Uno dei miei primi lavori in IBM è stato quello di software engineer per lo sviluppo di sistemi software per il monitoraggio di applicazioni di business. Il monitoraggio di un’applicazione software considera diversi aspetti, tra cui, per esempio, il consumo delle risorse computazionali da parte dell’applicazione o il tempo di risposta dell’utente, ovvero il tempo che l’utente deve attendere a seguito di una sua richiesta. Sviluppavo, dunque, software in grado di dar risposta a queste domande: quanto ci mette l’applicazione Atm (ebbene sì, il bancomat è un’applicazione software) a fornire l’estratto conto richiesto da un cliente? Quante risorse computazionali utilizza per ottenere l’estratto conto?
Alcuni strumenti di controllo erano molto sofisticati e davano risultati affidabili, ma per i tempi di risposta il sistema di computazione era oltremodo complesso e spesso poco affidabile. Ed ecco un’idea quasi banale per la sua semplicità: ma se vogliamo sapere quanto tempo ci mette un’applicazione per rispondere alla richiesta di un utente, perché non inseriamo nell’app un codice (oggi si direbbe un’Api) che registra il tempo iniziale della richiesta e che quando la richiesta è completata registra il termine della stessa? A questo punto, sottraendo dal tempo finale quello iniziale, si ottiene il tempo di risposta della applicazione. Semplice vero? C’era un solo problema: bisognava inserire un codice all’interno di un’applicazione sviluppata da terze parti. Il mio superiore, ascoltata la mia idea (siamo nel 1993!), mi dice: “Questo è un progetto da sviluppare in open source se vogliamo che abbia successo”.
Questo il mio primo contatto con l’open source, già dal 1993 alla base della strategia IBM. L’open source software è un modello di sviluppo e distribuzione del software (in termini di codice sorgente) alla cui base c’è il concetto di comunità: persone che sulla Rete contribuiscono alla sviluppo delle linee di codice, alla correzione dei difetti, alla definizione della documentazione, ai test, alla spiegazione sul codice. Questa produzione e distribuzione del codice è definita da diversi tipi di licenze che regolano non la proprietà del codice, ma il suo uso, la sua possibile modifica e distribuzione. Ai tempi del mio esordio nel mondo del software, come oggi, le ragioni dell’open source sono: costo, innovazione e flessibilità.
Questi attributi sono oggi alla base della scelta di soluzioni software da parte di molte amministrazioni e aziende private, fra cui IBM che, pioniere nello sviluppo open source, continua a sviluppare il suo software facendo leva su pacchetti e progetti open. Non ultima, tra le scelte strategiche di IBM, quella di disegnare e realizzare una piattaforma per il cloud computing, oggi alla base della trasformazione digitale di imprese e amministrazioni, aperta, quindi agnostica rispetto alla infrastruttura fisica, pur nel rispetto delle esigenze di sicurezza e privacy e di controllo e visibilità tipiche dei organizzazioni IT delle grandi aziende e amministrazioni. In IBM crediamo che la nostra leadership nell’open source sia un valore differenziante per i nostri utenti e il nostro sforzo sarà, oggi come ieri, di continuare a essere open by design.
OPEN BY DESIGN
Da diversi anni IBM è riconosciuta da molti all’interno della comunità open source come leader nel settore. Tuttavia, questa leadership è meno conosciuta e apprezzata al di fuori delle comunità in cui IBM si impegna. Dal lavoro con Linux, Apache ed Eclipse a quello attuale su tutti i livelli dello stack cloud, sviluppo di applicazioni, blockchain, intelligenza artificiale, quantum computing e machine learning, IBM ha dimostrato un impegno costante nel guidare l’innovazione nell’open source, offrendo un ampio portafoglio di offerte basate sull’open source e contribuendo a costruire comunità ed ecosistemi sostenibili e fiorenti intorno a quei progetti open source di cui ci preoccupiamo maggiormente.
+ INNOVAZIONE
A un certo punto ci si accorse che due sole Api non erano sufficienti a catturare il tempo di una transazione, perché spesso la transazione di business (estratto conto) si realizza con più transazioni tecniche, ognuna delle quali contribuisce al tempo di risposta finale. Grazie alla comunità The open management group, e all’apporto di viste trasversali ed esperienze multidisciplinari presenti nella comunità, l’idea iniziale divenne l’Application response measurament (Arm), reso disponibile dallo stesso The open management group
+ FLESSIBILITÀ
Grande valore aggiunto dell’open source è dato dalla possibilità di scegliere tra diversi fornitori senza vincolo di legarvisi. Le Api ideate per calcolare il tempo di risposta applicativo erano fornite da vendor diversi per cui gli sviluppatori applicativi che dovevano inserire il codice all’interno della propria applicazione non dovevano necessariamente legarsi all’uno o all’altro vendor (assenza di lock-in).
– COSTI
Un software aperto non ha costi di licenza e ciò ne favorisce l’adozione, soprattutto da parte dei produttori di applicazioni: hanno un valore aggiunto (possibilità dell’applicazione di riportare i tempi di risposta), ma senza costi ulteriori.