del pianeta. M’imbatto nei borbottii di adulti, che somigliano assai a quelli che sentivo rivolti a me quando andavo per le piazze con striscioni e volantini. Un bel po’ di anni fa.

Il registro è sempre quello, però: “È una buona scusa per non andare a scuola”, “c’è qualcuno che paga quella ragazzina svedese, scommettiamo?”, con varianti del tipo: “ma cosa vuoi che capiscano questi sfaccendati”, e mi fermo alle cose dicibili in un blog costumato. Come definire questi commenti se non come schegge di rimpianto per un tempo scappato che ogni adulto fatto può nascondere dietro i sassi lanciati contro ciò che la gioventù rappresenta, in primis l’inesorabilità della perdita? Io però devo dichiarare la mia totale adesione a questi ragazzi, che sono il simbolo della faccia buona e utile della digitalizzazione della nostra vita. Innanzitutto perché si muovono verso l’orizzonte di un impegno che ha implicazioni sociali e non si chiude nel solipsismo malefico dell’esistenza virtuale attraverso i social: questo per una generazione di nativi digitali è una conquista immensa.

Questi ragazzi hanno invaso il mondo imponendo persino ai potenti della terra nel palazzo di vetro dell’Onu un’agenda. Per capirci: non sono andati a sballarsi in un rave ascoltando, sniffando e bevendo roba sintetica o, al massimo, qualche idiozia dell’ultimo trapper con un romanzo a puntate tatuato sulla faccia; non sono andati a far la fila di un chilometro per lanciare urletti di concupiscenza all’indirizzo dalla influencer che si concede (a pagamento) all’autografo in qualche boutique di lusso del centro di Milano; hanno scelto di testimoniare la loro esistenza in vita e il loro diritto a continuarla in un mondo migliore di questo dove le estati europee somigliano a quelle sahariane e quando piove non sono gocce ma tsunami.

In un mondo dove oggi solo il sonno delle coscienze di chi ha consumato la parte più lunga della sua permanenza nel pianeta, può far finta di non capire. E allora quale che possa essere il grado di consapevolezza di questi ragazzi sui temi ambientali non posso che dire viva Greta e i suoi amici! L’ambiente è politica, altro che! Ed è forse meno evanescente e generico delle rivendicazioni sessantottesche scandite dagli slogan “operai- studenti uniti nella lotta”, perché si coniuga con azioni concrete, con atti, con leggi.

Può sconvolgere l’agenda setting della comunicazione e poi quella della politica. Che farebbe bene a non banalizzare tutto con gli applausi rituali e il politicamente corretto delle citazioni che salvano l’anima. E poi, ha senso domandarsi se tutti i nuovi giovani hanno piena motivazione sui temi per cui si mobilitano? È stato dimostrato che nella stagione mitica del ‘68, quella che ha lanciato i giovani come nuovo soggetto sociale, solo un 6% era veramente interessato alla politica, che invece, secondo l’iconografia consegnataci, sembrava fosse patrimonio comune di un’intera generazione. Erano solo avanguardie. E si sa: sono le avanguardie a fare la rivoluzione.

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