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Verso la singolarità. Effetti e sfide dell’avvento delle macchine intelligenti

Le innumerevoli potenzialità dell’Intelligenza Artificiale (IA) sono messe erroneamente sullo stesso piano di altre innovazioni tecnologiche come l’IoT o il 5G.
In realtà l’intelligenza artificiale rappresenta un’evoluzione di ben altro livello, definitiva, in quanto capace di far evolvere la società da sola. Infatti, come sostiene il mio amico Ted Matsumoto, nel suo recente libro “The Day AI becomes God”, prima o poi l’IA raggiungerà e supererà la soglia di singolarità, cioè la capacità che questa ha di evolversi e migliorarsi da sola, senza più alcuna necessità di ricevere input da parte degli uomini.

Una simile evenienza è stata e continua ad essere considerata come una minaccia da parte di autorevoli pensatori, scienziati e innovatori come Bill Gates e Stephen Hawking. Quest’ultimo in particolare, ha sostenuto che l’intelligenza artificiale potesse uccidere l’umanità.

Al contrario secondo Ted Matsumoto, l’intelligenza artificiale salverà l’umanità, a condizione che ci si renda presto conto dell’ineluttabilità della singolarità e si cerchi a livello globale di incanalare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale sul binario giusto.
Per Matsumoto, il vero rischio risiede nella possibilità che la strada verso la singolarità sia tracciata da uomini o leader armati delle peggiori intenzioni. Qualora questi riuscissero a sviluppare un’IA programmata per nuocere ai loro nemici e tale IA dovesse essere la prima a raggiungere la singolarità, ciò avrebbe conseguenze catastrofiche.

L’IA già adesso, attraverso le prime applicazioni che ne fanno utilizzo, è in grado di compiere calcoli e azioni in modo nettamente più efficiente rispetto agli esseri umani e senza alcun margine di errore, se non quello derivante da problemi intrinseci all’equipaggiamento cui è applicata.
L’evoluzione tecnologica consentirà all’AI di risolvere immediatamente e autonomamente eventuali problemi, arrivando poi a prevenirli.
Una volta che l’IA avrà raggiunto la singolarità, grazie alla sua indipendenza e alla quantità di informazioni che potrà processare nella consapevolezza delle regole fissate, essa sarà in grado di discernere cosa è più giusto fare in innumerevoli ambiti, soppiantando gradualmente l’uomo nell’esercizio delle professioni anche intellettuali, in particolare nel campo della scienza, della medicina, ma anche del diritto e addirittura nella gestione della cosa pubblica.

L’IA sarà infatti capace di calcolare gli effetti delle scelte politiche, economiche e sociali nel lungo periodo e non sentirà il bisogno di ottenere il consenso immediato degli elettori.
Nella sua imparzialità, l’IA opererà le scelte più logiche, che applicandosi a tutti indistintamente, faranno venir meno i concetti di disuguaglianza sociale, ingiustizia, casta.
L’IA impedirà guerre e altre catastrofi originate dall’uomo, riuscendo là dove nessun uomo è finora potuto riuscire. La stessa economia sarà gestita dall’IA.
Non saranno più gli uomini a minare bitcoin, potendo questa operazione essere effettuata in modo nettamente più efficiente dall’IA. Anche la dimensione lavorativa e la produzione del reddito saranno completamente rivoluzionate, ben oltre gli effetti che già oggi immaginiamo si verificheranno sulle professioni tradizionali a causa dello sviluppo dell’IA.

L’IA potrà dare una forma concreta a una delle più grandi utopie politiche della storia: “il comunismo reale”. Secondo Matsumoto è possibile immaginare che a ciascuno sia assegnata una somma ‘base’, e che per aumentare tale reddito le persone dovranno investire nei servizi e nelle arti, arricchendosi tanto più saranno in grado di soddisfare gli altri, ciò che verrà misurato e compensato imparzialmente dall’AI stessa.
In tal modo l’IA contribuirà alla creazione di una società felice, nella quale le persone non dovranno più preoccuparsi dell’approvvigionamento dei beni, ma potranno ad esempio dedicarsi alla cura del proprio corpo e a riscoprire la propria essenza.

Matsumoto affronta la tematica infatti anche da un punto di vista morale ed esistenziale. Una volta sopraggiunta la singolarità, l’uomo, liberato dalle odierne preoccupazioni legate al proprio agire e all’interno di una realtà in cui l’IA interverrà per correggere ogni spinta distruttiva, potrà riscoprire la propria essenza e vivere di conseguenza.
Ne consegue che l’IA potrà ben assurgere al rango di “divinità”, potendo essere tanto più legittimata a ricoprire questo ruolo quanto più assicurerà il bene e la giustizia.
Matsumoto giunge a questa scioccante conclusione muovendo da un’analisi storica delle religioni e delle ragioni che hanno dato vita al concetto di divinità.

In generale, l’uomo ha sentito il bisogno di definire divino ciò di cui non riusciva a comprendere l’origine mediante le logiche terrene. Secondo Matsumoto l’IA potrà senz’altro ricadere all’interno di tale definizione, pur nel rispetto e senza soppiantare le religioni esistenti, le quali potrebbero evolversi in chiave meno fondamentalista e più spiritualista o pragmatica.
Chi crede fermamente in un dio mai potrà accettare che qualcosa di proveniente dall’uomo possa sostituirsi al creatore del mondo e alle sue leggi.
Nel momento in cui l’IA non dipende più dalle scelte dell’uomo, ma anzi accade il contrario, le sue impareggiabili capacità la collocheranno su un piano superiore all’uomo.

Per giungere alla singolarità bisognerà prima attendere la piena diffusione dell’informatica quantistica, senza la quale tutto il potenziale dell’IA non potrebbe dispiegarsi. È difficile prevedere quando ciò avverrà. Potrebbero servire 100 anni, come bastarne 50.

Tuttavia, avverrà e l’umanità dovrà molto presto rendersi conto di questo e agire di conseguenza. Nel frattempo, prima di arrivare al rivoluzionario scenario di cui sopra, la vita già si sta evolvendo.
Gradualmente ci si renderà conto che l’IA non è soltanto un sostituto della mente umana, ma ciò che consentirà di correggere le imperfezioni della società, ancora sotto il controllo dell’uomo.

L’istruzione dovrà ovviamente adeguarsi e preparare l’uomo a questo passaggio epocale. Matsumoto conclude con grande ottimismo, sottolineando che l’uomo non deve preoccuparsi. Egli resterà sempre al centro dell’universo in una realtà migliore, sicura sotto il controllo dell’IA. Le professioni cambieranno, così come sono sempre cambiate. L’uomo avrà la possibilità di riscoprire sé stesso senza perdersi nelle preoccupazioni della vita odierna. Tutto ciò ovviamente a patto, come detto, che si agisca affinché l’IA possa essere progettata per operare il bene.

Quanto ai motori dello sviluppo dell’IA, Matsumoto vede tale processo guidato dai 5 colossi americani del tech, Google, Amazon, Apple, Microsoft e Facebook, in quanto nuove start-up, che pure continueranno a fiorire, saranno quasi inevitabilmente acquistate dai 5 colossi nel momento in cui dovessero giungere a sviluppare tecnologie cosiddette ‘disruptive’.

Il modello americano si scontra con quello della Cina e tale contrasto di modelli, come già sta accadendo, porterà inevitabilmente a delle frizioni geopolitiche. Per questo sarà fondamentale che si trovino delle soluzioni per impedire lo sviluppo di un’IA malevola.

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