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Più crescita e meno Quota 100. La manovra che serviva secondo Morando

Alle cinque di questa mattina, dopo un Consiglio dei ministri durato oltre sei ore, la prima manovra giallorossa da 30 miliardi (23,1 per l’Iva) ha visto finalmente la luce. Inviata immediatamente a Bruxelles, adesso la legge di Bilancio passa in Parlamento per essere approvata e, all’occorrenza, migliorata (o peggiorata). Le attese della vigilia non sono state smentite: nessun intervento su Quota 100, lotta all’evasione inasprita e prima timida sforbiciata al cuneo fiscale. Ora però ci si chiede se quanto partorito dal governo sia sufficiente a evitare al Paese una nuova recessione. Formiche.net ha sentito in merito Enrico Morando, viceministro dell’Economia dal 2014 al 2018, nei governi Renzi e Gentiloni.

Morando, il governo ha approvato la manovra 2020. Che ne pensa?

Bisognava mettere seriamente in discussione le due vere voci di spesa corrente realizzate con la precedente legge di Bilancio, ovvero Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Questo non è stato fatto e dunque ci sono margini strettissimi per politiche di rilancio della crescita e di lotta alle disuguaglianze, anche perché il grosso delle risorse è andato via per l’Iva. Trovo che sia una manovra che risente tantissimo di questo limite, ovvero del non aver toccato in profondità Quota 100 e il Reddito.

Le imprese hanno fatto notare che c’è poca crescita nella manovra.

Facile dirlo oggi, perché le risorse dedicabili al sostegno della crescita sono troppo limitate. Certo che la crescita può essere aiutata anche da riforme strutturali, come giustizia e Pa, ma è del tutto evidente che una parte importante delle politiche per la crescita non ci sono in questa legge di Bilancio. Capisco che possa sembrare semplice il fatto che non ci siano soldi e dunque niente crescita. Ma in realtà è un argomento cruciale. Lo ripeto, bisognava mettere in discussione seriamente Quota 100.

Ieri in un’intervista a questa testata, l’ex ministro Padoan ha detto che siamo dinnanzi a una manovra espansiva se vista in prospettiva, nel lungo termine. Condivide?

Sì, immagino che si riferisse a certe misure che riguardano il taglio del costo del lavoro. Personalmente però avrei preferito certe misure a sostegno delle donne, per una maggiore partecipazione delle donne alla forza lavoro, soprattutto al Sud. Ci sono poche risorse ma che in prospettiva possono lasciare aperto uno spazio per una maggiore incisività. E poi, sempre nell’ottica di una prospettiva, questa manovra ha ridotto la tensione sui mercati, abbassando lo spread e dunque favorendo il recupero della credibilità dell’Italia oltre che un risparmio sugli interessi pagati sul debito. Sono aspetti positivi.

Insisto per un attimo sul cuneo. Confindustria chiedeva uno sforzo maggiore…

Le rispondo che sì servivano più soldi, soprattutto per il cuneo fiscale sul lavoro dei giovani. Ma dove si prendevano? Le risorse che si potevano utilizzare sono state sprecate nella scorsa manovra per Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Senza quelle due misure oggi non staremmo qui a dire che ci sono pochi soldi per tagliare il cuneo fiscale.

Non le sembra che nella legge di Bilancio si parli poco di debito pubblico?

Sì, ma dobbiamo anche rifuggire dall’idea che il debito pubblico si combatte con la bacchetta magica, misure strabilianti o altre trovate come la vendita del patrimonio pubblico. Non ci sono soluzioni magiche, il debito è un grande problema strutturale di questo Paese, che si affronta con una seria politica di bilancio anno per anno. Per fare questo però bisogna intervenire sulla qualità della spesa pubblica, impedendo ai soldi che si hanno di finanziare misure scriteriate.

Adesso la manovra è attesa in Parlamento. Ci sarà spazio per interventi migliorativi?

Penso di sì, ma a patto che si accetti di avere un confronto aperto di fondo. Altrimenti si finirà per occuparsi solo dei particolari.

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