Solitamente gli anniversari di una scomparsa tendono a spolverare lo strato di dimenticanza che accomuna alcune figure, seppur straordinarie, del nostro Paese. Figure che hanno raccontato lo stesso Paese con una costante onestà intellettuale e anche con una certa severità. Leonardo Sciascia, per fortuna, non è stato mai accantonato poiché spesso è stato – in tutti questi anni – citato quale voce inconfondibile per rafforzare concetti altrimenti senza corpo e sostanza. Scomodo, eretico quasi irregolare questi solo alcuni degli aggettivi con i quali spesso viene definito. A me piace considerarlo lungimirante e concreto. Un Linceo, uno dallo sguardo lungo. Uno per cui non servono tante parole, ma solo una: maestro. A proposito delle parole, egli ha saputo dosarle, ciascuna con il proprio peso. Mai a caso, mai fuori luogo. La brevità ricca. Non pagine su pagine, ma pagine scelte, oculate, dedicate. Un rigore scientifico come uno scienziato al microscopio per microcosmi senza limiti. E poi c’è l’uomo. Con tutta la sua storia umana, discreta ed essenziale.
In questo trentennale mi piace ricordarlo nelle sue emozioni private. Come quella volta che si commosse vedendo, alla sera della sua vita, Nuovo Cinema Paradiso. Una proiezione privata che gli consentì di ripercorrere la sua esistenza integralmente siciliana con il rispetto assoluto non solo della sua terra ma del suo microcosmo appunto che divenne il centro del suo pensiero universale.
Da siciliano e da ammiratore osservo da sempre questa figura dal basso verso l’alto con una devozione letteraria che si rinnova ogni giorno. Sciascia e il suo impianto narrativo rappresentano un faro indispensabile per mettere nero su bianco.
È una miniera inesauribile dalla quale attingere frasi, idee, riflessioni.
A ciascuno il suo… Sciascia. Scrittore del Novecento ma senza tempo e senza confini.
Oltre, altrove eppur presente. Una rarità che appartiene a pochi.
Sciascia: un maestro che continua a insegnare
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