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Aviano, le bombe Usa e la polemica che non c’è. Il punto di Tricarico

“Totalmente prive di fondamento”. Così il ministero della Difesa interviene sulle ipotesi, paventate dalla stampa, del trasferimento di armi nucleari americane dalla Turchia all’Italia. D’altra parte, ha spiegato a Formiche.net il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, “anche se la Turchia avesse in animo di liberarsene, la cosa non sarebbe così semplice e immediata; ci sarebbero negoziazioni, serrate e di alto livello; cosa che mi pare non stia accadendo”. In più, si legge sulla nota della Difesa, “ogni aspetto relativo alla postura nucleare in seno alla Nato viene discusso collegialmente fra tutti i Paesi membri”.

LE POLEMICHE

Ad accendere la miccia delle polemiche sono stati nel fine settimana il Gazzettino e il Fatto Quotidiano rispolverando un’intervista rilasciata a Bloomberg a metà novembre dal generale Chuck Wald, classe 1948, già vice comandante del Comando europeo degli Usa, ritiratosi dal servizio attivo nel 2006. Notando come la Turchia sia divenuta ormai partner inaffidabile per gli Stati Uniti (dal caso S-400 all’azione sui curdi), Wald spiegava che la necessità di ricollocare le testate americane attualmente a Incirlik. “Idealmente – notava – la loro nuova casa dovrebbe essere sul suolo europeo, e un’opzione potrebbe essere la base aerea di Aviano in Italia”, in provincia di Pordenone. Tanto è bastato per innescare la polemica di fine anno: un’ipotesi avanzata da un militare esperto e titolato, ma di certo non in grado di rappresentare l’amministrazione americana.

L’IPOTESI

Già nel 2016 l’ipotesi di un trasferimento degli armamenti dall’Anatolia all’Italia generò strascichi simili. Nella base di Aviano è dislocato il 31esimo Fighter Wing dell’Air Force americana, con due squadroni di caccia F-16 e altri assetti inseriti nel meccanismo di difesa dell’Alleanza Atlantica. “Il generale Chuck Wald è un operativo con un importante trascorso ad Aviano e un notevole ruolo durante la guerra del Kosovo – ci ha spiegato il generale Leonardo Tricarico – è molto addentro le questioni operative che riguardano le forze statunitensi rischierate in Europa, ma da qui a dire a dire che una sua ipotesi debba attivare polemiche e preoccupazioni, ce ne passa tanto”.

UNA MATERIA DELICATA

Tra l’altro, “siamo di fronte a un argomento su cui chiunque è tenuto a una riservatezza abbastanza comprensibile; è una materia molto delicata”. E infatti, ha rimarcato il presidente della Fondazione Icsa, “sulla presenza del nucleare in Italia c’è sempre stato un riserbo ferreo, custodito da chi aveva conoscenza di questo argomento, tenuto al rispetto del segreto”. Ciò non riguarda solo l’Italia. “Anche se si trattasse di un altro Paese – ha spiegato Tricarico – la risposta delle istituzioni sarebbe la stessa, quella del riserbo e della interlocuzione solo al più alto livello, tra i soggetti titolati e tenuti a servare il segreto”.

UNA POLEMICA CHE NON C’È

Ciò alimenta le polemiche in un Paese già dotato di “una cultura della difesa insufficiente come c’è in Italia, situazione che porta a fare considerazioni scadenti e di basso livello riguardo a tale capacità”. Corretta dunque secondo Tricarico la specifica del ministro della Difesa: “Questi argomenti sono oggetti di trattati strutturati”. E così, ha rimarcato concludendo il generale, “anche se la Turchia avesse in animo di liberarsene, la cosa non sarebbe così semplice e immediata; ci sarebbero negoziazioni, serrate e di alto livello; cosa che mi pare non stia accadendo”.

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