Tra valutazione e conferma degli impegni, una cosa è emersa con chiarezza dal dibattito parlamentare sul dossier F-35: l’eccellenza dello stabilimento di Cameri, in provincia di Novara. Il velivolo di quinta generazione è tornato a Montecitorio lo scorso lunedì, partito da una mozione della Lega, poi bocciata, e terminato con l’approvazione della mozione della maggioranza (con il parere positivo del governo) per “valutare nel tempo il programma”. Oltre le formule lessicali, il dibattito ha segnato dei passi in avanti rispetto al passato, soprattutto in tema di contributo industriale, elemento che ha ricevuto apprezzamento bipartisan.
IL PUNTO DI RUSSO…
Tutti gli intervenuti hanno difatti riconosciuto l’eccellenza del sito di Cameri, l’unica linea di assemblaggio e verifica finale in Europa per gli aerei di quinta generazione. “È un centro di eccellenza internazionale, creato grazie alla lungimiranza e alla sinergia tra Aeronautica militare ed i campioni italiani dell’industria della difesa”, ha spiegato Giovanni Russo, capo gruppo in Commissione Difesa del M5S. “Centri come questo meritano di essere valorizzati”. Considerando i lavori che già realizza per assemblare i velivoli italiani e olandesi, ma anche le possibilità di allargarli agli F-35 per Belgio e Polonia, “bisogna continuare a valorizzare gli investimenti già effettuati a Cameri e a implementare la sua competitività quale polo produttivo e logistico internazionale”, ha rimarcato Russo. Si punta anche ad “allargare ulteriormente gli ambiti di cooperazione internazionale nel campo aerospaziale e della difesa, al fine di massimizzare i ritorni economici, occupazionali e tecnologici del distretto”.
…TRIPODI E VOLPI
Quest’ultimo punto, il terzo nella mozione di maggioranza, è stato votato ieri alla Camera anche dalle forze di opposizione, ricevendo 477 voti favorevoli su 482 votanti. Lo stabilimento di Cameri, ha notato difatti Maria Tripodi, capogruppo di Forza Italia in Commissione Difesa, è “una vera eccellenza della nostra industria aeronautica con la partecipazione alla filiera di circa sessanta aziende tutte italiane; il sito rappresenta posti di lavoro per centinaia di giovani ingegneri coinvolti nella fase di studio, progettazione e realizzazione degli F-35”. Lunedì era stato il leghista Raffaele Volpi, presidente del Copasir a spiegare che “chi visita la linea di produzione dell’F-35 scopre che ha poco a che vedere con l’officina che ci immagineremo dal di fuori”, scopre “una fabbrica modernissima, con capacità di produzione dovute anche a una grande e lunga curva di apprendimento di chi ci lavora”.
LO STABILIMENTO E I PRIMATI ITALIANI
Lo stabilimento di Cameri è il cuore della partecipazione italiana al programma. Gestito da Leonardo con il supporto tecnologico di Lockheed Martin è collocato all’interno dell’aeroporto dell’Aeronautica militare, frutto di un sistema collaborativo che ha segnato tanti primati per il Joint Strike Fighter. Qui è stato realizzato l’F-35 che, per primo nella storia del programma, ha compiuto una trasvolata oceanica a febbraio 2016. Due anni dopo, sempre da qui è uscito il primo F-35 a decollo corto e atterraggio verticale assemblato al di fuori degli Stati Uniti. Primati italiani in un programma internazionale di rilevanza globale che testimoniano le capacità che la Penisola è in grado di esprimere.
IL VALORE INTERNAZIONALE
A metà settembre, a Cameri è stato celebrato il roll out del primo jet realizzato per l’Aeronautica olandese, accolto con soddisfazione e ringraziamenti da due segretari di Stato dell’Aia, per la Difesa, Barbara Visser, e gli Affari economici, Mona Keijzer. I loro interventi non sono passati inosservati. Per la Keijzer, il Jsf è “il più grande progetto di difesa del suo tempo”, nonché “un fattore di crescita economica vantaggiosa per tutti i Paesi coinvolti”. Le ha fatto eco Barbara Visser, secondo cui, “per molti anni a venire, le nostre industrie e le nostre economie trarranno grandi benefici dal programma F-35”.
LE OPPORTUNITÀ IN ARRIVO
In questi apprezzamenti si inseriscono le opportunità per incrementare il ruolo dello stabilimento, con benefici per l’intera filiera, dai big alle tante Pmi coinvolte. Di recente l’Olanda ha presentato l’acquisto di nove F-35 in più rispetto ai 37 già previsti. Il Belgio ha inoltre ufficializzato i piani per 34 velivoli, mentre a Cameri è giunta una delegazione polacca (accolta dal sottosegretario Angelo Tofalo) che potrebbe scegliere il sito novarese per assemblare i 32 F-35 che Varsavia intende acquistare. In più, l’estromissione della Turchia dal programma potrebbe offrire opportunità vista l’esigenza di redistribuire il lavoro realizzato dalle aziende turche. Sono possibilità concrete, che l’Italia ora guarda con un’attenzione (finalmente) bipartisan.