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Isabella Conti. Se la politica è micragnosa e miope

L’uomo forte in politica è un concetto che, in un Paese con trascorsi dittatoriali come il nostro, dovrebbe spaventare a morte. Non è così. In quella che viene definita l’era della post politica, una figura vigorosa al potere (di solito uomo) continua ad avere il suo fascino.

Le ragioni di questa predilezione possono essere ricercate nella sociologia o nell’antropologia, financo nell’etologia. Ma io le andrei a pescare anche nel marketing. Difficile avere fiducia in un partito i cui vertici sono litigiosi. È come se, nel mondo della Ferrero, l’ovetto Kinder non perdesse occasione per dire alla Nutella che fa venire i brufoli, e la Nutella rispondesse all’ovetto Kinder che col cavolo che è fatto di + latte e – cacao. Scusate la similitudine becera, ma la contrapposizione fratricida non fa mai una bella impressione in chi deve mettere nelle tue mani i suoi soldi e tanto meno il suo voto.

Per la nostra rubrica #IntervisteConiSindaci, pubblicata mensilmente su PRIMOPIANOSCALAc, abbiamo parlato del senso della politica e dei partiti con una giovane sindaca. È Isabella Conti e amministra San Lazzaro di Savena, Comune della Città Metropolitana di Bologna. Leggi l’intervista. La sindaca è stata eletta con quasi l’81% dei voti e la sua lista civica ha superato il 56% delle preferenze. Nell’ottobre scorso è entrata a far parte di Italia Viva, una decisione accolta con un certo rammarico dal PD. Nella sua intervista, Isabella Conti ha raccontato il suo punto di vista sulla gestione e la natura delle beghe di partito:

“Troppo spesso le discussioni all’interno dei partiti, invece che essere incentrate sul merito dei problemi e sui temi, sono assorbite dalle diatribe interne, dalla creazione o adesione a correnti legate alle carriere personali di questo o quel funzionario. Ma quella non è politica, quella è tattica (micragnosa e miope). È chiaro che se un cittadino arriva in un partito convinto di trovare un luogo di approfondimento e di studio e poi si ritrova nel fuoco incrociato di fazioni o nella guerra fratricida per la gestione del potere, si disamora, si allontana, si sente nauseato”.

Quali sono i confini tra la sana dialettica e il fuoco amico? È difficile definirli, ma è facile dare agli elettori una pessima impressione.

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