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La Nato certifica gli F-35 italiani. La cerimonia in Islanda con Vecciarelli e Rosso

Con due giorni di anticipo rispetto al previsto, gli F-35 italiani dispiegati in Islanda hanno ottenuto la certificazione Nato per la piena capacità operativa. È iniziata così la seconda parte della missione Northern Lightning, con i velivoli di quinta generazione dell’Aeronautica militare pienamente in azione per la difesa dello spazio aereo dell’alleato del nord. Per celebrare il nuovo risultato, si è tenuta questa mattina una cerimonia nella base di Keflavik, con la partecipazione del capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e del capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Alberto Rosso.

LA CAPACITÀ OPERATIVA

Fu proprio il generale Rosso, meno di un anno fa, ad annunciare dalla base pugliese di Amendola (sede del 32° Stormo che ricevette per primo il primo velivolo realizzato da Lockheed Martin a dicembre 2016) la piena capacità operativa della Forza armata sull’avanzato velivolo. L’Aeronautica era la prima Forza armate europea a farlo, seguita a stretto giro dalla Royal Air Force britannica. La scorsa settimana, l’arrivo in Islanda ha rappresentato un nuovo primato: la prima partecipazione degli F-35 in un’operazione Nato. Ora, si aggiunge l’elemento della certificazione alla piena capacità operativa, arrivata team di valutatori dell’Alleanza Atlantica appartenenti al Combined air operations centre (Caoc) di Uedem, in Germania. “Nessuno oggi in Europa è in grado di esprimere una simile potenzialità operativa – ha detto Vecciarelli dall’Islanda – ciò ci dà l’onore di accompagnare la Nato e gli alleati nella quinta generazione”.

LA MISSIONE

Da circa una settimana, sei jet del 32° Stormo di Amendola operano dalla basa islandese di Keflavik, con sortite che proseguiranno per un’altra quindicina di giorni e l’obiettivo di contribuire alla salvaguardia dello spazio aereo Nato. Si tratta di attività di air policing, termine con cui si indica la difesa aerea in tempo di pace, operazioni a cui l’Aeronautica militare italiana, oggi guidata dal generale Alberto Rosso, contribuisce da tempo, sin dalla prima missione in Slovenia nel 2004. Ora, con il contributo della quinta generazione, l’Arma azzurra ha aggiunto un nuovo importante tassello nell’obiettivo Nato di una difesa perfettamente integrata.

IL RICONOSCIMENTO

Già all’inizio della missione, l’Allied Air Command con base a Ramstein, in Germania, spiegava che l’Aeronautica italiana “ha dato prova della sua capacità di valorizzare la versatilità multiruolo e le performance della nuova piattaforma”. La cerimonia di certificazione chiude la prima parte della missione Northern Lightning, quella costituita da “voli di familiarizzazione” fino al raggiungimento della comprovata piena capacità operativa. Da adesso, gli F-35 italiani sono pienamente coinvolti nella protezione dello spazio aereo islandese.

UN DISPIEGAMENTO IMPONENTE

Il risultato premia l’intero schieramento italiano, imponente per la missione e ben più ampio dei sei velivoli di quinta generazione. Alle dirette dipendenze del Comando operativo di vertice interforze (Coi), la Task Force Air 32nd Wing conta difatti anche personale tecnico e logistico, e un team di controllori della difesa aerea del Comando operazioni aeree di Poggio Renatico. La cornice di sicurezza è nel frattempo assicurata dai militari del 16° Stormo “Fucilieri dell’Aria” di Martina Franca, in provincia di Taranto, coadiuvati da personale “Force Protection” del 32° Stormo. Ci sono poi gli altri assetti della Forza armata, i C-130J e i tanker KC-767 per trasporto e rifornimento in volo, rispettivamente della 46ª Brigata aerea di Pisa e del 14° Stormo di Pratica di Mare. La sicurezza della traversata è stata attenzionata poi dal pattugliatore P-72 del 41° Stormo.

IL CONTESTO OPERATIVO

C’è poi un motivo in più per essere orgogliosi del risultato raggiunto dalla forza armata: il teatro operativo. La lontananza da casa, che per gli F-35 dell’Aeronautica è nella base di Amendola, in provincia di Foggia, e le particolari condizioni atmosferiche islandesi rendono difatti ancora più premiante la certificazione secondo gli standard Nato. A ciò si legano gli aspetti logistici, notevoli per un dispiegamento di questo tipo. Già lo scorso luglio, con le esercitazioni bilaterali sui cieli italiani con gli F-35 britannici e statunitensi convogliate su Amendola, l’Aeronautica aveva testato il concetto di “Supporto logistico avanzato”. Si basa su un sistema informatico di logistica integrata denominato Alis, che consente di gestire richieste, movimentazioni e distribuzioni delle parti di ricambio su scala globale. In sintesi, si tratta delle possibilità che qualsiasi base di F-35 nel mondo sia in grado di sostenere anche i velivoli degli altri Paesi.

(Foto Twitter: Stato maggiore Difesa)

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