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Russia e Cina? Un pericolo per la sicurezza nazionale. Parola di Guerini

Russia e Cina. Sono loro le prime sfide per la sicurezza nazionale (ed euro-atlantica) citate dal ministro Lorenzo Guerini nella presentazione odierna delle linee programmatiche del suo dicastero alle Commissioni Difesa di Senato e Camera. Sono loro ad avere “assunto un profilo sempre più assertivo” mettendo in discussione la tenuta del sistema internazionale e comportando “l’ulteriore trasformazione del quadro di sicurezza”.

L’IMPEGNO NELLA NATO

L’Italia osserva tale evoluzione dalla lente euro-atlantica. D’altra parte, ha notato Guerini, “la Nato e l’Unione europea sono i pilastri del nostro sistema di alleanze”. L’Alleanza Atlantica in particolare, ha aggiunto il ministro (che la scorsa settimana ha debuttato alla Nato nel vertice con i colleghi a Bruxelles), “è l’imprescindibile punto di riferimento della dissuasione, della deterrenza e della difesa contro ogni minaccia”. È per questo che “il governo continuerà ad assicurare un significativo contributo dell’Italia alla Nato”, pur continuando a richiedere agli alleati maggior attenzione ai nostri interessi. Il riferimento è al fronte sud, con la richiesta di un potenziamento dell’Hub di Napoli che, ha spiegato Guerini, si è già tradotto nell’approvazione di due comandi di divisione per “un approccio realmente a 360 gradi”.

LA MINACCIA RUSSA..

Servirà per contrastare un quadro di minacce complesso, in cui sono da annoverare anche Mosca e Pechino, le prime citate da Guerini (e già questo è un segnale). Il ministro ha ricordato “la particolare preoccupazione della Nato rispetto alla crescente assertività della Russia”, divenuta “in tutta evidenza una potenza in diretta competizione con le organizzazioni euro-atlantiche di cui l’Italia è membro”. Per di più, evidente nel contesto ucraino, “tale competizione ha assunto a tratti la fisionomia del diretto confronto”. Per questo, ha spiegato il ministro, l’Italia continuerà a sostenere il cosiddetto doppio binario: “Sostegno alle misure di deterrenza adottate dall’Alleanza sul fianco orientale e, al contempo, l’apertura al dialogo al fine di promuovere la distensione dei rapporti e un confronto su basi meno competitive”.

…E QUELLA CINESE

E se la Russia ha mostrato crescente assertività, ha spiegato Guerini, “contemporaneamente la Cina ha seguito una traiettoria sotto molti aspetti simile”. Preoccupa in particolare “il ritmo della crescita cinese, anche nel settore militare, tale da rappresentare una sfida anche per la nostra sicurezza”. L’affermazione è importante, giunta dopo mesi di preoccupazioni da parte dell’alleato d’oltreoceano sul fascino orientaleggiante nel nostro Paese, manifestatosi con evidenza nel discusso memorandum relativo alla Via della Seta dello scorso marzo. Gli Stati Uniti cercano da tempo di convincere alleati e partner sui rischi della crescita cinese in particolare nel campo tecnologico e delle telecomunicazioni. L’Italia ha impiegato del tempo per assorbire gli avvertimenti, ora abbracciati dal ministro Guerini che si è soffermato parecchio nell’esposizione delle sue linee programmatiche sulla centralità delle alleanza euro-atlantiche.

IL MEDITERRANEO ALLARGATO

Esse sono funzionali anche per gli interessi a noi più vicini (solo geograficamente). La priorità in tal senso è il Mediterraneo allargato, quello che comprende i Balcani e arriva fino al Sahel. Qui si collocano, ha detto Guerini, “gli indirizzi prioritari della sicurezza nazionale italiana”. E così, ha aggiunto, “voglio dare priorità alla costruzione di capacità, in particolare a favore dei paesi partner maggiormente impegnati contro il terrorismo internazionale nell’area Mena (Nord Africa e Medio Oriente) e del Sahel”. Si tratta soprattutto del capacity building, attività in cui l’Italia può vantare vere eccellenze. Lo sguardo si rivolge in primis alla crisi libica, la cui soluzione è “la priorità strategica nazionale”. Eppure, “non si può pensare di stabilizzare la Libia senza cooperare con le nazioni contigue, quali ad esempio Tunisia e Niger, per aiutarle a contrastare le organizzazioni criminali e terroristiche che gestiscono i flussi migratori diretti verso il Nord Africa e il Mediterraneo”. Inoltre, “esistono questioni di sicurezza energetica e di approvvigionamento di materie prime essenziali che non possiamo ignorare”, ragion per cui “la stabilità del Mediterraneo allargato è un’esigenza vitale”.

DA CIPRO AL SAHEL

Considerazioni che riguardano anche il Mediterraneo orientale, dopo Guerini ha definito “necessaria una nostra presenza più regolare”. Lì, infatti, “la possibilità di sfruttamento delle risorse energetiche è fortemente condizionata dal contenzioso marittimo in corso tra Cipro e Turchia”. Più ad ovest, invece, “l’Italia intende aumentare le sinergie con la Francia nella regione del Sahel”, lì dove in passato qualche frizione era emersa con il nostro impegno in Niger. Non a caso, Guerini ha parlato di revisione: “Coerentemente con l’interesse strategico verso il continente africano intendo rivedere, in coordinamento con il ministro degli Esteri, la geografia complessiva del nostro impegno già in atto in Maghreb, Sahel e Corno d’Africa”. Si tratta di ricercare “maggiore efficacia e aumentare la sinergia con i nostri partner”.

IL TERRORISMO ATTUALE

Ciò si rende necessario anche in virtù delle ultime novità in tema di terrorismo: “La minaccia terroristica si è recentemente acuita anche in seguito all’intervento turco nel nord della Siria”. L’Italia, ha detto Guerini, “osserva con grande attenzione e preoccupazione l’evoluzione della situazione in quell’area; la tregua dei combattimenti è stata accolta da tutti con sollievo, ma resta alta la soglia di allerta, in particolare per le ricadute sotto il profilo umanitario e di sicurezza”. Difatti “il terrorismo internazionale continua a costituire una minaccia diffusa e immanente, anche in relazione al ritorno dei foreign fighters che vede l’Europa e l’Italia potenzialmente coinvolte”.

UN QUADRO COMPLESSO…

Insomma, ha spiegato il ministro, “la stagione delle missioni internazionali è tutt’altro che conclusa; restano anzi fondamentali le missioni della Nato nei Balcani occidentali, nel Mediterraneo, in Afghanistan, così come fondamentali per il mantenimento della sicurezza sono le operazioni a guida Ue o Onu, molte delle quali vedono l’Italia fortemente impegnata con le sue Forze armate”. Tuttavia, “questa tipologia di operazioni non costituisce più l’unico impegno militare che l’Occidente e l’Italia sono chiamati a esprimere: il nuovo paradigma strategico considera la necessità di approntare capacità militari ad ampio spettro”.

… E IL CYBER SPAZIO

Il riferimento è in particolare al nuovo confronto cyber. “Le minacce cibernetiche hanno assunto proporzioni senza precedenti”, ha spiegato Guerini. In più, “la dimensione cibernetica dei conflitti si aggiunge a quella tradizionale, rendendola ancora più pericolosa”. Tutto questo avviene “in presenza di una digitalizzazione sempre più rapida in ogni settore, che comporta opportunità e sfide”. È per questo che il titolare di palazzo Baracchini lancia la sua proposta: “Dobbiamo investire nella dimensione digitale per essere capaci di elaborare quantitativi sempre più rilevanti di informazioni, al fine di prendere le decisioni giuste con la rapidità richiesta”. Si inserisce nella svolta sul piano degli investimenti, poiché, ha detto concludendo Guerini, “il Paese deve poter disporre di uno strumento militare commisurato al rango e alle responsabilità che vuole assumersi”.

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