Gli Exit Poll segnano un risultato netto: una vittoria schiacciante per i conservatori. In perdita il Labour di Jeremy Corbyn. I dati reali arriveranno in nottata. Se verranno confermati – se – questi dati ci dicono che:
– gli inglesi volevano e vogliono la Brexit. Che il Remain avesse iniziato la risalita è stata una convinzione di chi guardava dalla prospettiva sbagliata. Gli inglesi, come sembra evidente, la pensavano diversamente. Il Labour, infatti, perde consenso in zone storicamente sue, dove il Leave aveva prevalso nel Referendum. Forse, elettrici ed elettori Labour di quelle aree si aspettavano, per assurdo, una maggiore appoggio alla Brexit. Forse.
– Matteo Renzi, che non perde occasione per lanciare qualche invettiva contro la “sinistra radicale” dimostra, ancora una volta, di capire poco di quel che gli si muove sotto al naso. I LibDem, certamente non sinistra radicale e nettamente pro-Eu hanno fatto flop. Come lui, del resto, in più di un’occasione. L’ultima quella in cui ha messo il più grande partito della sinistra italiana in ginocchio. Renzi era sinistra radicale forse… Visti i risultati…
– Brexit è ora più vicina: non ci sono più scusanti, va realizzata. E va fatta con un accordo il più vantaggioso possibile per entrambe le parti, a tutela, soprattutto, delle cittadine e dei cittadini EU residente in UK.
– La socialdemocrazia continua a scivolare verso il basso. Il problema, a differenza di quel che leggo qua e là, secondo me non è affatto che sono troppo “di sinistra”. Lo sono decisamente troppo poco: le esperienze Blair, Schröder, Hollande e Renzi da noi hanno dato un colpo devastante alla socialdemocrazia europea e riprendersi è più complicato del previsto. Servirà molto tempo per lasciarsi alle spalle quelle esperienze devastanti, negative e fallimentari.
In conclusione, i conservatori in Uk hanno portato avanti un profilo decisamente meno “moderato” di quello che si pensava. Con un leader decisamente “radicale” nelle sue posizione e decisamente orientato a destra. Evidentemente la chiarezza delle proprie posizioni è un buon vantaggio elettorale. Servirebbe, appunto, una sinistra chiaramente tale, perché ci sia una vera competizione. Ad oggi, purtroppo, la sinistra in Europa non è in grado né di comprendere quel che gli si muove sotto al naso, né di competere.
Che fare? Si potrebbe dire: ai posteri l’ardua sentenza. Ma sarebbe troppo facile. Serve ripensarsi completamente. Magari andrebbe iniziato un percorso che metta insieme tutti i partiti socialdemocratici europei, in un confronto/incontro che inizi oggi e vada avanti, con un progetto di lungo respiro, per un rilancio europeo della socialdemocrazia: insieme si è più forti. Dalle esperienze reciproche si può imparare. E, auspicabilmente, migliorare e rafforzarsi.