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Evangelizzare richiede coraggio e responsabilità. Parla Martinez

“La pretesa cristiana è questa: che Gesù sia il salvatore di ogni uomo. È dunque soluzione, al male e ai mali. Quando dico, pertanto, un’evangelizzazione coraggiosa dico anche intelligente. Cioè che va ripensata, e il fuoco che la anima, lo Spirito, deve essere acceso in modo adeguato. Ritengo però, e parlo per esperienza, che questa è una stagione esaltante per l’evangelizzazione. Forse una delle più esaltanti della storia, perché non ci sono nemici o ideologie da sconfiggere. Forse la debolezza della fede, dell’identità di tante comunità, è ciò che le rende remissive dinnanzi al mondo. Ma chi si cimenta con responsabilità, con entusiasmo e con passione raccoglie risultati meravigliosi. Dunque evangelizzare è possibile, e che sia un atto d’amore è dato dal fatto che il Vangelo salva ancora. Che è una novità che ancora gli uomini recepiscono”.

In questi giorni al Palacongressi di Rimini, dal 31 ottobre al 3 novembre, si sta svolgendo la 43^ Conferenza Nazionale Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo. Quattro giornate di incontri e di confronti scandite da interventi di diverse personalità come la biblista Rosanna Virgili e il teologo don Vito Impellizzeri, a cui sono state affidate le due relazioni centrali. Ma anche il gesuita Francesco Occhetta, il francescano Paolo Benanti, il giurista e presidente di Scienza e Vita Alberto Gambino, il presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici Tonino Cantelmi, il Segretario Generale della CEI Stefano Russo. E a fare da sfondo agli argomenti di discussione, il messaggio lasciato da Papa Francesco al Rinnovamento Carismatico Cattolico lo scorso 8 giugno 2019, Vigilia di Pentecoste: “Evangelizzare è amare”. Formiche.net ne ha parlato con il presidente nazionale del RnS, Salvatore Martinez.

Come interpreta e declina il RnS questo compito affidato dal Papa?

Direi con coraggio, che potrebbe sembrare una categoria scontata ma non lo è. Oggi c’è un diffuso senso di paura, e già la Scrittura dice che dove c’è paura non c’è amore, anzi l’amore vero scaccia la paura e il timore. Dunque oggi bisogna che l’evangelizzazione sia coraggiosa, cioè che sappia osare. In fondo lo Spirito spinge, è dinamismo, e si tratta all’inizio di un quadriennio di rimettere in moto tutte le energie dinamiche di un movimento. Non c’è dubbio che il Rinnovamento sia un movimento che evangelizza permanentemente, e l’evangelizzazione non è una sola scelta, ma una dinamica di scelte che continuamente sollecitano i responsabili e gli animatori. Da come si prega, a come si sta insieme o a come si fa formazione, a come si lavora nei diversi ambiti: è tutto pensato in termini di evangelizzazione. Dunque questa non è una parola che ci sorprende o ci inquieta, ma ci stimola a fare più e a fare meglio. A fare con coraggio, perché le sfide stanno diventando epocali. C’è un mondo che va salvato, e l’evangelizzazione è per la salvezza, non per accomodare il mondo. Ecco il coraggio.

Il Papa talvolta denuncia il fatto che non c’è un nemico ben preciso, come in passato, ma c’è indifferenza.

Indifferenza e abitudine, e da lì si origina il dovere di rifare sempre cose nuove. Ma in fondo ci chiamiamo Rinnovamento per questo: non c’è niente di originale in sé. Lo è la Novità.

Di fronte alle crisi che la società contemporanea vive, i cattolici talvolta non sanno concretamente come applicarsi, come mettersi in gioco. Eppure c’è un fermento, una volontà di rimboccarsi le maniche. Qual è, a questo proposito, il messaggio che esce da questa conferenza?

Che se la crisi è spirituale la risposta non può che essere spirituale. Non può essere di uno o di qualcuno, ma va ripensata dentro una esperienza di carismi, di ministeri, di missioni, che riattivi tutte le energie che ci sono nella nostra società. E che forse sono sopite, addormentate, ma ci sono ancora. Allora la questione è come metterle in unità. Quello che abbiamo fatto in questi giorni, con i simposi, va decisamente in questa direzione. Cioè il Rinnovamento si fa elemento di stimolo. Si fa promozione di questo dinamismo spirituale di cui c’è bisogno. La chiamiamo cultura della Pentecoste, ma è la vita nuova, non è nient’altro che questo. È la testimonianza che rendiamo al mondo.

Un compito che può apparire semplice, ma che semplice certamente non è.

Pertanto è stimolante vedere che in questo tempo, certamente complesso e disordinato, ci sono tanti fermenti interessanti. Ci sono tante novità. La questione è saperle registrare, raccontare, metterle in unità, portarle fuori dalla vita della Chiesa.



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