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Hong Kong, tutti gli effetti della legge anti-maschere

Non è valso il divieto da poco annunciato dalla governatrice di Hong Kong, Carrie Lam. Manifestanti mascherati hanno costruito barricate nel cuore del quartiere commerciale della capitale finanziaria asiatica, aumentando la tensione. Dozzine di dimostranti hanno innalzato barriere con legno e plastica per impedire il transito nella zona dove operano molte società internazionali. Disordini anche a Kowloon Tong e Sha Tin.

Stamattina, Lam ha confermato la decisione della Regione amministrativa speciale di Hong Kong di adottare lo stato di emergenza per  i manifestanti che abbiano il volto coperto. Secondo la governatrice, la misura cerca di porre fine ai focolai di violenza che bloccano la città, provocando perdite economiche per la metropoli. Da giugno, i manifestanti a Hong Kong hanno spesso il volto coperto da maschere per nascondere la propria identità ed impedire di essere sanzionati o arrestati. “Adesso siamo davanti ad un rischio pubblico molto grande e serio – ha dichiarato Lam -. È essenziale per noi fermare la violenza e ripristinare la calma nella società il più presto possibile”. La situazione è “caotica e di panico”, ma la governatrice ha comunque ribadito che questo non significa che a Hong Kong ci sia uno stato di allarme.

Con questo provvedimento, Hong Kong entra nella lista di Paesi e regioni del mondo in cui è vietato indossare maschere o coprirsi il volto in pubblico. La legge Emergency Regulations Ordinance è del 1922 e appartiene all’era coloniale; l’ultima volta che è stata adoperata è stato nell’anno 1967 durante manifestazioni di gruppi di sinistra locali. Il segretario alla Sicurezza di Hong Kong, John Lee, ha dichiarato che il divieto di indossare maschere riguarderà chi partecipa a tutti i raduni e i cortei, autorizzati e non autorizzati. I trasgressori saranno soggetti a condanne fino a un anno di carcere e rischiano multe fino a 3.200 dollari.

Per Amnesty International, la misura di Hong Kong è “estrema. Questo è un altro tentativo del governo di Hong Kong di vietare che i manifestanti, che finora non si sono intimoriti dall’uso della forza e delle minacce di essere arrestati, esercitino i loro diritti”. “Per cominciare – spiega Joshua Rosenzweig, direttore dell’organizzazione nell’est dell’Asia – è dovuto al clima di paura che le autorità hanno provocato che i manifestanti sentono il bisogno di coprirsi il volto. Invece di diminuire la tensione, le autorità di Hong Kong hanno scelto di aumentare i propri poteri per schiacciare le proteste, dimostrando il loro livello di intolleranza verso la libertà di riunione pacifica”.

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