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Contro il teatrino della politica, il teatro del candidato

Di Eugenia Russo

È tempo di social, velocità, fluidità del messaggio. Tuttavia sul mercato della politica sono utilizzabili nuovi strumenti di comunicazione. Strumenti che rendono ancora più fruibili e diretti i messaggi inviati via social e approfonditi sui media tradizionali, tv, radio e giornali di carta e online. Uno lo abbiamo appena ideato e testato noi di Bepop, ed è stato un successo: 6mila persone accorse all’evento che abbiamo organizzato, centinaia di articoli, una decina di servizi televisivi, otre 900.000 tra contatti e interaction sul web, tra facebook, twitter e instagram. Più di ogni altra cosa, però, vale la soddisfazione di aver stupito chi ha seguito l’evento dal vivo o in diretta.

Di cosa parliamo? Della presentazione del programma di un candidato alla presidenza della Regione Campania. Ecco: potevamo cavarcela con un discorso tradizionale, garantendo la solita copertura sui social, strutturando un buon ufficio stampa. Ma a questo, se non si è proprio scarsi, arrivano in molti. La differenza tra le agenzie di comunicazione – e cominciamo a essere tante, forse troppe – la fa una sola cosa: un’idea nuova e diversa. In un mondo che ha già inventato (quasi) tutto, a fare la differenza è – appunto – la capacità di creare qualcosa di originale. Noi, il 18 novembre a Napoli, abbiamo testato una nuova forma di comunicazione. L’abbiamo chiamata “Il teatro della politica”.

In cosa consiste? Invece di presentare al pubblico un comizio tradizionale, abbiamo portato in scena una vera e propria pièce teatrale, con tanto di attori veri, che hanno interpretato una sceneggiatura tratta da una storia vera  intitolata “Il nostro posto”, come il movimento civico presieduto dal candidato. Il quale, tra una scena e l’altra, ha esposto (ma sarebbe meglio dire “ha narrato”) il suo programma sulla base di quanto appena avvenuto sul palco, dove era in scena la vita vera di una famiglia campana, i Gargiulo. Tre generazioni – nonni, genitori e figli – che raccontavano la loro quotidianità e cosa servirebbe loro per stare meglio: lavoro, servizi, la speranza che la loro regione possa avere un futuro. Tutto tratto da storie vere e non inventate. Perché?

La politica, è persino banale sottolinearlo, esiste per risolvere i problemi delle persone. Per farlo è necessario che i politici conoscano tali problemi, e quindi per aiutare i cittadini, campani e non, bisogna frequentarli, ascoltarli, non rimanere asserragliati nel palazzi. Se avessimo messo il nostro candidato da solo su quel palco, avremmo creato distanza con le persone. Affiancandolo ad altri campani come lui – attori sì, ma interpreti dei malesseri di quel popolo – abbiamo annullato la distanza e favorito l’empatia tra lui e il suo popolo. Naturalmente, com’è noto, i comunicatori non strutturano un politico, nè lo rendono più solido se il soggetto non ha qualità proprie. Chi dice il contrario anche tra i miei colleghi, mente, magari perché alla ricerca di un buon contratto. Un buon comunicatore, invece amplifica e migliora i messaggi di un determinato politico, e gli permette di valorizzare  e massimizzare i propri contenuti.

Noi, nella nostra società, Bepop, siamo abituati a selezionare i nostri clienti, perché non vogliamo illudere nessuno e ci piace aiutare a crescere chi lo merita e ha desiderio di nuovi modi di parlare con persone. Per questo ci deve essere corrispondenza d’intenti, mai scontata. Desidero congratularmi con Severino Nappi, protagonista dell’evento che vi ho raccontato nelle righe precedenti. Ha accettato con coraggio la sfida che gli abbiamo lanciato, nuovissima per un politico, quindi per niente facile. Il nostro successo è stato il suo successo, e viceversa. Come sempre è con i nostri clienti.

 

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