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Paolo Becchi spiega perché Salvini può far cadere il governo

Di Paolo Becchi

Quando si è in grosse difficoltà la cosa migliore è perdere tempo, aspettare che la patata bollente si raffreddi. Questa, al momento, è l’unica chance di sopravvivenza del governo Conte: rimandare in là le decisioni, e parlare il meno possibile di quanto è successo sul Mes.

Poco importa che il presidente del Consiglio lo scorso giugno abbia violato una legge dell0 Stato. Si tratta della legge 234 del 2012. L’articolo 5 parla chiaro: “il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’Unione europea che prevedano l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica”.

La questione è ormai chiusa. Il futuro del governo, invece, è più che aperto. Sul destino del Mes ci sono diverse soluzioni possibili. Una è il veto al tavolo europeo, magari all’interno di una discussione sull’Unione Bancaria, ma per il momento la maggioranza non ha deciso. Sappiamo solo che, assicura Conte, “deciderà il Parlamento”.

La proposta suona come una trappola ben congegnata per Salvini. Il Capitano si lascerà ammaliare dal canto delle sirene, permettendo al governo di prendere altro tempo? O giocherà la carta della mozione di sfiducia? Questa potrebbe mettere in fibrillazione la maggioranza, manderebbe in frantumi il piano approntato stanotte da palazzo Chigi e in caso di successo farebbe saltare definitivamente i Cinque Stelle.

Certo, è difficile che Salvini trovi i numeri in Parlamento. Il tempismo però è tutto. Il governo vuole prendere tempo e presentare un pacchetto onnicomprensivo in cui inserire il Mes per far mandare giù il boccone amaro. Salvini può decidere che di tempo non ce n’è più. La presentazione di una mozione di sfiducia durante la discussione al Senato per la risoluzione sul Mes creerebbe un cortocircuito da cui difficilmente il governo uscirebbe con tutte le ossa intatte.

Nel Movimento Cinque Stelle si aprirebbe una profonda crisi. Luigi Di Maio è in grosse difficoltà e si ritrova a dover gestire una situazione che mai avrebbe auspicato. Questo governo gli è stato imposto da Beppe Grillo, che poi di fatto lo ha commissariato. Il capo ora punta sulle regionali in Calabria. Ha scelto lui il candidato, che però è debole e ha qualche problemino con la giustizia, e per questo gli si ritorcerà contro. In queste condizioni l’accordo sul Mes può davvero essere la goccia che fa traboccare il vaso.

Per salvare il governo in caso di crisi sarebbe necessario l’intervento di una parte di Forza Italia. Anche se non dovesse cadere, Salvini avrebbe comunque messo all’angolo sia i pentastellati che gli azzurri garantendosi una crescita nei sondaggi per le prossime regionali.

Durerà un governo del genere per il solo attaccamento alla poltrona? Paradossalmente è ancora una volta Salvini che può tentare il colpaccio. Suo malgrado, Di Maio non può staccare la spina, Grillo non glielo consentirebbe. D’altra parte Zingaretti non è all’altezza della situazione. È tentato dal ritorno alle urne, che gli permetterebbe di far fuori Renzi, ma si ritrova a guidare un partito acefalo, disorientato. Salvini ha in mano il detonatore. Potrebbe riuscirsi, se Forza Italia non tradisse all’ultimo. A quel punto, l’unica strada sarebbe quella del voto anticipato. Come ha già detto Sergio Mattarella, non c’è più spazio per un Conte III.

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