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Il Tavolo dell’Edilizia? Un buon inizio, nonostante l’Emilia Romagna

Di Stefano Cianciotta e Antonio Ortenzi

Al di là delle valutazioni di brevissimo periodo, che sempre di più accompagnano la campagna elettorale permanente all’italiana (la vittoria del centrodestra in Emilia-Romagna potrebbe essere fatale a fine gennaio per il governo e anche per il tavolo di crisi sull’edilizia), la decisione del ministro Stefano Patuanelli di aprire un Tavolo dedicato al settore che contribuisce al 20% del Pil del Paese, è sembrata essere una di quelle iniziative che rientrano nel buon senso della politica. Chi scrive, alcuni giorni fa ha rappresentato al Tavolo l’Osservatorio Nazionale sulle Infrastrutture di Confassociazioni, insieme con le delegazioni di Ance, Oice, Confedilizia, Confimi, Aniem, Finco, Legacoop, oltre ai sindacati di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Si è trattata di una prima riunione esplorativa, sulla quale in vista della convocazione del secondo incontro e della divisione del tavolo di crisi in tavoli verticali tematici, incombe la spada di Damocle delle Regionali emiliane.

È stata la conferma della vocazione industriale di Patuanelli, ministro pentastellato per alcuni versi anomalo, perché è tra i pochi a riconoscere il valore culturale delle imprese (il suo intervento all’assemblea Ance del 30 ottobre ha incontrato molti consensi). In quelle stesse ore nel quale il ministero ascoltava le prime indicazioni di un intero settore industriale, non a caso, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti chiedeva all’Eni di rinunciare al core della sua attività, il petrolio. L’istituzione del Tavolo al ministero ha dato un segnale chiaro: l’edilizia e le infrastrutture, soprattutto alla luce dei recenti episodi di cronaca, restano settori strategici per il Paese, e non possono in alcun modo continuare a registrare questa lunga dinamica negativa, pena lo stop di una parte rilevante del Pil e della cultura tecnologica del Paese.

LE NOSTRE PROPOSTE AL MINISTRO

Aumentare gli investimenti nella digitalizzazione delle imprese e delle Pa, ridisegnare le organizzazioni con la cultura del Project Management, riaprire i concorsi pubblici per potenziare le aree tecniche della Pa, no alla revoca dei contratti dei concessionari autostradali e sì alla loro ridefinizione. Ma anche abbassare la tassazione sugli immobili che dal 2012 è costata ai proprietari la cifra spaventosa di 183 miliardi di euro. Sono questi, in sintesi, alcuni dei temi che abbiamo portato al Tavolo del ministero.

Al ministro abbiamo ribadito l’esigenza di avere una normativa che guardi al futuro e ai suoi auspicabili sviluppi digitali. Il Regolamento sugli Appalti attualmente in discussione, infatti, sembra guardare al passato perché ridimensiona il Building Information Modelling e mette da parte la figura del Project Manager come Responsabile Unico del Procedimento. Analizzare i modelli computazionali che caratterizzano l’intero progetto, invece, ci aiuta a capire quali saranno le future esigenze in merito ai dati che l’infrastruttura dovrà produrre. Si tratta dunque di un vero e proprio processo che darà degli input a tutta la filiera che va dalla progettazione di design, all’esecuzione e al facility management. Il modello computazionale ci consente, pertanto, di conoscere quali saranno i dati utili e quali potranno essere quelli che in maniera scalabile possono garantire ad una infrastruttura di essere sempre connessa ed innovativa.

Dopo aver creato un modello di tipo strategico, dunque, prende forma e senso il processo innovativo delle costruzioni, il Building Information Modelling, metodologia collaborativa per la progettazione, realizzazione e manutenzione di un‘opera pubblica. Le specializzazioni ingegneristiche, a partire da quella architettonica (che nel concept di design viene creata sempre dall’uomo) a quella strutturale ed impiantistica, devono essere automatizzate, in quanto tutti i deliverable di progetto sono già insiti nei modelli computazionali.

Passare dunque ad un design di tipo computazionale, che abbandona la mera rappresentazione grafica e ci avvia verso la simulazione digitale del costruito, significa aprire le porte alla progettazione per algoritmi generativi, ovvero una tecnologia che imita e applica l’approccio evolutivo della natura al design. Giocherà un ruolo fondamentale quindi tutta la parte sensoristica di rilevamento dati assieme a quella di monitoraggio con l’IoT (Internet of Thing) che, oltre all’automazione, raccoglie informazioni compilando un database.

Il sistema imprenditoriale (ma anche la Pa) del mondo delle costruzioni quindi dovrà essere pronto ad affrontare il futuro con competenze manageriali virtuose come il Project Management e le sue buone pratiche innovative nelle varie fasi come l’Agile o Scrum in fase di progettazione e Lean nella fase di esecuzione, e sostenendo la logica della razionalizzazione dei costi. Innescare un processo virtuoso nell’uso delle risorse sostenibili, fin dalla progettazione, significa anche favorire la logica del riuso e dell’economia circolare che potrebbe generare economie a livello nazionale per dare un segno tangibile al Green New Deal del Governo italiano e della Ue, e farlo uscire dall’alveo delle buone intenzioni.

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