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Commercio internazionale, cosa c’è dietro la paralisi del Wto. Il commento di Pennisi

In Italia, Paese trasformatore ed esportatore, pare ci sia poca attenzione a quello che sta avvenendo nel mondo del commercio internazionale. Pochi quotidiani hanno dato notizia – ed ancora meno l’hanno commentata – della paralisi (dall’11 dicembre) dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc anche nota per il suo acronimo in inglese Wto) dato che il suo organo giurisdizionale non può funzionare in quanto il mandato di alcuni giudici è scaduto e non sono stati nominati coloro che dovrebbero sostituirli.

Poca attenzione anche al nuovo “armistizio”, per così dire, tra Stati Uniti e Cina e della conclusione di un preliminare di accordo commerciale tra due Stati che rappresentano un terzo del prodotto interno lordo mondiale. Ed è stata trattata solo di sfuggita la trattativa (annunciata anche se non ancora formalmente annunciata) tra Stati Uniti e Gran Bretagna in vista di una zona di libero scambio “atlantica” e soprattutto “bilaterale”. Nessun quotidiano o web magazine italiano – che io sappia- ha riportato la notizia dell’intese raggiunta, a Washington, tra il gruppo parlamentare “democratico” e la Casa Bianca a proposito della revisione del North American Free Trade Agreement (Nafta) tra Usa, Canada e Messico.

Queste “news” – se ne potrebbero aggiungere altre – sono eloquenti: dopo circa settanta anni, le politiche commerciali dei principali Paesi della comunità internazionale stanno cambiando direzione. Dalla fine della seconda guerra mondiale, l’obiettivo di fondo è stato quello della liberalizzazione del commercio mondiale sulla base di due principi: quello della non discriminazione e quello della reciprocità. Per alcuni decenni i due principi erano incardinati in un accordo “provvisorio” – il General Agreement on Tariffs and Trade – Gatt) – la cui sede era in un piccolo villino a Ginevra – Villa Le Bocage – e nel cui ambito si svolsero i primi negoziati multilaterali sugli scambi.

Già alla metà degli anni settanta del Novecento era chiaro che l’accordo “provvisorio” non era adeguato a fare fronte alle nuove esigenze del commercio mondiale (scambi di servizi, tecnologia, ecc.) Dopo circa dieci anni di trattative, il primo gennaio 1995 il Gatt cessò di vivere e nacque l’Omc/Wto, un corpo completo di diritto internazionale commerciale basato sempre sui due principi della non discriminazione e della reciprocità e dotato di un organo giurisdizionale che giudicando su vertenze commerciali avrebbe potuto far giurisprudenza.

Il quadro delle regole per un commercio multilaterale sempre più libero avrebbe, quindi, avuto, tramite la giurisprudenza, un evoluzione in linea con gli sviluppi dell’economia mondiale senza dover ricorrere – come era stato anche proposto – ad aggiornamenti decennali del trattato Omc/Wto e relative ratifiche. Dopo circa 25 anni di vita l’Omc/Wto viene azzoppato e paralizzato.

L’azzoppamento e la paralisi dell’Omc/Wto è il risultato, non la determinante, di un aspetto più profondo: per commercio mondiale si dischiude un mondo nuovo, ancorato a grandi (e piccoli) accordi bilaterali non più ad intese ed ad un sistema multilaterale. È errato sostenere, come fanno alcuni, che il bilateralismo è un vezzo od una malattia dell’attuale inquilino della Casa Bianca: è eloquente l’alleanza a proposito del Nafta con coloro che stanno cercando di porlo in stato di accusa e di costringerlo a dare le dimissioni.

L’Unione Europea, dove numerose “anime belle” si scagliano contro il bilateralismo americano, ha in essere una trentina di accordi bilaterali sugli scambi. La Cina, infine, ammessa nel 2001 nel Omc/Wto come “Paese in via di sviluppo” (una status che consente deroghe) non segue nessuno regola del trattato Omc/Wto e ha una politica commerciale basata su una rete di accordi bilaterali.

Il bilateralismo commerciale altro non è che un aspetto collaterale dei nazionalismi che stanno diventando più robusti in tutto il mondo. Ci darà un mondo più prospero (e più libero)? Secondo gli Stati Uniti, la Cina ed altri Paesi, il bilateralismo fa sì che chi è più forte può tutelare meglio i propri interessi. L’insieme di queste “tutele” dovrebbe portare crescita e sviluppo a tutti.

Tuttavia, il mondo nuovo che si profila pare molto simile ad un mondo molto vecchio: quello della Legge Smoot-Hawley che sanzionò il protezionismo e innescò la frammentazione del commercio mondiale.

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