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Minacce, industria e sovranità. La Difesa (oltre le ipocrisie) secondo Lorenzo Guerini

La Difesa è pronta a uscire dall’ipocrisia in cui è finita da diverso tempo, raccontando le proprie eccellenze (apprezzate in tutto il mondo) ed esplicitando l’esigenza di ammodernare le Forze armate affinché assolvano le proprie funzioni in un contesto complesso e denso di minacce. È la promessa del ministro Lorenzo Guerini, intervenuto oggi all’evento organizzato presso il Centro alti studi Difesa (Casd) di Roma dall’Aiad, la federazione presieduta da Guido Crosetto che riunisce le aziende italiane dell’aerospazio, difesa e sicurezza. A muovere il dibattito un quesito: “Tra le sfide dell’Europa e le esigenze della Nato: Quali prospettive per la Difesa italiana e la sua industria?”. Una serie di risposte le ha offerte il ministro Guerini, che già da qualche settimana ha esplicitato l’intenzione di rilanciare il dibattito (e gli investimenti) sulla Difesa.

USCIRE DALL’IPOCRISIA

L’obiettivo è uscire dalla comfort zone. “Dobbiamo dare alla riflessione sui temi della Difesa uno sbocco più ampio in un orizzonte di lavoro condiviso con tutto il governo e oltre”, ha detto Guerini, affiancato per l’evento Aiad dal collega degli Affari europei Vincenzo Amendola e dal vice ministro del Mef Laura Castelli. Per farlo, ha aggiunto il titolare della Difesa, occorre partire dal “quadro securitario senza ipocrisie e con molta chiarezza”, ovvero il contesto delle sfide e delle minacce da affrontare. L’immagine “efficace” scelta da Guerini è quella esplicitata durante il convegno dal capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli: “L’Italia siede su un baratro ai cui piedi si trovano tre polveriere pronte a esplodere: Balcani, Medio Oriente, Nord Africa e Sahel; dobbiamo decidere se vogliamo che esplodano facendoci saltare tutto, o se non sia meglio scendere nel baratro, sporcandoci le mani ma disinnescando le polveriere”.

DALLE MINACCE ALLE ESIGENZE

Tale cornice, ha spiegato dunque Guerini, “determina la nostra postura e quella delle alleanze di cui facciamo parte”. Si tratta di minacce “ibride e asimmetriche”, ma anche della “assertività di attori vecchi e nuovi”, gli stessi che il ministro aveva esplicitamente citato nelle sue linee programmatiche a Montecitorio. Da questo occorre partire per “procedere verso l’ammodernamento delle Forze armate”. Significa “decidere come Paese se vogliamo farci carico della nostra parte di responsabilità in una realtà che si fa sempre più complessa”. Poi ci sono le partite relative all’industria e ai rapporti internazionale. “Una base industriale sempre più solida e competitiva è componente strategica della nostra sovranità nazionale”, ha detto Guerini squarciando il velo di ipocrisia come si era ripromesso di fare a inizio intervento.

INDUSTRIA E RAPPORTI INTERNAZIONALI

“Su questo concetto dobbiamo essere chiari e precisi”, ha infatti aggiunto. “La Difesa deve definire le sue esigenze in termini di ammodernamento delle strumento militare, e l’industria deve mettersi nelle condizioni di poterle soddisfare”. L’obiettivo? “Competere sempre di più sui mercati internazionali, un obiettivo di crescita del Paese”. A tal proposito è stato accolto con soddisfazione l’inserimento nel decreto fiscale della norma relativa al g2g, gli accordi governo-governo a lungo richiesti dal comparto per poter potenziare l’export in un mondo a crescente competitività. “Non è stata una passeggiata – ha ammesso Guerini – ma ora abbiamo uno strumento importante che certamente va sviluppato e colto in tutte le sue potenzialità”. Ciò si lega ai rapporti con alleati e partner: “Abbiamo l’esigenza di portare il comparto all’interno della dimensione di alleanze strategiche e di essere dentro i grandi programmi internazionali”.

IL TEMA DELLE RISORSE

Alla base di tutto c’è però il nodo delle risorse, per un budget notoriamente troppo risicato rispetto al livello d’ambizione. Il 2% del Pil definito in ambito Nato “riguarda gli impegni assunti in sede internazionale ma risponde a esigenze di carattere nazionale”. Certo, l’obiettivo resta ormai fuori portata. È “più realistico pensare di portare l’Italia nel giro di alcuni anni alla media europea, cioè passare dall’attuale 1,22% all’1,58%, e sarebbe già un passo importante”. Eppure, più della quantità conta “la certezza di risorse”. Da qui, ha concluso il ministro, la proposta già lanciata con le linee programmatiche: “Uno strumento pluriennale per i maggiori investimenti della Difesa”. Questo “significa uscire dall’ipocrisia”.



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