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Phisikk du role – Umbro e umbratile. Le elezioni a urne svuotate

Ore nove di lunedì 28 ottobre. Non che ci fosse uno solo tra gli “osservatori” e i sondaggisti con gli occhi puntati su Perugia che non avesse previsto la sconfitta delle “forze di governo” in questo turno elettorale umbro e umbratile (soprattutto per il Pd). Magari con proporzioni diverse, questo sì, ma non certamente con radicali ribaltamenti del consenso. E i commenti sono coerenti con le premesse: a parte l’elegante evocazione di lavori pubblici desiderati e non eseguiti regalati ai lettori da un paio di testate partigiane (il Giornale e la Verità) con lo stesso titolo, “ASFALTATI”( una telefonata prima di andare in stampa no?) riferito ovviamente ai due partiti di governo, in giro è tutto un rutilare di peana a Salvini e di de profundis al governo.

Il sobrio titolista del Corriere trattiene l’iperbole con un “Salvini trionfa, colpo al governo”, superato in mitezza dal collega di Repubblica, annegato in malinconie da Amarcord felliniano (“c’era una volta l’Umbria rossa”), a pari merito per tentativo di neutralità cronachistica con la Stampa (“valanga Salvini su Pd e 5 Stelle”) e il Messaggero (“Umbria, disfatta del patto Pd-5 Stelle”). Il Fatto Quotidiano, il “quasi organo” del M5S, opta per la riduzione del danno: “Salvini si consola con l’Umbria”. Ci possiamo fermare qui con la rassegna stampa, ma solo per riportare il ragionamento dove l’avevamo lasciato ieri, quando le urne non erano ancora state aperte per contare i voti.

Confermo: troppa enfasi su questo voto, un’enfasi che ha visto concorrere, con qualche ingenuità, anche i partiti al governo. L’Umbria è il centro geografico d’Italia e non il cuore pulsante della politica e il voto esprime un giudizio sulle forze attuali in campo ma anche sulla prova data dal governo regionale uscente, non dimentichiamolo. E la performance del governo locale precedente, di centrosinistra, non era stata precisamente trionfale. Qual è, allora il valore vero di questo voto? È possibile che non dica nulla al Pd e al M5S? Certo che dice qualcosa, ma non per la sconfitta in se’ bensì per la proporzione. Qualche domanda, per esempio, andrebbe posta sulla compatibilità degli elettorati dei due partiti, uno identitario e strutturato, quello del Pd, l’altro volatile e antagonista, quello del M5S, che peraltro non ha mai fatto conquistare posizioni significative nell’ambito delle competizioni regionali. Certo, occorrerebbe capire che cosa succede anche nelle altre regioni che da gennaio alla primavera 2020 andranno al voto: un andamento declinante in modo omogeneo rappresenterebbe qualcosa di più di un giudizio dell’elettorato circoscritto al livello locale.

Dunque, per il momento, solo un warning per il governo e un invito a darsi una regolata. Nessun problema per la legislatura. Oggi. Per quella i dolori verranno quando si sarà archiviata la pratica “riduzione dei parlamentari”, fra tre mesi, se non saranno raccolte le firme per il “plebiscito”o dopo il referendum, probabilmente nella primavera. Allora sarà un po’ difficile mantenere in vita una legislatura che si tiene in pancia un di più di 345 parlamentari abusivi.


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