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Lo Spazio tra Italia e Usa. Mattarella in California con Asi e Thales Alenia Space

C’è anche lo Spazio nel viaggio statunitense del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello Stato presenzierà venerdì 18 ottobre (quando da noi sarà sera), alla Stanford University, all’Italy-Usa Innovation Forum, dove la delegazione italiana sarà guidata dal ministro Paola Pisano e nel cui programma c’è una sessione specifica dedicata proprio all’innovazione in campo spaziale. Gli americani schierano per l’occasione due big della New space economy (SpaceX e Virgin Galactic). Dialogheranno con il presidente dell’Agenzia spaziale italiana Giorgio Saccoccia e con Donato Amoroso, amministratore delegato di Thales Alenia Space, l’azienda specializzata (anche) nella realizzazione di moduli abitativi per stazioni spaziali, un campo su cui il Paese punta per salire a bordo della missione con cui gli Stati Uniti vogliono tornare sulla Luna entro il 2024.

UNA COLLABORAZIONE RODATA

Le possibilità ci sono. Non è un caso che il forum in California dedichi uno dei suoi tre panel allo Spazio. L’Italia fu nel 1964 il terzo Paese a spedire un satellite in orbita, e lo fece proprio dagli Stati Uniti. Per la Penisola era il primo passo di una storia che tutt’ora, nonostante molteplici sfide, le permette di essere annoverata tra le potenze spaziali. Da allora, il rapporto con Washington nel campo si è rafforzato, passando soprattutto per l’accordo tra Asi e Nasa relativo alla fornitura italiana dei moduli pressurizzati (Mplm) alla Stazione spaziale internazionale, in cambio dei quali l’Italia ha potuto contare su un accesso privilegiato dei nostri astronauti alla piattaforma, da aggiungere a quello che ci spetta nell’ambito dell’Agenzia spaziale europea (Esa). Lo sguardo è però già puntato sulle prossime missioni, su cui spicca il programma Artemis, quello del ritorno sulla superficie lunare.

IL PUNTO DI FRACCARO

“Abbiamo tutte le carte per poterci porre obiettivi ambiziosi, come il ritorno e la presenza stabile sulla Luna e anche l’esplorazione robotica di Marte”, ha spiegato nell’intervista esclusiva sull’ultimo numero di Airpress il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, delegato dal premier Giuseppe Conte alle politiche relative a spazio e aerospazio. Per poter soddisfare queste ambizioni, ha aggiunto, “è necessario rafforzare la nostra leadership a livello di modulistica pressurizzata e di vettori”. Il riferimento è proprio ai moduli che l’Italia ha già realizzato per l’Iss e che potrebbe fornire per il Lunar Gateway che gli Stati Uniti vogliono far orbitare intorno al nostro satellite naturale. In questa prospettiva, ma non solo, è da intendersi la presenza di Amoroso, in rappresentanza di una filiera nazionale completa, dai satelliti ai servizi di terra.

UN SEGNO DI “AMICITIA”

L’interesse italiano è dunque chiaro. Lo spiegava già a luglio l’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere militare a palazzo Chigi e segretario del Comitato interministeriale (Comint) dedicato al settore. “Le nuove sfide offerte dal programma Artemis possono rappresentare la prossima fare della special relationship tra Italia e Stati Uniti nello Spazio”, diceva di fronte all’ambasciatore americano a Roma Lewis Eisenberg. In quell’occasione, l’ammiraglio ricordava anche la lettera inviata a Scott Pace, segretario esecutivo del National space council (Nsc) voluto da Trump, in cui il governo italiano si è offerto come partner per contribuire proprio con un modulo abitativo del Lunar Gateway, il cui nome, notava Massagli, potrebbe essere “Amicitia”, proprio “per il valore che traspare dai nostri rapporti nel campo spaziale”. Gli faceva eco nella stessa occasione Saccoccia: “Crediamo che l’Italia possa da subito cooperare con un obiettivo anche a breve termine come il ritorno sulla Luna; abbiamo le tecnologie per accelerare il processo relativo ai primi elementi del Lunar Gateway, ma vogliamo anche partecipare ai prossimi passi”.

LA PROSPETTIVA DAGLI USA…

La proposta italiana piace agli Stati Uniti, che da tempo sono alla ricerca di partner da far salire a bordo del programma. Tuttavia, rispetto all’impostazione adottata con la Stazione spaziale internazionale (in cui gli Usa hanno collaborato anche con la Russia), il nuovo approccio a stelle e strisce si è caricato dell’America first di Donald Trump, e dunque di un carattere di competizione geopolitica che trova riscontro nelle forti ambizioni (anch’esse lunari, ma non solo) della Cina. Perciò, i Paesi a cui la Nasa e l’amministrazione Trump hanno rivolto lo sguardo sono quelli occidentali, gli alleati della Nato (con poche aggiunte) così da garantire una connotazione chiara di alleanza. Ciò comporta, per chi desidera aderire, la consapevolezza di una scelta di campo, la stessa che gli Stati Uniti chiedono per temi come 5G ed F-35. Non è un caso che il Giappone, che è piuttosto avanti nel definire la partecipazione ad Artemis, abbia anche aumentato la richiesta di velivoli di quinta generazione da 42 a 147.

…E IL SUBORBITALE

Non c’è però solo la Luna nel rapporto spaziale tra Italia e Stati Uniti. Lo dimostra la presenza nel panel moderato da Saccoccia di Richard Dalbello, vice presidente di Virgin Galactic. L’azienda del magnate Richard Branson è già legata all’Italia con una serie di accordi nel campo del suborbitale, altro settore su cui l’Italia ha messo gli occhi da tempo (certificato negli Indirizzi di governo dello scorso marzo). L’ultimo accordo è stato siglato a inizio mese dall’Aeronautica militare, che si è prenotata in questo modo un volo, nel 2020, per tre specialisti italiani e una serie di payload di ricerca. Supereranno l’atmosfera a bordo dello SpaceShipTwo, lo spazio-plano di Virgin Galactic destinato a rivoluzionare la ricerca spaziale e a lanciare il turismo extra-atmosferico. La stessa azienda americana è poi legata con altri accordi all’Asi, nonché alle aziende Sitael e Altec, pure nella prospettiva dello spazio-porto di Taranto Grottaglie.

IL RUOLO DI CONTE

La delegazione italiana potrà dunque presentarsi all’Innovation forum di Stanford con i caratteri di un partner di tutto rispetto, cercando così di trovare sponde importanti per i progetti futuri. La linea è quella tracciata negli Indirizzo di governo redatti dal Comint e siglati da Giuseppe Conte, che identificano lo Spazio come un settore strategico per la crescita del Paese e che sottolineano l’importanza delle collaborazioni internazionali. Lo scorso giugno, durante la visita al salone parigino di Le Bourget (una prima assoluta per un presidente del Consiglio italiano), il premier Conte passò anche dallo stand dell’Asi. Accompagnato dall’ammiraglio Massagli e accolto dal presidente Saccoccia, lì trovò Jim Bridenstine, numero uno della Nasa. Lo scorso martedì, Bridenstine ha presentato in pompa magna le tute spaziali degli astronauti americani (un uomo e una donna) che rimetteranno piede sulla Luna. Chissà che in futuro non potranno indossarle anche i nostri astronauti, attualmente ben rappresentati da Luca Parmitano, comandante della Stazione spaziale internazionale.

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