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Investimenti, lanciatori e innovazione. Lo Spazio italiano a Siviglia

L’Italia sosterrà la richiesta di aumento di budget dell’Agenzia spaziale europea (Esa) ma vigilerà sul rispetto dei propri interessi e priorità, dall’osservazione della Terra ai lanciatori. È il messaggio che il sottosegretario Riccardo Fraccaro ha recapitato ai colleghi europei a Siviglia, dove questa mattina si è aperto l’atteso consiglio tra i ministri responsabili per lo Spazio dei 22 Stati membri. Con lui ci sono il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Giorgio Saccoccia e il segretario del Comitato interministeriale (Comint) di Palazzo Chigi per il settore Carlo Massagli. L’attesa maggiore è per domani, quando arriverà la dichiarazione precisa sui finanziamenti destinati ai prossimi tre anni. L’obiettivo lo ha chiarito da subito Fraccaro: “Consolidare il ruolo di primo piano dell’Italia” e dimostrare “all’Europa e al mondo la capacità di rafforzare la propria leadership”.

UN PRIMO BILANCIO

A inizio giornata, dopo una serie di incontri a margine, arriva il primo bilancio positivo. “Molti Paesi europei, dalla Spagna al Belgio passando per Romania e Norvegia, stanno dimostrando grande fiducia nei nostri programmi quali l’evoluzione di Vega e Space Rider, che già in questa fase preliminare hanno raccolto sottoscrizioni significative”. Per il lanciatore made in Italy si lavora per assicurare sostegno alla nuova famiglia (Vega C e Vega E). Space Rider è invece il sistema di trasporto riutilizzabile a bassa orbita terrestre di nuova generazione. Nel complesso, ha spiegato Fraccaro, “lavoriamo affinché ai programmi italiani sia destinata una fetta sempre più consistente del bilancio Esa; questo non gioverà soltanto alla crescita della nostra filiera industriale, scientifica e tecnologica ma consentirà a tutto il comparto spaziale europeo di svilupparsi e diventare più competitivo”.

L’INTERVENTO AL CONSIGLIO

Per questo, ha detto poi Fraccaro nel suo intervento al Consiglio Esa, come Italia “continueremo ad assicurare il nostro supporto in futuro, lavorando per rafforzare il comparto nazionale e promuovendo le nostre eccellenze in campo scientifico e tecnologico”. Ricordando la nuova governance nazionale e gli Indirizzi di governo nel settore, il sottosegretario ha ricordato ai colleghi le priorità italiane: “l’osservazione della Terra, in particolare con Copernicus, l’accesso allo spazio, a partire dalla famiglia di lanciatori Vega C, Vega Evolution e mini Vega fino a Space Rider, i programmi di esplorazione come le missioni su Marte e sulla Luna in cooperazione con la Nasa, e i programmi di sicurezza con lo sviluppo delle attività di mappatura dei Near Earth Object, primo fra tutti il telescopio Fly-Eye”. Così, ha assicurato, l’Italia sosterrà “l’incremento del budget richiesto per le attività scientifico-tecnologiche e supporterà lo sviluppo della base di lancio nella Guyana francese”, sebbene “consapevole della necessità di perseguire un’ulteriore riduzione di determinati costi”. In ogni caso, ha rimarcato, servirà “un approccio coerente e sinergico” non solo tra i membri dell’Esa, ma anche nel rapporto con l’Ue (il cui programma spaziale tra il 2021 e il 2027 dovrebbe valere 16 miliardi) e tutti gli Stati che la compongono. Nessuna fuga in avanti dunque, ma “una visione comune” incentrata “sull’importanza del settore spaziale e aerospaziale”.

I NUMERI

La proposta di budget complessivo dell’Esa per i prossimi tre anni è di 12,5 miliardi di euro, in aumento dai 10,3 miliardi del periodo precedente. Il direttore generale Johann-Dietrich Woerner ha chiesto agli Stati membri “coraggio”  e “supporto per rendere l’Europa ancora più spaziale”. L’impegno riguarda anche l’Italia, intenzionata a restare terzo contributore dell’agenzia. Nell’ultimo vertice ministeriale di Lucerna, nel 2016, il nostro Paese investì complessivamente 1,3 miliardi tra programmi obbligatori e opzionali. Come ricorda l’Asi, si tratta di investimenti per un comparto a forte innovazione che vale 2 miliardi l’anno di valore del prodotto industriale. L’Italia ha circa 250 aziende spaziali, per l’80% Pmi, impegnando all’incirca settemila occupati, cresciuti del 15% nell’ultimo quinquennio. Nello stesso periodo c’è stato un incremento del 74% delle start up.

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