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Putin arma Maduro. La fabbrica di Kalashnikov partirà nel 2020

La Russia ha confermato che l’anno prossimo comincerà la produzione di fucili Kalashnikov in una fabbrica (in fase di costruzione) sul territorio venezuelano. Il progetto di armi russe made in Venezuela è un sogno del presidente Hugo Chávez, ereditato da Nicolás Maduro. L’anno scorso, il ministro della Difesa venezuelano, Vladimir Padrino López, aveva annunciato l’inaugurazione della fabbrica nel 2019, ma le sanzioni internazionali hanno provocato ritardi nei lavori e l’apertura è stata rimandata per il 2020.

Dmitri Shugaev, direttore del Servizio Federale Russo di Cooperazione Tecnica Militare (Fstvs) ha confermato a Sputnik che “la fabbrica di fucili Kalashnikov che si sta costruendo in Venezuela sarà inaugurata tra il 2020 e il 2021, considerando la situazione attuale”. “Alla fine del mese di giugno – si legge sul sito – l’esportatore russo di armi Rosoboronexport ha comunicato che Caracas aveva rispettato tutti gli impegni sulla costruzione della fabbrica di Kalashnikov in Venezuela. Si aveva informato la fine dei lavori per il 2019, ma alcune fasi hanno subito ritardi”.

L’impresa Kalashnikov ha presentato i nuovi fucili in un video su Youtube, alcuni dei quali potrebbero prodursi sul territorio venezuelano:

Il ministro di Maduro, Padrino López, ha comunque confermato che si sta facendo un controllo permanente e si va avanti. Ha sottolineato che la fabbrica ha “un’importanza strategica per l’indipendenza del Venezuela e delle Forze Armate”.

Secondo alcuni esperti di sicurezza e difesa, la mancanza di controllo sull’arsenale militare che passa nella frontiera tra Venezuela e Colombia potrebbe fare arrivare questi fucili ai narco-terroristi delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Iván Díaz, specialista in Difesa, ha spiegato al canale colombiano Rcn che la produzione di fucili sul territorio venezuelano potrebbe finire sul mercato nero.

L’analista Jairo Libreros sostiene che il “Cartel de los soles” (costituito da membri del vertice militare del regime di Maduro vincolati al narcotraffico internazionale) sarebbe l’incaricato per la vendita di questi fucili a diverse organizzazioni criminali nella regione: “Lo scambio di questi armamenti con droghe sarebbe la dinamica perché il ‘Cartel de los soles’ e altri gruppi vincolati al narcotraffico possano arricchirsi ancora di più”.

Ariel Ávila della Fondazione Pace e Riconciliazione colombiana ha spiegato che attualmente gran parte delle armi dei dissidenti delle Farc e dell’Eln arrivano dal mercato nero venezuelano: “Siamo inondati da ami delle Forze Armate Bolivariane del Venezuela per colpa di tutta la corruzione che regna nella frontiera”.

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