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Dagli F-35 al 5G, così la Difesa si è rafforzata (bipartisan)

Dicembre 2019, è tempo di bilanci per la Difesa italiana. Negli ultimi mesi, dopo l’approdo al ministero di Lorenzo Guerini, l’evoluzione (con difficoltà) della Difesa europea e un complicato vertice della Nato hanno fatto da cornice a novità importanti per il settore.

LA SCELTA SUGLI F-35

Al ministro va attribuita prima di tutto la scelta, con il sostegno del Parlamento, di mettere fine al dibattito sulla partecipazione al programma F-35. Un’ottima notizia per le Forze armate, per l’ampio coinvolgimento dell’industria nazionale (dai big alle tante Pmi coinvolte) e per la credibilità del Paese di fronte ad alleati e partner. A ottobre, con il dispiegamento in Islanda, è stata l’Italia a portare l’Alleanza Atlantica nella quinta generazione, inviando sei velivoli a protezione dello spazio aereo alleato e ricevendo così la piena capacità operativa per il Joint Strike Fighter. Traguardo festeggiato alla base di Keflavik dal generale Enzo Vecciarelli nel suo primo anno da capo di Stato maggiore della Difesa.

UN TEMA BIPARTISAN

È il sintomo di un sistema che può funzionare, come lo sono i 15 schemi di decreto ministeriale approvati dalle commissioni parlamentari negli ultimi mesi, relativi ad altrettanti programmi attesi dai militari italiani. Ora, la sfida (su cui il ministro si è impegnato in prima persona) è introdurre un nuovo strumento legislativo che permetta di stabilizzare gli investimenti nella Difesa, magari rispolverando la legge sessennale proposta dal Libro bianco del 2015. I presupposti per fare bene sembrano esserci. Il 2019 verrà ricordato come l’anno in cui è stata approvato il G2G, il meccanismo degli accordi governo-governo con cui lo Stato può sostenere, mediante attività contrattuale, l’export del comparto. La riforma, su cui ha lavorato anche Palazzo Chigi con l’ufficio che fa capo a Carlo Massagli, dota l’Italia di uno strumento già nelle mani dei maggiori competitor, indispensabile per la proiezione in un mercato sempre più agguerrito.

TECNOLOGIE DISRUPTIVE

È il mercato delle tecnologie disruptive, capaci di innescare una vera rivoluzione dei concetti strategici. Guerra ibrida, cyber-attacchi e armi anti-satellite sono stati tra i termini più ricorrenti del 2019. Nel corso dell’anno, la Nato ha riconosciuto lo Spazio quale nuovo dominio operativo. Gli Usa hanno ufficializzato l’istituzione della Space Force e anche la Francia ha creato il suo Comando spaziale. L’Italia si è mossa con l’Ufficio generale Spazio allo Stato maggiore della Difesa, tema di cui si è occupato il sottosegretario Angelo Tofalo che da tempo ha posto il dominio extra-atmosferico tra le priorità del dicastero.

L’ATTENZIONE AL 5G

L’accelerazione tecnologica si allarga agli ambiti della sicurezza e delle infrastrutture critiche. È per questo che qualche giorno fa Guerini è intervenuto sul rapporto dedicato a Cina e 5G del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica presieduto da Raffaele Volpi, già attento al dossier da sottosegretario alla Difesa del Conte 1. Guerini si è espresso a favore delle conclusioni del documento che invita a “prendere seriamente in considerazione” un bando di aziende cinesi filo-governative (come Huawei) dalla costruzione della rete di ultima generazione. Una presa di posizione importante rispetto a chi, su tanti temi, strizza l’occhio al fronte sino-russo. Una linea che si somma all’ancoraggio atlantico garantito dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, sempre più ingaggiato sui temi dell’aerospazio.

LE MISSIONI INTERNAZIONALI

Oltre le sfide e le novità tecnologiche, guai però a dimenticare la Difesa tradizionale. “La stagione delle missioni internazionali è tutt’altro che conclusa”, ha chiarito Guerini, che ha scelto di passare la Vigilia di Natale con i militari italiani impegnati in Iraq. Il giorno prima il ministro Luigi Di Maio era stato in Libano, con una visita al contingente della missione Unifil dell’Onu. D’altra parte, anche sulla conferma degli impegni all’estero si giocherà nel 2020 il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella collegandosi con i contingenti prima di Natale: “Siete un elemento decisivo per il prestigio del nostro Paese”.

IL CONTESTO NATO…

La credibilità internazionale si gioca prima di tutto all’interno delle alleanze su cui si snoda la difesa italiana. In ambito Nato, il 2019 è stato un anno di importanti conferme. L’atteso vertice di Londra ha mostrato un’Alleanza solida, capace di disinnescare le critiche di Emmanuel Macron e le spinte centrifughe della Turchia. Resta comunque la ricerca di nuovi equilibri, un assetto su cui l’Italia può dire la sua, forte anche della positiva conferma dell’attenzione dell’Alleanza al fronte sud, con il riconoscimento di un ruolo per Roma che ora occorrerà difendere, a partire dalla complessa situazione in Libia. Un ruolo geopolitico che tra l’altro rischia di farsi più interessante con la Brexit. Lo stesso si potrebbe dire della Difesa europea. Il progetto di Bruxelles è andato avanti spedito nel corso dell’anno, almeno fino alla battuta d’arresto delle ultime settimane.

…E LA DIFESA EUROPEA

I negoziati tra gli Stati membri sul bilancio dell’Ue 2021-2027 hanno infatti abbassato le aspettative sulle risorse previste dalla Commissione da giugno dello scorso anno. Dai 13 miliardi per il Fondo europeo di Difesa si è passati a 6, meno della metà. I negoziati proseguiranno, ma il segnale delle difficoltà resta, come i due progetti per il caccia di sesta generazione, l’Fcas franco-tedesco e il Tempest promosso dal Regno Unito su cui l’Italia è salita a bordo a settembre. Segnali di un’integrazione difficile per interessi e politiche non sempre allineate. Tra i primi atti del ministro Guerini c’è stata l’adesione alla European Intervention Initiative (Ei2) promossa da Macron, l’iniziativa estranea all’Ue e alla Nato considerata il frutto dell’insoddisfazione francese per una Difesa europea (e una Pesco) troppo allargata e dunque poco efficace. La sentenza mortifera del presidente transalpino sull’Alleanza Atlantica ha poi chiarito che, per Parigi, “autonomia strategica” del Vecchio continente significa separazione d’alleato d’oltreoceano. Una linea che l’Italia non può e non vuole seguire, ragion per cui aderendo all’Ei2 Guerini ha posto i paletti: rafforzi l’Ue e la Nato.

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