La sentenza di ieri contro i leader del movimento indipendentista catalano ha acceso gli animi delle piazze sia a Barcellona sia a Madrid. Centinaia di persone hanno trascorso la notte all’aeroporto di Barcellona El Prat. Lunghe code ai banchi e ai check-in, come nei reclami. Il dipartimento dell’Interno spagnolo indagherà su un’azione antisommossa dei Mossos d’Esquadra ieri all’aeroporto di Barcellona.
“La sentenza di oggi (ieri, ndr) conferma la morte di un movimento che non è riuscito a raccogliere sostegno interno e riconoscimento internazionale. Dopo la decisione della Corte Suprema dobbiamo voltare pagina sulla base di una coesistenza pacifica in Catalogna attraverso il dialogo”. Il premier della Spagna, il socialista Pedro Sánchez, è pronto a superare lo scontro per aprire una nuova fase nei rapporti tra il governo centrale spagnolo e la regione catalana.
“Possiamo aprire un nuovo capitolo per una Catalogna, moderna, plurale e tollerante che abbia il suo giusto posto in Spagna”, ha dichiarato il leader del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe). “Nessuno è al di sopra della legge – ha aggiunto -. In una democrazia come quella spagnola nessuno viene processato per le sue idee ma per comportamenti criminali, come sancito dalla legge”.
Ieri la Corte Suprema spagnola ha condannato nove leader separatisti catalani, la maggior parte membri del passato governo catalano, a pene tra i nove e i 13 anni di carcere. Alcuni di loro sono in detenzione preventiva da quasi due anni.
Sánchez ha teso la mano per il dialogo e ha detto che il suo governo si impegnerà nei prossimi giorni “per garantire l’ordine pubblico e proteggere le nostre leggi democratiche come ha sempre fatto, rispondendo con proporzionalità a qualunque violazione della legge. Il governo continuerà a lavorare per far rimarginare la frattura causata dal movimento separatista”.
Ad aumentare la tensione un manifesto della piattaforma indipendentista catalana “Tsunami Democratico”, che è stato letto in un video dal tecnico del Manchester City, Pep Guardiola, volto noto da tempo del movimento secessionista della Catalogna: “Una sentenza della Corte Suprema è stata resa pubblica nello Stato spagnolo, è un attacco diretto ai diritti umani, incluso il diritto di riunione e manifestazione, il diritto alla libertà di espressione e il diritto a un processo equo […] Chiediamo al governo spagnolo una soluzione politica e democratica. Chiediamo alla società civile internazionale che metta pressione al suo governo per intervenire in questo conflitto, trovando soluzioni politiche e democratiche. Il tutto basato sul dialogo e il rispetto. Perché c’è solo una soluzione, sedersi e parlare”.