Skip to main content

Come aumenteranno le capacità subacquee della Marina Militare

Di Matteo Bressan

L’attuale calendario dei lavori delle Commissioni Difesa di Camera e Senato vede l’esame di ormai 15 schemi di decreto ministeriale relativi ad alcuni programmi fondamentali per le Forze Armate, già previsti nel Documento Programmatico Pluriennale (D.P.P.). Tra i programmi relativi alle capacità subacquee della Marina Militare assume particolare rilevanza lo sviluppo e l’acquisizione dei primi due sommergibili U212 NFS, già inseriti appunto nel Documento programmatico pluriennale 2018-2020 e compresi nei 7,2 miliardi di euro di investimenti sbloccati a giugno dal Mise di concerto con il Ministero della Difesa.

Il programma U212 rappresenta un esempio virtuoso per tutta la filiera. Grazie al lavoro svolto nell’ambito del programma U212A e NFS, infatti, diverse industrie hanno avuto modo di maturare competenze e capacità che le rendono perfette per “salire di livello” nella prossima serie di sottomarini, al tempo stesso, importanti Università hanno maturato know how in settori specifici, potenzialmente innovativi, nel settore delle costruzioni subacquee.

La progettazione/costruzione, nonché la successiva manutenzione di un moderno sottomarino, è allo stato attuale una delle imprese con maggior contenuto tecnologico del mondo militare e civile: la cantieristica navale italiana, grazie alla partecipazione al Programma U212A ed NFS, è rientrata nel “club” dei Cantieri europei capaci di costruire sottomarini ed il programma per le successive serie dei sottomarini nazionali continuerà a rappresentare un booster in termini di tecnologie ed un volano per la ricerca innovativa in ambito nazionale. La sintesi delle missioni attualmente assicurate dai nostri assetti subacquei si basa su 4 pilastri operativi immutabili, ovvero Prevenire, Sorvegliare, Informare ed infine – se necessario – Attaccare. Il futuro strategico dell’Italia, infatti, non si ferma al solo Mediterraneo, per quanto “Allargato”, ma passa attraverso tre grandi macro-aree di interesse. La prima coincidente con il Mediterraneo Allargato vede di fatto coinvolti i principali interessi di Difesa e Sicurezza italiani che si coniugano in termini di Deterrenza verso i nemici, Autonomia Strategica nei confronti degli amici ed in una diuturna azione di Maritime Security volta a mantenere “libero e percorribile” il Mediterraneo e le sue adiacenze definite dai choke point di Gibilterra, Suez, Dardanelli e Bab el Mandeb. In questa regione rientra ovviamente per motivi energetici anche lo Stretto di Hormuz, protagonista in queste settimane di discutibili sequestri di pacifiche unità mercantili.

Tuttavia l’interesse italiano non può e non deve limitarsi a quest’area tutto sommato ridotta del globo ma deve guardare oltre, verso gli interessi energetici e commerciali del Paese, che hanno una distribuzione molto più ampia e per certi versi inaspettata. Dal punto di vista energetico, nei prossimi anni, diventerà sempre più critico il Golfo di Guinea, un’area ricca ma con un crescente stato di insicurezza marittima.

L’Artico è un altro punto focale, che, seppur ben lontano dal Mediterraneo, rischia di marginalizzare il Mare Nostrum. Infine il caleidoscopio delle nostre Comunità all’estero ed in particolare sul continente americano da Sud a Nord: un’area dove la nostra lingua e cultura (non il mero Made in Italy) sono tuttora un richiamo importante per il mondo scientifico, tecnologico ed imprenditoriale. Un’opportunità di sviluppo che in futuro andrà perseguita presentando il volto migliore del nostro Sistema Paese. La capacità subacquea in campo nazionale è pertanto un dovere imprescindibile e obbligato dalla evoluzione del campo di battaglia underwater, dove saranno sempre più presenti e prolifiche tanto le minacce insidiose e asimmetriche quanto quelle convenzionali. Proprio a queste tematiche è stato dedicato il primo “Seminario sulle capacità delle aziende della subacquea in campo nazionale” tenutosi lunedì 30 settembre presso il Segretariato Generale della Difesa / DNA a Roma, dove si sono gettate le basi per mettere a sistema conoscenze e competenze nella progettazione di mezzi subacquei di nuova generazione, nello sviluppo di sistemi d’arma di navigazione e payload e nuove tecnologie di materiali.


×

Iscriviti alla newsletter