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Elezioni in Croazia, le sfide (europee) del prossimo presidente

Gli elettori hanno parlato: per scegliere il nuovo presidente della Croazia sarà necessario un ballottaggio. Nelle elezioni di ieri nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta, per cui è necessario un secondo turno tra l’ex primo ministro, Zoran Milanovic, e il presidente in carica, la conservatrice Kolinda Grabar Kitarovic. Il ballottaggio è previsto per il 5 gennaio.

Tra gli 11 candidati, l’ex premier ha ottenuto più voti (30%) mentre l’attuale capo di Stato è arrivata seconda (27%) e al terzo posto il cantante Miroslav Škoro (24%). Tuttavia, Grabar Kitarovic è considerata favorita, secondo gli analisti, e potrebbe attrarre i voti della destra. La politica ha già lanciato un appello per l’unione degli elettori più conservatori. Milanovic, invece, ha invocato un contesto di civiltà, in riferimento alle divisioni politiche in Croazia tra sinistra e destra. Il candidato ha ricordato che “stiamo andando al secondo turno, non una guerra. […] Che vinca il migliore ed io credo di esserlo”.

Il primo turno ha evidenziato l’aumento della destra in un Paese dove il discorso politico è concentrato sulle pressioni dei migranti e la corruzione.

Kolinda Grabar Kitarovic è alla guida della Croazia dal 2015 e conta sul sostegno del partito di centrodestra HDZ, che domina la vita politica del Paese dall’indipendenza del 1991. Il suo ultimo comizio si è svolto a Vukovar, una città scenario di un assedio dalle forze serbe nella guerra del 1991. Grabar Kitarovic ha dichiarato l’intesa con la proposta elettorale del cantante Škoro, che sostiene che è stato un suo “co-candidato” durante la campagna: “Adesso dobbiamo unirci e andare verso la vittoria”.

Secondo alcune previsioni, una sconfitta del presidente complicherà le possibilità che il partito HDZ e il premier Andrej Plenkovic si impongano nelle elezioni legislative programmate per l’autunno del 2020. Ma secondo l’analista Tihomir Cipek, la divisione della destra è più profonda di quanto indicano i sondaggi. All’agenzia Afp Cipek ha spiegato che “la destra radicale mostra la sua forza, si vedrà se la situazione si ripete nelle legislative”.

La sinistra, invece, è unita per il candidato Milanovic che ha promesso di fare della Croazia “un Paese normale” con una giustizia indipendente che rispetti le minoranze. Purtroppo però porta ancora le sconfitte della sua gestione come premier dal 2011 al 2016, quando non è riuscito a sostenere lo sviluppo economico né ha messo fine alla corruzione.

In un focus realizzato da Giorgio Fruscione dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, si legge che il prossimo mandato del presidente della Croazia sarà caratterizzato da importanti sfide, non solo a livello nazionale, principalmente perché a inizio anno il Paese assumerà, per la prima volta, la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. L’analisi ricorda che a maggio, Zagabria ospiterà il summit tra Ue e Balcani occidentali: “Un’occasione che le consentirà di porsi come intermediario nel processo di allargamento di Bruxelles alla regione, dopo che questo si è arenato sul veto francese dello scorso ottobre all’apertura dei negoziati di adesione per Albania e Macedonia del Nord”.

Ugualmente, la Croazia si appresta ad entrare nel club dei Paesi Schengen, un fatto che ha provocato critiche per via del trattamento violento e discriminatorio che la polizia di frontiera ha riservato a migliaia di migranti che attraversano i confini nella rotta balcanica.

“Una delle principali critiche mosse a Croazia e Ue – si legge nel focus – è che le istituzioni comunitarie abbiano fornito fondi per preparare il Paese allo spazio di libera circolazione ma che di fatto questi soldi siano stati impiegati per effettuare violenti respingimenti, e deportazioni, vietati dal diritto internazionale”.

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