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A Vado Ligure si produce energia col gas (invece che col carbone)

Una storia iniziata male e finita bene. Alla centrale elettrica di Vado Ligure s’è visto il decorso di una crisi industriale aggravata da un intervento giudiziario paralizzante. Nel 2012 l’impianto di generazione elettrica a carbone è stato sequestrato in fase di indagine giudiziaria perché, secondo l’accusa, causava malattie e morti nella provincia di Savona. Oggi questa vicenda è l’esempio di una rinascita industriale che garantisce produzione e lavoro, guardando al risanamento ambientale. Insomma, Tirreno Power si è riconvertita dopo la crisi ed il sequestro. La crisi era stata causata dalla caduta degli acquisti energetici da parte delle imprese. Il sequestro, invece, dovuto al fatto che l’impianto di generazione elettrica a carbone potesse causare malattie e morti nella provincia di Savona. Archiviata l’accusa di omicidio, la Tirreno Power ha rialzato la testa, ricevendo nuovi investimenti dalle società azioniste Engie e Sorgenia; ha rinegoziato il debito con le banche; si è rimessa in moto passando dal carbone al gas. Inoltre, si è aperta alle aziende liguri a cui ha offerto l’uso dell’area industriale. Vernazza Autogru, ora in quello spazio, ha costruito un polo logistico ed un centro formazione per i suoi addetti. L’Università di Genova è presente con la propria facoltà di ingegneria che realizza progetti di sviluppo e ricerca.

I partecipanti al dibattito

Un esempio che farà scuola. Infatti, del caso in questione, si è parlato ieri alla Business School dell’Università Luiss di Roma in un convegno intitolato: “Tirreno Power: dalla crisi a modello di sviluppo condiviso”. Imprenditori, sindacalisti, docenti ed amministratori si sono confrontati nella sala Ciampi della residenza universitaria in merito al “Teaching case sul turn around” della società in questione. C’erano, tra gli altri, Fabrizio Allegra, direttore generale di Tirreno Power; Enrico Laghi, professore ordinario di Economia Aziendale Sapienza Università di Roma; Monica Giuliano, Sindaco di Vado Ligure; Paolo Pirani, segretario generale Uiltec.

Le opinioni del manager, dell’amministratore pubblico, del dirigente sindacale

“Tante linee di azione per superare la crisi –ha ribadito il Dg Allegra- fra l’altro interrelate da quella economica finanziaria a quella operativa a quella dello stakeholder management. Però senz’altro una cosa che è stata fondamentale per vincere è stata la coesione della squadra in un momento in cui l’azienda non solo doveva affrontare una crisi davvero complessa su varie dimensioni, ma anche doveva affrontare un radicale ‘downsizing’ con una riduzione del personale del 50%”. “Una crisi -ha sottolineato il sindaco della cittadina ligure, Giuliano – che ha riguardato cinquemila occupati, quelli dell’intera filiera del carbone. Il rischio era quello della desertificazione di un’intera provincia. Istituzioni e impresa hanno lavorato insieme, in modo sinergico hanno creato un nuovo motore che ha coinvolto altre aree e ha dato un destino nuovo a questa realtà provinciale. Dal carbone si è passato a un processo dove logistica, porto, infrastrutture diventano il tema principale e asse fondamentale”. “Siamo fermamente convinti – ha detto il leader della Uiltec, Pirani- che la decarbonizzazione è una certezza e una conquista. Siamo fermamente convinti che bisogna garantire la continuità energetica nazionale, in una determinata fase di transizione, con l’utilizzo delle centrali a gas. Quella di Vado Ligure è un’esperienza che ha visto il sindacato e la proprietà partecipare insieme ad una prospettiva di risanamento, occupazione e produzione. Una buona pratica di cui si parlerà a lungo e che servirà d’esempio alla risoluzione di tante crisi analoghe”.

L’accordo sindacale

In particolare, lo studio presentato ieri sera nel corso del confronto, ha reso pubblica la gestione degli esuberi che è stata resa socialmente sostenibile grazie a un articolato accordo sindacale. Un’intesa positiva che prevedeva molteplici interventi a sostegno del reimpiego che ha portato ad azzerare i contenziosi. Un altro riscontro che il patto tra impresa, sindacati ed istituzioni spesso risolve questioni intricate.

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