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Budget, F35 e g2g. Il giudizio (positivo) di Tricarico sulle linee di Guerini

“Lo spartito della Difesa suona finalmente senza stonature”. È la sintesi di Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, delle linee programmatiche della Difesa presentate da Lorenzo Guerini alle commissioni competenti di Camera e Senato. E se, oltre l’audizione, va “bene” la presa di posizione sugli F-35, è “positivo” anche l’inserimento del g2g nel decreto fiscale. Restano dubbi sulla possibilità di aumentare effettivamente gli investimenti per il settore, seppure è incoraggiante “aver messo a fuoco il problema del disequilibrio delle voci di bilancio”.

Generale, quale è il suo giudizio sulle linee programmatiche del dicastero targato Lorenzo Guerini?

Il giudizio è decisamente positivo. Non ho trovato alcun punto debole nella visione organica. Ho visto un ministro della Difesa non ministro “del duale” o della Protezione civile. È un primo sospiro di sollievo che mi ha tranquillizzato. Le linee programmatiche presentate alle commissioni offrono infatti un inquadramento organico e un approccio onnicomprensivo ai temi della Difesa, elementi che fanno suonare lo spartito, finalmente, senza stonature.

Il ministro ha spiegato l’esigenza di investire di più nella Difesa. Ci sono margini per poterlo fare?

No. Sono convinto, personalmente, che l’intenzione sia genuina. Tuttavia, in un periodo come quello che sta attraversando l’Italia (e non solo), credo che non sia lecito essere troppo ottimisti sul superamento di un trend ormai purtroppo consolidato. Magari ci riuscisse. Sarebbe utile avviare un percorso verso gli standard Nato (il 2% del Pil, ndr), ma sono abbastanza vecchio per dire che tali affermazioni ricorrono da tantissimi anni eppure siamo ancora fermi al palo. In tutto questo tempo abbiamo visto, nella migliore delle ipotesi, solo timidi segnali. In ogni caso, il segnale di Guerini è incoraggiante.

E sulla più efficiente allocazione delle risorse? Non crede che qui si possano ottenere risultati nel breve-medio periodo?

Il bilancio della Difesa deve sicuramente essere riequilibrato. Ma la coperta è quella che è. Ci sono sproporzioni macroscopiche tra le voci Investimento, Esercizio e Personale. Per risolverle bisognerà purtroppo essere molto pazienti, anche perché il Personale, che assorbe la gran parte del budget, non può essere collocato in congedo di punto in bianco. Ci sono altre spese che difficilmente appaiono comprimibili. Anche qui, aver messo a fuoco il problema è già un gran bel balzo in avanti da parte di Guerini. Porre alla base delle linee programmatiche la necessità di riequilibrare il bilancio è un punto positivo. Ci vorrà però pazienza e non sono lecite aspettative troppo grandi. Che ci sia una sproporzione è comunque un fatto acclarato.

Ieri il ministro Guerini ha parlato anche di “finanziamenti certi” per l’intero arco dei programmi. In precedenza aveva anche preso una posizione decisa sul dossier F-35 per la conferma degli impegni.

Bene. Gli F-35 si snodano su un programma pluriennale con scadenze precise. Tranne piccoli interventi di rifasamento, non è opportuno rimetterci mano e scostarsi dai 90 velivoli previsti. Semmai va recuperata la credibilità dell’Italia come Paese.

Che intende?

Intendo che occorre tranquillizzare i partner, in particolare il capofila statunitense, sul mantenimento degli impegni. E mi pare che ciò sia stato fatto. Poi bisogna però fare una verifica sulle economie interne da realizzare, e qui credo che lo spazio non sia esiguo, a cominciare dalle due basi e dalla verifica che non si stiano impegnando risorse su quella di Taranto, la quale non va considerata come duplicazione di un impegno che potrebbe rimanere unico. La comunalità dei sistemi deve essere sfruttata il più possibile, anche dal punto di vista operativo. Avendo due Forze armate dotate di un sistema parte in larga parte comune, c’è l’esigenza che vengano intraprese tutte le iniziative affinché lo sfruttamento operativo e gli impegni tecnico-amministrativi possano non prevedere duplicazioni di strutture, sforzi e risorse. Come ho già avuto modo di scrivere, il modello di riferimento è il Regno Unito, dove proprio di recente è iniziata l’operatività dei velivoli imbarcati utilizzati indifferentemente sia dall’Air Force che dalla Royal Nay.

Tornando alle linee programmatiche, è quasi del tutto scomparso il riferimento al dual use, che invece era preponderante nella precedente amministrazione. Che ne pensa?

Il dual use va maneggiato con grande cura. Alcune volte diventa un riferimento concettuale per mandare a compimento programmi che altrimenti non sarebbero andati a buon fine.

Guerini ha anche definito “auspicabile” la riattivazione della missione Sophia nella componente navale. Lei ha avuto sempre un giudizio negativo su questo.

Resto convinto della necessità di prestare attenzione all’utilizzo di navi militari della Marina per operazioni di ricerca e soccorso. Quest’ultime, infatti, devono rientrare per intero nell’alveo di chi ha competenza per tali attività, cioè solamente la Guardia costiera. Personalmente, sono convinto che senza entrare nella fase tre (quella che avrebbe consentito di arrivare a combattere la criminalità lungo le coste libiche, ndr), che nessuno si illude di poter attivare, sia meglio sospendere l’intera missione, quanto meno per l’utilizzo di unità militari.

Non ne ha parlato Guerini, ma nel frattempo nel decreto fiscale è entrato il g2g per supportare l’export della Difesa. È una buona notizia?

Decisamente sì. Ora però bisognerà dare concretezza all’uso di questo nuovo strumento. Occorrerà fare una mappatura dei Paesi con cui è già in essere o è da avviare una collaborazione politico-militare, oppure costruire un framework con i vari Paesi con i quali sia poi possibile attivare anche attività di g2g per la fornitura di materiale per la Difesa. È inoltre auspicabile neutralizzare le iniziative targate 5 Stelle volte a rendere ancora più restrittiva e più penalizzante per l’industria nazionale la legge 185 del 1990. Ci sono proposte di legge in tal senso ed è bene che non si vada oltre.

Perché?

Il caso caso della Turchia è lapalissiano: un Paese Nato che diventa il più deleterio nell’uso indiscriminato degli armamenti. C’è dunque qualcosa che non torna nella rapportabilità tra strumenti normativi e scenari che la quotidianità ci offre. Di fronte a tale inadeguatezza, rendere ancora più rigide le norme mi sembra inopportuno.

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