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Lo Ius culturae può unire destra e sinistra. L’opinione di Karima Moual

Ius soli, Ius culturae, immigrazione e integrazione. Il tema dei migranti, mediaticamente e politicamente cavalcato da più parti, non può più essere ignorato. A sostenerlo è Karima Moual, giornalista che da sempre racconta le tematiche migratorie e che in un commento pubblicato oggi su La Stampa ne sottolinea l’importanza per il governo Conte bis, ma non solo.

“Il destinatario di questa chiamata – scrive Moual -, solo in apparenza può essere confuso con il centro-sinistra, perché in realtà – con il compromesso della proposta di legge, Ius culturae, partorita la scorsa legislatura, seppur con qualche differenza, sia da Laura Boldrini che da Renata Polverini – c’è la sintesi perfetta che metterebbe d’accordo tutte le forze politiche da destra a sinistra passando per i 5 Stelle, sul tema cittadinanza”.

Un passo fondamentale, dunque “che cambierebbe la vita a migliaia di cittadini stranieri e anche a tutta la nostra società italiana”, rendendola più inclusiva da una parte e rafforzandone la posizione in campo europeo. “Qualche esempio? È cittadino tedesco automaticamente chi nasce in Germania, se almeno uno dei genitori risiede regolarmente nel Paese da almeno 8 anni. In Francia ogni bambino nato nel territorio da genitori stranieri diventa francese al compimento di 18 anni se ha vissuto stabilmente nel Paese per almeno 5 anni”.

Insomma, un provvedimento che allineerebbe l’Italia con i partner europei. “Chi invece nasce in Spagna da genitori nati all’estero è sufficiente un anno di residenza nel paese – prosegue la giornalista -. In Belgio  la cittadinanza è automatica se si è nati sul territorio nazionale, ma quando si compiono 18 anni o 12 se i genitori sono residenti da almeno dieci anni. In Svezia la legge si basa sullo ius sanguinis, ma la riforma del 2006 ha introdotto la cittadinanza svedese per i minori che hanno vissuto per 5 anni in Svezia”.

“In Italia invece ci si trova intrappolati in una legge che risale al 1992, specchio di un’Italia che non c’è più. E ancor peggio, imprigionati in una narrativa propagandistica che insiste su clandestinità, barconi e centri di accoglienza trascurando l’aspetto delle risorse, degli esempi positivi e delle opportunità”. Partiti politici come la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sono pronti a dare battaglia su questo provvedimento ma, si domanda Moual, “ci si chiede se abbiamo davvero letto la legge”. Nessun automatismo nel conferire la cittadinanza, si legge in conclusione, né invasioni di sorta.

“Come dimostra la firma di Renata Polverini sulla proposta che ha al centro l’importanza del percorso scolastico ai bambini”, conclude la giornalista. “Dal momento che riguarda soprattutto le fasce regolari degli immigrati e non mostra di regalare nulla a nessuno, davvero sfugge come mai un centrodestra moderno e interessato allo sviluppo del Paese non intenda mettersi dalla parte di 5 milioni di persone che lavorano, pagano le tasse, hanno figli che studiano nelle nostre scuole e vorrebbero soltanto diventare cittadini italiani”.

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