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Gli Usa avvertono l’Europa. La Russia approfitta del trattato Open Skies

Aiutateci a far in modo che la Russia rispetti il trattato Open Skies oppure l’accordo è destinato a saltare nel giro di pochi mesi. Dev’essere suonato più o meno così ai funzionari europei di Bruxelles il messaggio che la delegazione degli Stati Uniti ha recapitato loro, rivelato dal sito specializzato DefenseNews. L’insofferenza dell’amministrazione targata Donald Trump per il trattato dei Cieli aperti era nota da tempo, ma ora si traduce in una vera e propria richiesta di aiuto al Vecchio continente. Firmato ad Helsinki nel 1992 ed entrato in vigore dieci anni dopo, l’accordo autorizza gli Stati parte a condurre voli di osservazione disarmati sui territori degli altri Paesi che vi hanno aderito (in tutto sono 34, compresa la Russia). Il progetto affonda le radici già negli anni 50, quando emerse l’idea promuovere la reciproca fiducia tra Mosca e l’Occidente attraverso attività di questo tipo.

LA DECISIONE USA…

Eppure, dopo l’Inf, anche gli Open Skies potrebbero venir meno a causa delle violazioni di Mosca e delle conseguenti insofferenze di Washington. Secondo le rivelazioni di DefenseNews, gli Stati Uniti hanno consegnato le proprie preoccupazioni agli alleati della Nato la scorsa settimana, quando una delegazione di “funzionari di media fascia” è arrivata a Bruxelles. C’erano rappresentanti del Pentagono, dello Stato maggiore della Difesa, del dipartimento di Stato e del Consiglio di sicurezza nazionale. L’obiettivo? Chiarire agli alleati l’intenzione della Casa Bianca di uscire dal trattato e spiegare che la motivazione è da rintracciare nella sua obsolescenza e nel fatto che rappresenti ormai uno strumento a vantaggio della Russia.

…E LE RAGIONI

Questo perché i satelliti hanno ormai efficacemente sostituito i velivoli nella fornitura di servizi di osservazione, tanto che resta bloccato il programma Usa per sostituire i due vecchi aerei OC-135 destinati alle missioni “cieli aperti”. C’è poi un’altra ragione, forse quella determinante: Mosca avrebbe approfittato delle ampie maglie del trattato stravolgendone la finalità. Ampie maglie inevitabili visto che l’accordo è stato pensato per una fiducia reciproca tra le due superpotenze che ormai non esiste più. Agli omologhi europei i funzionari Usa avrebbero fornito informazioni classificate che dimostrerebbero come la Russia utilizzi il trattato targetizzando le infrastrutture critiche americane. Per questo, Washington ha chiesto agli alleati supporto, indispensabile per poter far pressione su Mosca e salvare il trattato.

I TEMPI

Comunque, spiega il sito specializzato, una decisione ufficiale non dovrebbe arrivare prima di gennaio, anche in considerazione del dibattito che il dossier ha generato a Capitol Hill, con diversi membri del Congresso ancora convinti dell’utilità del trattato. L’intenzione della delegazione Usa a Bruxelles era dunque quello di pre-allertare gli alleati chiarendo che per l’amministrazione i Cieli aperti rappresentano “una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. L’obiettivo non sembra essere andato completamente in porto. Da mesi, nota ancora DefenseNews, quando le prime comunicazioni sui piani dell’amministrazione Trump relativi al trattato sono arrivati alle cancellerie europee, è iniziato un lavoro “insolitamente forte e coordinato di pressione” per convincere l’alleato d’oltreoceano a rimanere nell’accordo. L’impressione è che potrebbe risultate determinante il summit Nato di Londra tra i capi di Stato e di governo, in programma tra meno di due settimane.

LE PREOCCUPAZIONI EUROPEE

Parigi, Berlino e le capitali del nord Europa (più esposte ai voli russi, ma anche più interessate a rapporti pacifici e sorvoli controllati) sono le più attive nel tentativo di evitare la fine di uno degli ultimi baluardi del sistema di controllo degli armamenti. L’ambasciatore tedesco negli Usa avrebbe fatto visita alla Casa Bianca appositamente per consegnare le preoccupazioni sul tema. Al capo del Pentagono Mark Esper è invece arrivata una lettera dell’omologo svedese Peter Hultqvist che chiede rassicurazioni sulla tenuta degli accordi, proponendone il rilancio per evitare eventuali violazioni. Al centro della questione ci sono però le possibilità di muoversi tra le pieghe del trattato.

LE DISPOSIZIONI DEL TRATTATO

Il sistema Cieli aperti si basa sul riconoscimento a ciascun Stato-parte del diritto di condurre una quota attiva di voli di osservazione sulle altre parti e l’obbligo di accettarne una passiva di sorvoli sull’intero proprio territorio. Le disposizioni specificano inoltre i tipi di sensori per l’osservazione, ma anche la condivisione dei dati raccolti che, dall’osservante, vanno forniti al Paese ospitante. Tra i timori americani (noti da anni in tal senso) ci sono gli avanzati sensori russi a bordo dei Tupolev Tu-154, ma anche il rischio che i velivoli di Mosca riprendano le forze americane (ad esempio in Polonia) durante il sorvolo verso il Paese da osservare (ad esempio la Germania), una fase in cui il trattato Open Skies impone di non effettuare riprese. In più, c’è la possibilità di limitare le osservazioni ad altri Paesi, cosa che la Russia avrebbe fatto ripetutamente per le richieste relative all’enclave di Kaliningrad (nel cuore dell’Europa), zona a crescente militarizzazione. Insomma, le ragioni americane sembrano ben strutturate e Washington prova a condividerle con il Vecchio continente: un altro nodo al pettine per il summit dell’Alleanza Atlantica.

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