Skip to main content

Liliana Segre e la commissione contro l’odio

Liliana Segre è una donna che ha vissuto letteralmente l’inferno in terra. Quando l’ho incontrata per un’intervista per un progetto di ricerca sulla “società aperta” mi ha colpito la sua gentilezza e il calore dell’accoglienza. C’erano la figlia e i nipoti ad aspettarmi all’ingresso. Mi ha offerto un caffé e mi ha chiesto – candidamente – perché avrebbe dovuto fare questa intervista con me.

Il processo del ricordare è per lei doloroso. Sono ferite nell’anima: non guariscono del tutto, mai. Non possiamo capire fino in fondo la terribile esperienza vissuta da questa donna, quando era poco più che una bambina, poi un’adolescente. A chi non lo ha fatto consiglio di leggere il suo libro. Perché è una lettura travolgente.

Le dissi che era per un progetto di ricerca sulla società aperta e il futuro. Avremmo parlato essenzialmente di presente, non del passato. Ero interessato a come lei, che ha vissuto una determinata esperienza, vedeva le cose oggi.

L’intervista è stata emozionante ed illuminante. Una mezz’ora abbondante  dove esplicitò già il suo intento – da neo-nominata Senatrice a Vita – d’impegnarsi sul fronte della cultura e della formazione. Citò l’importanza dell’educazione civica. Del ritornare ad ascoltare e comprendere. Naturalmente era già chiaro un altro intento: la lotta contro ogni forma di odio e razzismo.

Veniamo ad ora. Il 31.10.2019 le agenzie d’informazione titolano così: Senato approva mozione Segre con 151 sì e 98 astenuti.

Si tratta dell’istituzione di una commissione contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo. Il Centro-Destra (anzi, la Destra-Destra) si astiene in blocco e non tributa l’applauso alla Senatrice. Restano, vergognosamente, seduti immobili ai loro banchi. Questo è, ovviamente, un giudizio etico: vergognoso.

Veniamo alle motivazioni politiche di questa scelta. Forza Italia ha perso del tutto il suo ruolo all’interno della Coalizione. A dirlo, in modo velato, è Mara Carfagna, che condanna la scelta di astenersi del suo gruppo.

Lega e Fratelli d’Italia – e dobbiamo avere il coraggio e l’onestà di chiamarli per quel che sono, ossia la destra-destra di questo Parlamento – giustificano la loro scelta in modi ridicoli. Giorgia Meloni pare abbia chiamato la senatrice Segre dicendole che l’astensione era in difesa della “famiglia”. Pronta la risposta della senatrice in un’intervista per Repubblica (corsivi miei):

Mi ha telefonato l’altra sera [Giorga Meloni]: Sa, ci siamo astenuti perché noi difendiamo la famiglia. Le ho risposto [Lilian Segre]: Cara signora, io difendo così tanto la mia famiglia che sono stata sposata per sessant’anni con lo stesso uomo. Qualcuno mi dovrà spiegare cosa c’entri tutto questo con la Commissione contro l’odio

Segre fa di più: in risposta all’astensione su motivazioni inconsistenti e pretestuose (e offensive) dell’intero (centro) Destra italiano al Senato, pubblica una pagina del suo diario, per raccontare una delle tante vicende vissute ad Auschwitz. Il suo incontro con un’altra anima sfortunata e una frase detta in latino:

E fu fantastico poterci scambiare dolci brevissime frasi: Patria mea pulchra est (La mia patria è bella), Familia mea dulcis est (La mia famiglia è dolce), Cor meum et anima mea tristes sunt (Il mio cuore e la mia anima sono tristi). Fu molto importante quel momento e anche se non ho mai saputo il nome di quella ragazza con lei ho vissuto un’altissima affinità spirituale e la massima condivisione in una condizione umana bestiale. Grazie amica ignota, spero che tu sia tornata a raccontare di quel giorno di marzo 1944 nella “Sauna” di Birkenau.

Oggi, Giorgia Meloni, interviene con un’altra dichiarazione, politicamente molto significativa.Open Online riporta quanto segue:

Giorgia Meloni risponde a Liliana Segre: “la rispetto ma la sua commissione è censura”-  e ancora – La leader di Fratelli d’Italia: «Invito a votare un documento condiviso di lotta all’antisemitismo che lasci perdere le ‘parole d’odio’»

Si, avete letto bene: “si lasci perdere le parole d’odio”. Non c’è dubbio, quindi, che nell’argomentazione della destra italiana la lotta alle “parole d’odio” non sia affatto un tema. Liberi d’odiare. Liberi d’insultare, liberi di massacrare l’altro con ingiurie e vessazioni. Il nodo della questione è questo: dietro alla libertà d’espressione nascondono una volontà politica chiara che è la libertà d’offendere e odiare.

Allora, con chiarezza e forza, è bene affermare che no, non c’è nessuna libertà all’odio o all’offesa. Fare il saluto fascista non è libertà d’espressione, è un crimine. Aggredire verbalmente persone perché sono nere, omosessuali, ebree o musulmane, non significa esercitare un diritto, quello di poter dire “ciò che si pensa”, ma si commette un atto d’odio, un crimine a stampo razzista, sessuale, omofobo, religioso e via dicendo.

Questo è il punto vero della questione: non voler censurare – cosa che invece è assolutamente prevista dalla Costituzione – atti che vadano a ledere la dignità dell’altro. Il nazismo e il fascismo erano questo: lesione, violenta, non solo nella parole, ma anche nell’atto fisico, dell’altro non desiderato, non conforme.

Per questo, e non solo, grazie all’impegno, alla forza e al coraggio di Liliana Segre, che ha voluto questa commissione e grazie a chi ha sostenuto questo progetto. Mai come prima d’oggi, con un voto parlamentare, è stato messo in chiaro, senza ambiguità, perché la destra italiana è diversa – non solo dalle altre destre (moderate) dei principali paesi europei – dalle forze progressiste – sottolineo io, di sinistra.

Sulla questione apertura/chiusura e valori della società aperta rimando, per chi è interessato e può leggere l’inglese, al rapporto di ricerca prodotto per OSEPI-CILD-DPart lo scorso anno


×

Iscriviti alla newsletter