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Il Muro di Berlino è caduto ma la Nato è ancora indispensabile. L’analisi di Talò

Di Francesco Maria Talò

A quarant’anni dalla sua fondazione, la Nato avrebbe potuto chiudere i battenti a causa del suo successo: 1949-1989. La missione era compiuta: la cortina di ferro che aveva diviso l’Europa crollava fisicamente con il Muro di Berlino. Il 9 novembre 1989 ero un giovane diplomatico a Tokyo, nella prima sede della mia carriera. Quel giorno vedendo alla televisione le immagini di Berlino ho pianto di gioia ricordando il Muro che avevo attraversato pochi anni prima da studente al Checkpoint Charlie, pensando a milioni di europei liberati dall’oppressione del comunismo. Persone finalmente libere potevano visitare i Paesi dell’occidente che per non trasformarsi in dittature dominate dall’Unione Sovietica avevano costituito l’alleanza più longeva della storia umana: la Nato.

Festeggiamo quest’anno i settant’anni dalla nascita della Nato insieme ai trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, che ha segnato la nascita di un’Europa riunita. Senza la Nato, senza quei suoi primi quarant’anni di perseverante deterrenza e difesa dell’occidente, il comunismo non avrebbe perso la sfida con il mondo libero. La forza dell’Alleanza atlantica è il frutto dell’unità tra Europa e Stati Uniti.

Alla fine della Prima guerra mondiale gli Usa scelsero di evitare un impegno politico e militare in Europa. Dopo un ventennio nel Vecchio continente è tornata una guerra ancora più disastrosa. Finita la Seconda guerra mondiale, invece, gli americani hanno impegnato le proprie forze nell’Europa occidentale, costituendo una credibile deterrenza rispetto alle minacce sovietiche. Per oltre quarant’anni l’Europa ha vissuto in un clima di guerra non guerreggiata.

Sono stati gli anni in cui la Nato si è formata: l’alleanza si è strutturata e la difesa collettiva statuita dall’articolo 5 del trattato di Washington ha assunto una credibilità che si è trasformata in garanzia di sicurezza per l’occidente. La crescente strutturazione dei comandi alleati ha contribuito alla deterrenza della Nato e alla sua coesione interna (fattori cruciali della vittoria, senza sparare un colpo, della Guerra fredda). La solidità tuttavia non basta: la chiave della resilienza della Nato è politica. Un successo riassumibile nella determinazione a difendere i valori affermati dal preambolo del patto atlantico: il nostro modo di vivere in sistemi democratici e liberali.

Caduto il Muro di Berlino non sono svanite le esigenze di sicurezza di una comunità nata per difendere i propri valori, e non solo per contrastare un nemico contingente. La missione, in realtà, non era compiuta. Nel 1989 la Storia non è finita, ma si è messa a correre. Si sono scatenate le forze profonde imbrigliate dalla triste stabilità della Guerra fredda. Sono esplosi i conflitti nei Balcani che hanno minacciato la sicurezza ai confini della Nato e scosso le coscienze dei nostri popoli. Sono iniziate le missioni dell’Alleanza per gestire i nuovi conflitti: gli impegni operativi in Bosnia e poi in Kosovo hanno affiancato la sua missione di deterrenza e difesa. I Paesi che prima erano costretti nel blocco sovietico hanno scelto di entrare nella Nato per assicurare la difesa di una ritrovata libertà e indipendenza.

Non è stato facile per la Nato raddoppiare progressivamente i propri membri, integrare e far crescere i loro sistemi di difesa, ma anche questa sfida è stata vinta. Se la caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989 non ha segnato la fine della Storia, l’11 settembre 2001 è la data che ci ha segnato. L’attentato a New York ha colpito quello che siamo: è stato un attacco all’America e alla nostra civiltà. Per l’unica volta nella storia della Nato, dopo l’11 settembre è stato invocato l’articolo 5 del patto atlantico. Da qui deriva la più impegnativa missione della Nato, quella in Afghanistan. Parlo in prima persona perché sono convinto che le nostre vite siano segnate dalla grande Storia.

Ci sono date che ci segnano nella gioia e nel dolore, da quella di trent’anni fa che ha visto cadere il Muro a quell’11 settembre quando con i miei occhi, mentre ero a New York, ho visto le Torri gemelle in fiamme. Queste date segnano l’impegno ideale di una vita, è importante associarle: sono fondamentali per la storia della Nato e sono ricordate insieme da due memoriali all’ingresso della nuova sede dell’alleanza a Bruxelles, dove un frammento del Muro di Berlino e uno delle Torri gemelle sono posti l’uno di fronte all’altro. “Io sono un berlinese” disse John Kennedy di fronte al Muro nel 1963; siamo tutti newyorkesi, dicevamo nel 2001. Se continueremo a ricordare questi impegni continueremo a far prevalere la libertà. È ciò che fa la Nato.

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