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Jeanine Áñez, una donna alla guida della Bolivia. E gli Usa approvano

Nuova svolta nella crisi politica ed istituzionale in Bolivia. Jeanine Áñez ha assunto la presidenza ad interim del Paese andino. La nomina della senatrice del partito Unità democratica (Ud) è appoggiata dai parlamentari del blocco dell’opposizione ed è stata confermata durante le sedute di Camera e Senato, nonostante la mancanza del quorum. La Corte costituzionale boliviana ha confermato la legalità del passaggio di potere nel rispetto delle norme vigenti.

“M’impegno a prendere tutte le misure necessarie per pacificare il Paese”, ha dichiarato Áñez, aggiungendo che “si tratta di portare avanti il processo e convocare elezioni il prima possibile […] Che la Bibbia entri di nuovo al palazzo”. La presidente ad interim ha detto che l’assenza definitiva “per l’abbandono del territorio nazionale” del presidente e del vicepresidente (in esilio in Messico, ndr) costringono a una successione presidenziale, che nel caso della Costituzione boliviana prevede la nomina da parte del Parlamento.

Su Twitter, Evo Morales denunciò “che l’atto di autoproclamazione di un senatore come presidente viola la Costituzione della Bolivia e le regole interne dell’Assemblea legislativa. Si consuma sul sangue dei fratelli uccisi dalla polizia e dalle forze militari utilizzate per il colpo di Stato”.

Ma gran parte della comunità internazionale sostiene la nomina di Áñez. Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa), Luis Almagro, celebrò le dimissioni di Morales e il ruolo delle Forze armate boliviane. “In Bolivia c’è stato un colpo di Stato il 20 ottobre, quando Morales realizzò una frode elettorale”, ha dichiarato Almagro durante la sessione straordinaria del Consiglio permanente dell’Osa a Washington. Il testo con il quale l’organizzazione respinge gli episodi di violenza che attentano alla stabilità e la democrazia in Bolivia è stato firmato da Stati Uniti, Argentina, Perù, Venezuela, Ecuador, Colombia, Honduras, Panama, Paraguay, Cile, Canada, Brasile e Guatemala.

Gli Usa, da parte loro, sono entusiasti della nomina di Áñez e sperano di poter contribuire in tempi brevi al che si tenga un nuovo voto. L’assistente del segretario di Stato americano, Michael Kozak, ha scritto su Twitter che “la presidente del Senato ad interim Áñez ha assunto la responsabilità costituzionale di presidente ad interim della Bolivia. Non vediamo l’ora di lavorare con lei e le altre autorità civili della Bolivia mentre organizzeranno elezioni libere ed eque il più presto possibile, in conformità con la Costituzione della Bolivia”.

Intanto, le autorità americane tengono alta l’allerta. Hanno esortato tutti i cittadini americani a non viaggiare in Bolivia a causa dei “disordini civili” e hanno anche limitato la presenza diplomatica. In una nota ufficiale, il Dipartimento di Stato Usa “ha ordinato la partenza dei membri delle famiglie dei diplomatici in Bolivia e ha autorizzato la partenza dei dipendenti non indispensabili del governo degli Stati Uniti a causa dell’instabilità politica”.

Ma chi è la senatrice che ora ha il potere in Bolivia? Áñez è vicepresidente della Camera alta e membro dell’alleanza di opposizione Unità Democratica. Nata a Trinidad nel 1963, si è laureata in Legge nel 1991. Tra il 2006 e il 2008 ha partecipato alla redazione della nuova Costituzione come membro della commissione di organizzazione e nella ristrutturazione del Potere Giudiziario. È sposata con il politico colombiano Héctor Hernando Hincapié Carvajal.

Da sempre molto critica nei confronti di Morales, aveva denunciato il suo tentativo di restare alla presidenza. “Non possiamo dire che viviamo in democrazia” – aveva dichiarato Áñez – e “non si può parlare di democrazia quando ci sono perseguitati politici, esiliati politici, quando le istituzioni democratiche non esistono, quando non c’è rispetto per la Costituzione”.

Durante la sessione di nomina, Áñez ha confessato di essere commossa “per tutto quello che è successo nelle ultime 24 ore nel mio Paese, ma se sono sostenuta da tutti in questo movimento per la libertà e la democrazia, accetto la sfida”.

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