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Pechino mostra i muscoli (ipersonici). Lo show missilistico di Xi Jinping

Veicoli a planata ipersonica, missili capaci di raggiungere gli Stati Uniti in trenta minuti e un nuovo drone-spia ad alta velocità. Sono solo alcuni dei protagonisti della parata militare di piazza Tienanmen con cui la Repubblica popolare cinese ha celebrato i propri settant’anni, con una festa all’ombra delle pesanti proteste di Hong Kong. Imperturbabile tuttavia la leadership di Xi Jinping, che anzi ha chiarito da subito il messaggio da recapitare alle cancellerie di tutto il mondo, e in particolare a Washington: “Nessuna forza può fermare la Cina”. E così, in ottanta minuti di parata, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente, sono sfilati a passo di marcia 15mila militari, affiancati per l’occasione da 160 velivoli e 580 diversi equipaggiamenti, tra missili e mezzi terrestri, almeno stando ai numeri del media di Stato Xinhua.

IL DEBUTTO DEL VEICOLO A PLANATA IPERSONICA

La novità maggiore riguarda il DF-17, presentatosi in un numero abbondante di esemplari a bordo di veicoli di lancio. È la punta di diamante degli sviluppi del Dragone nel campo della missilistica ipersonica che ha già generato parecchie preoccupazioni a Washington, considerato che il primo annuncio su un doppio test risale a novembre del 2017. Si tratta di un vettore balistico (Mrbm) che supera l’atmosfera per rientrarvi e acquistare maggiore velocità. A differenza dei tradizionali missili di questo tipo, però, il DF-17 si colloca nella categoria dei veicoli a planata ipersonica (Hgv) poiché, dopo essere rientrato nell’atmosfera a un angolo più stretto, vola in planata spostando la parte finale della caduta balistica, il tutto a velocità ipersonica, superiore a Mach 5. Ciò rende il missile molto più imprevedibile, senza perdere manovrabilità, per un range che, nel caso del DF-17, può arrivare a 2mila chilometri trasportando testate convenzionali e nucleari.

PER IL CONTROLLO DEL PACIFICO

Ma in mostra lungo piazza Tiananmen è sfilato l’intero arsenale cinese. Grande attenzione per i DF-41, missili balistici intercontinentali, ritenuti capaci di raggiungere Europa e Stati Uniti in circa 30 minuti trasportando fino a dieci testate indipendenti, convenzionali o nucleari, con lancio da silo o da base mobile. Sono stati definiti dall’agenzia di stampa nazionale Xinhua come “il più avanzato e potente strumento di deterrenza del Paese”. Gli applausi composti di Xi Jinping hanno poi salutato il vettore a medio raggio (tra i tremila e i quattromila chilometri) DF-26, definito il “Guam killer” per la capacità dichiarata di raggiungere con estrema precisione la base navale Usa situata nell’isola del Pacifico, insieme alle altre postazioni americane. a medio raggio (tra tremila e quattromila chilometri. Svelato per la prima volta in un video lo scorso gennaio, il missile può trasportare testate convenzionali e nucleari, mentre sarebbe in fase di sviluppo una versione anti-nave.

OBIETTIVO: DETERRENZA

In un evento dai tanti richiami storici, sono tornati a sfilare anche i DF-5, i primi missili intercontinentali sviluppati dalla Cina, entrati in servizio nel 1981 con lancio da silo. In piazza Tiananmen è sfilata però la seconda versione, potenziata in range e precisione ma soprattutto per la capacità Mirs. Nel 2016, ricorda l’autorevole Center for Strategic and International Studies (Csis), se ne contavano dieci per circa trenta testate. Ben radicati nella storia anche i DF-31, vettori a tre stadi e propellente solido, anch’essi intercontinentali e mobili per il lancio. Con entrata in servizio nel 2006, hanno uno sviluppo che risale agli anni 70, parallelo alla versione per il lancio da sottomarino, JL-2, pure loro in scena durante la parata militare. Con il nome di “onda gigante” (Giant Wave), questi vettori da 13 metri di lunghezza per due di diametro sono in servizio dal 2015. Secondo il Csis americano, ce ne sarebbero dodici per ognuno dei sei sottomarini nucleari Classe Jin di cui si è dotata la Marina cinese, con l’obiettivo di proiettare la capacità di deterrenza su tutti i mari.

LE ALTRE ARMI CINESI

Per il fronte aeronautico, era stata anticipata da diverse immagini negli scorsi giorni la partecipazione alla parata del nuovo drone-spia, il DR-8, velivolo a pilotaggio remoto capace di volare a velocità supersonica su cui, comunque, resta un certo mistero. Cinque caccia stealth J-20 hanno sorvolato la parata, insieme a numerosi altri velivoli ed elicotteri. Particolare enfasi dall’emittente nazionale Cgtn è stata posta sul missile antinave YJ-18 (che sarebbe stato lanciato a luglio dello scorso anno) e sul sistema di difesa missilistica terra-aria HQ-9B, simile all’S-400 russo, nonché su un nuovo sistema radar per individuare le minacce. Spazio anche ai missili da crociera supersonici CJ-100, alla loro prima apparizione pubblica, nonché ai carri armati di nuova generazione 99A.

UNA GRANDE POTENZA

L’ambizione è quella della super-potenza, ben sostenuta dagli investimenti nel settore e soprattutto da una rigida programmazione di lungo (se non lunghissimo) periodo. A marzo, il report del convegno annuale del Partito comunista cinese, reso disponibile anche in inglese, dichiarava per il 2019 un budget da oltre 177,6 miliardi di dollari (1,19 trilioni di yuan), secondo nel mondo solo all’inarrivabile bilancio della Difesa Usa (716 miliardi per il 2019), e comunque in aumento del 7,5% rispetto al 2018 (che già aveva fatto registrare un +8,1%). L’obiettivo disegnato dalla leadership del presidente Xi Jinping è chiaro: avere uno strumento militare pronto al combattimento e di valenza mondiale. A livello numerico, la Cina detiene già il record per il personale militare in servizio attivo, potendo contare su quasi 2,2 milioni di unità (rispetto a 1,3 milioni degli Usa e a poco più di 1 milione della Russia). A questo, sta ora cercando di associare l’ingente investimento in innovazione e nuove tecnologie. Dopo la seconda portaerei (la prima prodotta dentro i confini), Pechino ha piani per cacciatorpediniere di nuova generazione, avanzati caccia, armi elettroniche e satellitari, senza dimenticare gli sviluppi sul fronte cibernetico e dell’intelligenza artificiale. La dichiarazione d’intenti di Xi è chiara: “Nessuno può fermare la Cina”.

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