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Saudi Aramco, tutti i piani per la quotazione del colosso petrolifero

È stata definita la più grande quotazione della storia quella con la quale Aramco sbarca sul mercato azionario, un momento atteso da tempo dopo l’annuncio del 2016. Con l’operazione voluta fortemente dal principe ereditario, Mohammed bin Salman, che intende così differenziare l’economia del Paese e la sua percezione esterna, il colosso petrolifero saudita punta a una valutazione di 1600-1700 miliardi di dollari con l’initial public offering, al di sotto dei 2mila miliardi a cui si aspirava in precedenza.

LA QUOTAZIONE

Nella documentazione presentata in vista dell’avvio del road show per la quotazione, l’Arabia Saudita ha precisato di voler vendere circa l’1,5% del suo colosso petrolifero a un prezzo compreso in una forchetta fra gli 8 e gli 8,52 dollari per azione. L’operazione porta il valore della società a 1,71 trilioni di dollari. Il prezzo per azione sarà di 30-32 rial sauditi, pari a 8-8,50 dollari. E sebbene, come detto, sia al di sotto delle attese, continua a rivaleggiare con quella che finora è la maggiore Ipo mai lancita, quella da 25 miliardi di dollari del colosso cinese dell’e-commerce Alibaba.
Il colosso petrolifero ha annunciato che le iscrizioni per la sua Ipo si terranno dal 17 novembre (oggi) al 4 dicembre. Aramco afferma riserverà parte delle sue azioni agli investitori istituzionali, comprese le società straniere, e ai singoli investitori sauditi e del Golfo. I singoli investitori potranno detenere un massimo dello 0,5 per cento delle azioni, mentre la percentuale riservata ai “big” sarà determinata in seguito, dopo che Aramco avrà consultato i suoi consulenti finanziari e le principali banche internazionali.
Uno dei crucci, ha raccontato di recente Formiche.net, sfocia anche nella dimensione geopolitica: un mese fa, due dei principali impianti produttivi della Aramco — un sito estrattivo e una gigantesca raffineria — sono finiti sotto un bombardamento organizzato dai ribelli yemeniti Houthi con armi iraniane. L’attacco ha comportato il dimezzamento momentaneo delle produzioni saudite. Con lo scenario regionale esistente — la guerra in Yemen, il confronto con l’Iran, vari punti di instabili — non è detto che episodi del genere non si ripetano.

LA STORIA DI ARAMCO

Saudi Aramco, riporta Agi, “è un colosso petrolifero con quasi un secolo di storia alle spalle. Nasce da un accordo di concessione del 1933 firmato dal governo saudita con la Standard Oil Company della California. Le perforazioni iniziarono nel deserto nel 1935, ma il primo olio iniziò a scorrere solo tre anni dopo. La società prende la denominazione di Aramco alla fine degli anni ’40 dalla contrazione del nome della compagnia petrolifera americana Arabian American Oil Company. Dagli anni ’90, Aramco ha investito centinaia di miliardi di dollari in enormi progetti di espansione, aumentando la sua capacità di produzione di petrolio a oltre 12 milioni di barili al giorno e realizzando numerose joint venture”.

IL RUOLO DEL COLOSSO

La società saudita, che pompa circa il 10% del petrolio mondiale e lo scorso anno ha avuto utili per 111 miliardi di dollari, è la compagnia più redditizia a livello globale ed è vista come il gioiello della corona del regno, è la spina dorsale della sua stabilità economica e sociale.
Lo scorso settembre, aggiunge l’agenzia stampa, “anche in vista delle procedure internazionali necessarie per lanciare la mega-Ipo, Saudi Aramco ha certificato un totale di 300mila miliardi di metri cubi di riserve di gas e di circa 250 miliardi di barili di riserve petrolifere accertate, pari al 15,7% delle riserve mondiali di petrolio. Questo pone il Regno dell’Arabia Saudita al secondo posto nel mondo dietro ai 303,2 miliardi di barili di riserve petrolifere del Venezuela”.

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