Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com.
Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.
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Ascolta i consigli di tutti, ma alla fine segui il tuo istinto. E’ uno dei principi guida per Bruno Nardelli.
Bruno inizia a lavorare a Napoli nella produzione di gioielli, nella Nardelli Gioielli fondata dal fratello Domenico, a 13 anni nel 1986, ma non lascia gli studi e si diploma in Ragioneria con
le scuole serali.
Negli anni il suo ruolo cresce nell’azienda del fratello, di cui diventa anche socio al 25 per cento e direttore della produzione, coordinando un team di dieci persone interne e quindici dell’indotto.
Grazie agli studi da autodidatta acquisisce poi le competenze per diventare anche direttore marketing e commerciale.
Nel 2007 l’incontro con Marco Marchi, l’imprenditore di Carpi fondatore del brand Liu Jo, una delle realtà più interessanti del fashion italiano con i suoi più di 300 milioni di fatturato.
Dall’incontro con Marchi l’idea di Bruno Nardelli di lasciare la Nardelli Gioielli e iniziare una nuova avventura imprenditoriale: creare una linea di orologi e gioielli in licenza per Liu Jo e un’azienda ad hoc, la Nardelli Luxury. Bruno Nardelli ne diventa socio al 50 per cento con il fratello Domenico, e amministratore unico.
Anche in questo caso Nardelli sceglie di avere la sede a Napoli e continuare ad investire sul territorio.
Nel pieno degli anni della crisi, tra il 2007 e il 2011, si verifica il boom di Liu Jo Luxury, che riesce ad intercettare il mercato del “lusso a prezzi accessibili” e approfittare del cambiamento dei consumi, che ha fatto diventare gli orologi un accessorio da cambiare con grande frequenza.
Liu Jo Luxury passa così da fenomeno di quegli anni ad esser il vero brand di riferimento nel mondo dell’orologeria italiana diventando un caso di studio nelle Business School come all’Università Bocconi e al Politecnico di Milano.
L’azienda in questi 12 anni ha fatturato complessivamente quasi 140 milioni di euro, vendendo più di un milione e mezzo di pezzi tra orologi e gioielli e riuscendo a dare lavoro a Napoli a circa
cinquanta persone.
Dal 2018 il rapporto con Liu Jo diventa ancora più forte e Bruno Nardelli e Marco Marchi decidono di dar vita a una nuova società licenziataria del brand: la Liu Jo Luxury controllata al 51 per cento da Liu Jo, con Nardelli amministratore delegato e socio al 49 per cento.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Per me è Marco Marchi, un uomo che è riuscito a trasformare il business, prende gli specialisti di ogni settore, li fa suoi soci e gli fa fare il proprio mestiere mettendo a disposizione il marchio Liu Jo.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. La tecnologia.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Quello di formarsi la squadra giusta e saperla guidare.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Un mio fornitore che era sempre nei posti giusti al momento giusto.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. La mia più grande paura è di perdere sempre tutto quello che ho costruito, la speranza è che non lo perda mai.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Quello attuale è di raggiungere i risultati pianificati nei prossimi 3 anni come AD della Liu Jo Luxury, e quello futuro di far crescere l’azienda all’estero.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Quella che più mi fa emozionare è che oggi, nonostante lo scenario sia ricco di ombre, la mia azienda registri un +30% dal 2018 al 2019, e quella che mi fa arrabbiare è vedere tante persone con potenzialità che non inventano nulla per cambiare le cose che gli vanno male.
Se operi sempre allo stesso modo, le cose non cambieranno mai.