Matteo Renzi ha dato l’impulso decisivo, fatto di prontezza e arguzia, a far nascere l’attuale governo e lo stesso Matteo Renzi in ogni momento, come avevamo già scritto su queste pagine, può togliergli la vita.
Ma gli conviene farlo adesso? È questa la domanda che bisogna porsi per dare un senso alla sua lettera al Corriere della sera, alla replica piccata da Assisi di Giuseppe Conte e alle osservazioni amare di Enrico Letta sulla tenuta del governo (“arriveremo a mangiare il panettone?”).
Iniziamo dalla lettera pubblicata stamane dal quotidiano di via Solferino. Oltre che una autocelebrazione della politica economica e fiscale del suo governo, Matteo Renzi ha voluto aggiungere una critica diretta a quello precedente presieduto da Letta (che avrebbe fallito perché ha aumentato l’Iva in tempo di recessione) e a quello attuale che invece non farebbe altro che il “gioco delle tre carte”: diminuirebbe il cuneo fiscale ai lavoratori, ma poi ne annullerebbe gli effetti aumentando l’Iva.
Il presidente del Consiglio ha ribattuto che comunque i 20-30 euro che andrebbero in tasca ai lavoratori sono una sciocchezza solo per chi come lui ha un certo reddito e che comunque non si può non tener conto delle risorse che sono effettivamente a disposizione. Non si possono fare promesse, detto altrimenti, senza considerare i vincoli esistenti. Poi, usando i toni decisi che ultimamente ha tirato fuori, ha aggiunto che bisogna avere “rispetto per i lavoratori” e non fare “i fenomeni in Tv”. In effetti, Conte, che aveva già avuto modo di rimproverare aspramente al senatore di Rignano di aver tenuto nascosta l’idea di voler creare un suo gruppo parlamentare fino alla formazione del nuovo governo, ha colto anche questa volta il punto.
Il previsto dibattito televisivo con il leader della Lega avrà infatti la funzione di accreditare a vicenda i due Matteo come i veri competitor, rispettivamente di sinistra e di destra, delle prossime elezioni politiche. Con la differenza non certo da poco che Salvini i voti già ce li ha, e ha solo necessità di conservarli il più possibile fino alla prova del voto, mentre Renzi deve conquistarseli quotidianamente con il presenzialismo e puntellando in qualche modo il governo di cui pure è parte.
Egli deve ridimensionare, poco alla volta, i suoi possibili concorrenti nel fronte anti-Salvini, cioè Conte, Nicola Zingaretti e in piccola parte anche Luigi Di Maio. In sostanza: tirare la corda sempre di più, ma senza farla spezzare. Almeno, non fino a quando Italia Viva non si sarà consolidata, anche nei sondaggi, e Renzi non sarà apparso ai più come il naturale leader dello schieramento antisovranista.
Cosa fare? Le osservazioni e il consiglio di Letta al governo mi sembrano cogliere il punto: “È evidente – dice l’ex premier – che la lettera di Renzi è per dissotterrare l’ascia di guerra: “Io vi faccio ballare”. Penso che Conte e Zingaretti non debbano accettare questo gioco, non facciano come me: hanno il coltello dalla parte del manico”.
D’altronde, anche Conte e Zingaretti hanno necessità di autoaffermarsi come leader per il futuro. Gli interessi di tutti, compresi quelli di Renzi, ad eccezion fatta ovviamente per Salvini, convergono affinché il governo duri. Renzi sparerà a vuoto se si riuscirà a mettergli il silenziatore non rispondendogli a tono.