In attesa della fiducia da parte delle Camere al governo giallorosso prevista all’inizio della prossima settimana tra lunedì e martedì, nel governo proseguono le trattative per la nomina di viceministri e sottosegretari mentre il premier Giuseppe Conte è alle prese con il discorso che dovrà pronunciare davanti ai parlamentari.
Le poltrone da aggiungersi ai 21 ministri sono circa 44, ma sulla spartizione delle caselle i numeri sono incerti. Al Partito democratico nel prossimo Consiglio dei ministri potrebbero essere assegnati tra i 18 e i 20 sottosegretari, qualcuno in più rispetto ai 15 che erano toccati alla Lega, che andranno ad aggiungersi ai colleghi di governo a 5 stelle, che da trenta si ridurranno più o meno a 25. Due o tre incarichi spetteranno probabilmente a Leu che si è
aggiudicato il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Nel Partito democratico i giochi sembrano (quasi) fatti. Tra i nomi più accreditati spiccano infatti quelli dei “vice” più rilevanti. Emanuele Fiano dovrebbe divenire numero 2 al Viminale, Antonio Misiani al Mef, Anna Ascani all’Istruzione e Gianpaolo Manzella allo Sviluppo Economico. In rampa di lancio per un ruolo di sottosegretario molte donne: Lia Quartapelle, Debora Serracchiani e Marina Sereni ma anche Lorenza Bonaccorsi, ora assessore in Regione Lazio, che potrebbe trovare una sua giusta collocazione a Palazzo Chigi all’Editoria se Crimi fosse promosso dal M5S come viceministro o come autorità delegata. Luigi Marattin avrà con ogni probabilità un ruolo in un ministero economico, forse al Lavoro per riequilibrare il peso degli alleati. Incerto invece se Andrea Martella andrà al governo o resterà al Nazareno al fianco del segretario Zingaretti. Nel toto nomi di queste ore anche il figlio del presidente della Regione Campania, De Luca, anche se in molti nel Pd ragionano sulla necessità di rafforzare la rappresentanza “nordista” per meglio bilanciare la geopolitica del governo e non lasciare troppo vantaggio alla Lega in Lombardia, Veneto e Piemonte. Dall’Abruzzo si fa il nome del parlamentare Luciano D’Alfonso (già presidente della regione) ma potrebbe essere richiamato in forze anche Giovanni Legnini che da ex vicepresidente del Csm potrebbe essere il più efficace contrappeso al ministero della Giustizia. In virtù delle loro competenze, sono in corsa Gianluca Benamati e Salvatore Margiotta. Altra esigenza di cui Zingaretti vuole tenere conto è la promozione dei giovani più talentuosi. Circolano i nomi di Francesco Nicodemo per l’Innovazione e di Giacomo D’Arrigo già apprezzato capo dell’Ang (agenzia nazionale giovani).
Nell’universo pentastellato ci si muove tra riconferme e novità. Per il Movimento guidato da Luigi Di Maio l’obiettivo principale è mantenere l’unità dei gruppi parlamentari e contenere i mal di pancia di quelli che saranno esclusi. Fra i nomi “intoccabili” si segnalano quelli di Manlio Di Stefano (agli Esteri), Mattia Fantinati (alla Pa), Laura Castelli (al Mef) e Stefano Buffagni (agli Affari regionali). Quest’ultimo in modo particolare sarebbe in odore di “promozione”: al ministero dello Sviluppo economico o come Viceministro alle Infrastrutture. In odore di conferma anche Angelo Tofalo (alla Difesa) e Andrea Cioffi (Mise). In rampa di lancio per entrare nella squadra di governo Francesco D’Uva, attuale capogruppo alla Camera ma anche Emilio Carelli, Carla Ruocco ora presidente della commissione Finanze, Luca Carabetta (in pole all’Innovazione), Giuseppe Brescia (in quota Fico) e Giorgio Trizzino. Come sempre accade, c’è da mettere nel conto qualche esclusione eccellente e ingressi non previsti. La composizione della squadra 5 Stelle sarà una significativa carta di tornasole per comprendere i rapporti di forza fra le diverse anime del Movimento.
Per Leu sembra invece certa la nomina a sottosegretario all’Ambiente di Rossella Muroni, già presidente di Legambiente ed ora deputata. Da non escludere anche l’inclusione di un paio di centristi per riequilibrare un asse che a molti osservatori appare del tutto sbilanciato a sinistra. In questo caso, ad essere promosso potrebbe essere Bruno Tabacci che per sostenere il Conte 2 ha rotto con la formazione di cui faceva parte, +Europa.
Non sarà facile inserire tutti i pezzi del puzzle ma i partiti sanno di non avere tempo da perdere. Il governo ha bisogno di essere al completo nel più breve tempo possibile. La manovra finanziaria anzitutto e le riforme non aspettano. La strada è in salita e l’opposizione di centrodestra, per quanto divisa, non farà nessuno scontro. E più passa il tempo, più cresce l’appetito governativo dei parlamentari di maggioranza…