La settimana scorsa, il governo rumeno, guidato dalla prima ministra Viorica Dăncilă, del Partito socialdemocratico (Psd), è stato sfiduciato in Parlamento. Abbiamo parlato della situazione rumena con Gabriela Podașcă, deputata al secondo mandato e vice-presidente e portavoce di Pro Romania, il partito guidato dall’ex socialdemocratico ed ex primo ministro Victor Ponta. Pro Romania fa parte dell’Alleanza dei Socialisti e Democratici in Europa.
Perché il governo è caduto? Chi è stato il “killer”?
Questo governo è collassato perché tutte le forze politiche in Parlamento, eccetto il Partito socialdemocratico, hanno compreso che era diventato un pericolo per la stabilità della Romania. Le disastrose politiche economiche e sociali, un eccessivo indebitamento e una spesa irresponsabile da parte dello Stato sono state le scelte principali del governo Dăncilă. Era diventato un governo non funzionante, che a causa degli scandali ha finito con 8 ministeri vacanti. La Romania era bloccata e dovevamo fare qualsiasi cosa per uscire da questa situazione. Il Psd si è trincerato in Parlamento e tutti gli altri partiti si sono uniti per far cadere il primo ministro e il suo governo.
Non parlerei quindi di un “killer”, ma posso dirle che negli ultimi anni ci sono state parecchie mozioni presentate dai partiti di destra in Parlamento, che sono fallite per la mancanza di voti a favore. Questa volta, i 30 voti di Pro Romania sono stati determinanti per spostare l’equilibrio e penso che abbiamo preso la migliore decisione per la Romania, ma anche per l’elettorato di sinistra per non fargli perdere fiducia in quello che la dottrina social democratica davvero rappresenta.
Adesso cosa succederà? Nuove elezioni o nuovo governo?
Dopo che la mozione di censura contro il governo è passata, il presidente Klaus Iohannis ha convocato le consultazioni con i partiti in Parlamento per formare un nuovo governo. È evidente che il Presidente voglia spingere al potere il Partito nazionale liberale (Iohannis proviene dal Pnl, e durante questa intervista il Presidente ha incaricato Ludovic Orban presidente del Pnl come primo ministro, ndr), così probabilmente avremo un monocolore di destra al governo. Monitoreremo le azioni del governo, dato che non avrà la maggioranza in Parlamento e dovrà affrontare i tanti problemi causati dal Psd. E mi riferisco a come gestiranno la chiusura del bilancio annuale senza sforare l’obiettivo del deficit al 3%, e come lavoreranno al bilancio del prossimo anno, considerando che il deficit di 14 miliardi di euro è già previsto per quest’anno, come risultato delle misure adottate dal precedente governo, inclusi gli aumenti per pensioni e salari, e investimenti nel settore militare. Ci sono poi voci politiche che parlano di elezioni anticipate. Per noi di Pro Romania è una buona idea per far ripartire la situazione politica, allo stesso tempo però siamo consapevoli che la Costituzione limita la possibilità di organizzare elezioni anticipate.
Vedremo un governo di unità nazionale?
A dispetto di quanto questa idea possa sembrare buona, non è fattibile. È infatti discutibile costituire un governo fatto da sei partiti alcuni di destra e altri di sinistra. Ci sarebbero troppe cose divergenti che lo porterebbero probabilmente al fallimento. È necessario che un partito si assuma la responsabilità del governo.
Quali saranno le priorità del nuovo governo?
Non so cosa proporrà il Pnl, perché non ho visto ancora il programma di governo o la squadra di ministri. Sappiamo che il leader di partito, Ludovic Orban sarà nominato dal Presidente Klaus Iohannis (così infatti è stato, ndr). Dalla prospettiva di Pro Romania, la priorità del futuro governo, oltre le misure immediate che devono essere prese per rafforzare la stabilità finanziaria, dovrebbe essere la modifica della legge che permette ai partiti politici di ricevere 10 milioni di euro ogni anno dal bilancio dello Stato. È immorale per i cittadini di questo Paese spostare le risorse per sanità, istruzione o infrastrutture ai partiti politici.
Secondo lei, quanto durerà il governo?
Il governo di minoranza di destra durerà probabilmente fino alle prossime elezioni parlamentari che si terranno alla fine del prossimo anno.
Che ruolo avrà Pro Romania?
Pro Romania prenderà la miglior decisione a sostegno di quelli che ci hanno dato la fiducia lo scorso 26 Maggio (il voto alle elezioni europee, ndr), ma non avremo esitazione a votare ogni proposta di legge che considereremo adeguata per la Romania. Non ci opporremo per amore dell’opposizione. Vogliamo essere costruttivi e comportarci responsabilmente nei confronti dei cittadini che hanno alte aspettative. Allo stesso tempo, continueremo a presentare la nostra visione di centro-sinistra in tutte le questioni chiave, perché vogliamo essere alle prossime elezioni l’alternativa pulita e moderna al Psd. Per fare un parallelo, Pro Romania è il risultato di quello che il vostro ex premier Matteo Renzi sta provando a fare con Italia Viva, un partito progressista ed europeista. Anche nel vostro caso c’è bisogno di un nuovo e moderno progetto e leader dinamici, ma con esperienza. In tutta Europa, i partiti tradizionali di sinistra sono stati superati dagli sviluppi sociali, incapaci di riformarsi, compromessi dagli errori e dai fallimenti storici e senza una risposta genuina in grado di sfidare i partiti di destra.
La crisi sta avendo un effetto sulla nomina rumena del commissario europeo?
Certamente, questa instabilità politica in Romania ha delle ripercussioni a livello europeo. Abbiamo già presentato una proposta di commissario dal precedente governo a guida Psd, che è stata respinta. Penso che se la prima ministra dimissionaria Viorica Dăncilă avesse ascoltato il consiglio che noi di Pro Romania le abbiamo dato ad agosto, non saremmo in questa situazione. Noi abbiamo detto che Corina Crețu sarebbe stata una candidata adeguata che sarebbe stata immediatamente accettata da tutti i partiti nel parlamento europeo. Parliamo di una ex commissaria per le politiche regionali, vicepresidente del parlamento europeo e parlamentare europea. L’esperienza ottenuta nel primo mandato sarebbe stata utile per gestire il campo dei Trasporti. Sfortunatamente i giochi politici ci hanno condotto alla situazione attuale, ma spero che il futuro governo troverà una soluzione che consenta alla Commissione europea di diventare operativa il prima possibile.
Tre grandi questioni di cui la Romania ha davvero bisogno e di cui Pro Romania si fa portabandiera
Con l’accesso alla Ue e alla Nato, la Romania ha superato il regime comunista e ha gestito la sua crescita. Tuttavia se non adottiamo certe riforme strutturali, faremmo un cattivo uso di questo enorme potenziale per lo sviluppo, che causerà un blocco. Mi riferisco innanzitutto alla riforma amministrativa. Misure radicali sono richieste per dare respiro e permettere che le cose accadano con un passo più rapido. Digitalizzare e fornire servizi online per i cittadini è una priorità. Tutti gli aspetti devono andare di pari passo con un aggiustamento del numero delle province. Perciò considero la riduzione da 41 a 115 province una buona idea. Inoltre, possiamo ridurre il numero degli enti locali da 3300 a un massimo di 1500. Alcune azioni permetterebbero di una migliore gestione delle risorse, attraendo fondi europei e incoraggiando progetti più ampi. Un’altra area significativa dove portare un reale cambiamento in Romania è il sistema sociale – che è quello su cui ho focalizzato la mia attenzione da quando sono entrata in politica. Il sistema deve trasformarsi in uno più equo che agisca come una rete di sicurezza per i cittadini quando ne hanno bisogno. La prevenzione deve essere al centro delle nostre preoccupazioni. Ridurre la burocrazia è essenziale per aumentare l’accesso dei beneficiari ai servizi, e allo stesso tempo migliorare la qualità dei servizi sociali