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Macron attacca la Nato, ma sulla difesa europea (a trazione francese) deve battere in ritirata

Emmanuel Macron ci riprova. In un’intervista all’Economist, il presidente francese torna ad attaccare la Nato, definita addirittura “in stato di morte celebrale”, e ad accusare gli Stati Uniti per il ritiro dalla Siria. Angela Merkel e Jens Stoltenberg palesano il proprio disaccordo, in attesa della risposta di Donald Trump con cui in passato il numero uno dell’Eliseo si era scambiato vere e proprie bordate sul tema della difesa europea.

LE ACCUSE FRANCESI

L’accusa del presidente francese riguarda lo spinoso dossier turco, per cui l’Alleanza si è dimostrata poco efficace nel riuscire a esercitare pressione su uno storico alleato nella sua azione contro i curdi, seppur criticata da tutti. In più, gli americani non avrebbero fornito alcun coordinamento nel ritiro che ha spianato la strada a Recepp Erdogan. Il punto di Macron può sicuramente apparire legittimo (la stessa Nato è da tempo impegnata in un ragionamento sul rischio di allontanamento della Turchia) ma, visti i precedenti, potrebbe nascondere l’ennesimo allungo del presidente su un’Europa a guida francese, anche militare.

LE PAROLE DI MACRON

“Se il regime di Bashar Assad decide di replicare alla Turchia, noi c’impegneremo? Questa è una vera domanda”, ha detto l’inquilino dell’Eliseo al settimanale britannico circa l’articolo 5 del Patto atlantico, cioè la clausola della difesa collettiva. La domanda appare sensata e argomentata, anche se sembra nascondere l’insoddisfazione nei confronti dell’atteggiamento Usa. E infatti Macron spiega: “Noi ci siamo impegnati per lottare contro Daesh; il paradosso è che la decisione americana e l’offensiva turca hanno avuto lo stesso risultato: il sacrificio dei nostri partner che si sono battuti contro l’Isis”. Per questo, in vista del summit di Londra a dicembre, quando si ritroverà insieme agli altri leader dell’Alleanza, Macron chiede di “chiarire le finalità strategiche della Nato”, aggiungendo che è mancato “qualsiasi coordinamento strategico con i partner”.

L’AUTONOMIA STRATEGICA

La bordata più rilevante è ancora una volta sull’autonomia strategica europea, che Parigi interpreta tradizionalmente (si ricordi l’uscita dalla Nato nel 1966) nella sua versione più radicale, al limite dell’indipendenza rispetto allo storico alleato americano. “Nella mia opinione – ha detto – l’Europa ha la capacità di difendersi da sola” e può farlo, “se velocizza lo sviluppo della difesa europea”. E infatti Macron spiega che il Vecchio continente rischia di “sparire” poiché schiacciato tra “Stati Uniti e Cina”. A sorprendere è ancora una volta l’equiparazione tra gli Usa e una potenza che appare decisamente più minacciosa e assertiva nei confronti dell’Europa, un paragone che potrebbe innescare l’ennesima freddata dei rapporti tra Parigi e Washington.

LA PUNTATA PRECEDENTE

Esattamente un anno fa, Macron auspicava “un’Europa sovrana e potente”, che riuscisse a difendersi “attraverso un vero esercito europeo”. Già allora, l’allungo fece alzare molte sopracciglia, soprattutto perché fu accompagnato dalla giustificazione secondo cui il Vecchio continente avrebbe la necessità di fronteggiare le minacce da “Russia e Stati Uniti”. Il paragone tra le due potenze, arrivato tra l’altro nel momento in cui i rapporto tra Macron e Donald Trump erano ai minimi storici, palesò per molti l’ambizione francese: una Difesa europea guidata da Parigi. Un segnale era già arrivato con il lancio della European Intervention Initiative (Ei2), iniziativa macroniana esterna alla Nato e all’Unione europea per promuovere l’integrazione in campo militare. Per molti, fu la risposta al fallimento della linea francese sulla Pesco, la cooperazione strutturata permanente, interna ai meccanismi Ue, che i transalpini leggevano in senso esclusivista come gruppo di pochi Paesi. Ha prevalso poi la linea dell’apertura sponsorizzata da Italia e Germania, concretizzatasi in un’adesione ampia ai primi progetti Pesco.

L’ALTOLÀ DI MERKEL E STOLTENBER

Non a caso, la prima a rispondere alla nuova uscita di Macron è stata la cancelliera tedesca Angela Merkel, dissociandosi dalle parole del collega e affermando che “la Nato rimane la pietra angolare della nostra sicurezza”. D’altra parte, nonostante l’asse franco-tedesco sul fronte della Difesa paia ben strutturato, esso ha sempre vissuto una certa divergenza proprio sul concetto di autonomia strategica. È per questo che l’intesa tra Parigi e Berlino si è concentrata soprattutto sui programmi militari-industriali, dal caccia di sesta generazione al carro armato europeo, senza elevarsi a livello strategico dove permangono differenze di vedute piuttosto importanti. Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha commentato negativamente le parole di Macron, rifiutando da Berlino (accanto alla Merkel) l’idea di un’Alleanza “cerebralmente morta”.

TRA EUROPA E NATO

Già a settembre, una freddata alle ambizioni francesi era arrivata dalla presidente designata della nuova Commissione europea. “L’Unione europea non sarà mai un’alleanza militare”, ha detto Ursula von der Leyen stoppando la proposta di Macron per un esercito comune. “La Nato sarà sempre la nostra difesa collettiva”, ha aggiunto l’ex ministro della Difesa tedesco in un giorno tra l’altro molto simbolico, quello dell’anniversario dell’attacco dell’undici settembre per cui si attivò, per la prima volta e unica volta nella storia, il meccanismo previsto dall’articolo 5 del Trattato del nord atlantico. Nonostante tutte queste resistente, Macron ha scelto di tirare dritto.

VERSO IL SUMMIT DI LONDRA

L’impressione è che la questione possa esplodere a Londra il prossimo dicembre. Trump è pronto a presentare nuovamente agli alleati le sollecitazioni americane per il rispetto degli impegni presi sul 2% del Pil da spendere in Difesa. Con un ingente piano di investimenti, la Francia punta a raggiungerlo nel 2025, e non è certo uno dei destinatari delle richieste Usa. Eppure, da un punto di vista strategico risulta un alleato piuttosto scomodo, un’altra gatta da pelare per Washington e Bruxelles dopo l’evidente scivolamento della Turchia verso est (che precede l’avanzata in Siria ed è evidente con l’acquisto del sistema russo S-400). Il summit di Londra, che chiuderà le celebrazioni per i settant’anni dell’Alleanza lì dove ebbe sede il primo quartier generale, si preannuncia tutto fuorché un vertice meramente celebrativo.

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