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Ecco l’ombrello americano a protezione del petrolio siriano

Dopo le anticipazioni dei giorni scorsi figlie di alcuni tweet del presidente americano Donald Trump, arrivano le parole ufficiali del segretario alla Difesa degli Stati Uniti Mark Esper. L’ombrello Usa si sta aprendo a protezione del petrolio siriano, a maggior ragione a seguito degli accordi di Sochi tra Mosca e Ankara. L’obiettivo è che i giacimenti non diventino preda del regime siriano e dei loro sostenitori militari russi.

QUI USA

Il Pentagono precisa il confine della nuova strategia in Siria, come scritto giorni fa. La scorsa settimana le forze armate statunitensi hanno annunciato che avrebbero rafforzato le loro posizioni nella Siria orientale con risorse aggiuntive, comprese le unità motorizzate, per impedire che i pozzi petroliferi fossero occupati.

Da ieri l’ufficialità, con il segretario Esper ha fatto riferimento alla questione in modo più dettagliato: “Le truppe statunitensi rimarranno di stanza in questa area di importanza strategica per impedire di accedere a queste risorse vitali. Risponderemo con una forza militare schiacciante a qualsiasi organizzazione che minacci la sicurezza delle nostre forze. Vogliamo assicurarci che le SDF (Sirian Democratic Forces) abbiano accesso a tali risorse al fine di proteggere le prigioni e di armare le proprie truppe per aiutarci con la missione di sconfitta dell’Isis”. E alla domanda se la missione militare americana includerà il divieto di accesso ai pozzi di petrolio da parte delle forze governative russe o siriane, Esper ha risposto “brevemente, la risposta è sì”.

QUI SIRIA

Gli Stati Uniti dispiegheranno quindi più truppe nei campi petroliferi della Siria dopo aver ucciso il leader dell’Isis. Trump ha precisato che intende assicurarsi una quota delle entrate petrolifere siriane (stimate in almeno 45 milioni di dollari al mese), aggiungendo che potrebbe raggiungere un accordo con ExxonMobil (le cui azioni sono aumentate dell′1,5% nel corso dell’anno, con una capitalizzazione di mercato di da 293 miliardi di dollari) per attingere alle riserve petrolifere siriane.

“Quello che intendo fare, forse, è un accordo con ExxonMobil o una delle nostre grandi aziende per entrare e farlo correttamente e distribuire la ricchezza”, ha detto. Ma quanti uomini resteranno in loco? Gli Usa stanno ritirando 1.000 soldati dalla Siria nordorientale in un processo graduale, con l’eccezione di una piccola forza che Trump ha affermato sarebbe rimasta nella guarnigione di At-Tanf vicino al confine con la Giordania (e sotto le pressioni di Israele e Giordania). Secondo quanto riferito da funzionari statunitensi 150 soldati resteranno lì anche per dissuadere l’Iran dal trasporto di armi in Siria.

VARIABILI

Ci sono però alcune variabili in questo schema. La Russia e la Turchia vorrebbero far deragliare ulteriormente la presenza limitata degli Stati Uniti proprio attuando l’accordo di Sochi: infatti la polizia militare russa e le guardie di frontiera siriane “entrano” nel confine siriano, al di là dell’area che le forze turche hanno aggredito. Dubbi sulle scelte della Casa Bianca sono stati espressi da Brett McGurk, ex inviato degli Stati Uniti nella coalizione anti-ISIS, secondo cui Trump “sembra non rendersi conto della misura in cui l’intera posizione nella Siria settentrionale si è svelata”. Al contempo Teheran inizia a mostrare fiducia nei patti di Sochi, provocando la reazione di Israele.

L’Iran infatti inizialmente temeva che l’avanzamento delle forze turche in profondità avrebbe prodotto un controllo turco di lungo termine sui territori a est del fiume Eufrate, dato che più a ovest, la Turchia aveva già preso Afrin. Dopo Sochi quindi viene riconosciuto anche il controllo di Qamishli, Kobani e Manbij con il perimetro di azione per le guardie di frontiera siriane nel mantenimento della sicurezza. Assad respira, ma Tel Aviv evidentemente no.

twitter@FDepalo

 

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