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Il 2019 finisce in piazza ad Hong Kong. Rischi e previsioni

I manifestanti di Hong Kong non si fermano. Per la fine dell’anno è prevista una nuova protesta antigovernativa. L’obiettivo è fare sentire il malessere dei cittadini anche nei giorni di festa ed è per questo che le concentrazioni si sono spostate nei distretti commerciali di Lan Kwai Fong e Victoria Harbour, principalmente.

Nel tentativo di mitigare lo scontento, le autorità della regione speciale cinese hanno autorizzato la marcia di protesta organizzata per il 31 dicembre dal Fronte civile per i diritti umani di Hong Kong. L’autorizzazione è arrivata dopo che la Giunta del Turismo di Hong Kong ha confermato la sospensione dello spettacolo di fuochi d’artificio programmato per la fine dell’anno a Porto Vittoria argomentando volere prevenire atti vandalici.

Gli organizzatori dell’evento, uno dei più emblematici della città di Hong Kong, hanno spiegato che quest’anno preferiscono realizzarlo lanciando i fuochi d’artificio dai grattacieli e non dal porto. Secondo il South China Morning Post, questa è la prima volta nella storia che si cancella lo spettacolo pirotecnico del Porto Vittoria. La Giunta del Turismo ha appoggiato la scelta, nonostante la caduta del 56% nel numero di turisti all’isola nel 2019.

Anche lo sfilata del Nuovo Anno Lunare sarà sostituita da una sfilata di carnevale per essere considerata troppo rischiosa nell’ambiente di protesta che vive l’ex colonia britannica. Sono molti i cambiamenti nell’agenda turistica di Hong Kong nelle prossime settimane. “Non possiamo fare altro che aspettare che l’ordine e la sicurezza tornino totalmente – ha dichiarato il direttore della Giunta del Turismo, Dane Cheng Ting -. Serve questo prima di avviare qualsiasi strategia per risollevare nuovamente il turismo nella regione. Hong Kong non è pericolosa, questa è solo una difficoltà”.

L’anno che sta per cominciare non accenna miglioramenti. In un articolo intitolato “Hong Kong nel 2020: nuovo anno pieno di speranza o senza?”, pubblicato sul South China Morning Post, l’editorialista Tammy Tam sostiene che “ora che il caos è stato scatenato, Carrie Lam e la sua amministrazione hanno la responsabilità di porre la fine, visto che sono stati loro ad iniziarlo in primo luogo. Non stupitevi quando Pechino lascerà Hong Kong da sola per risolvere i propri problemi, rimarrà ferma sulla necessità di mantenere ‘un paese’ al di sopra di ‘due sistemi’”.

“I manifestanti e i loro sostenitori dovrebbero sapere che lottare per la democrazia e salvaguardare i diritti è garantito dalla Legge fondamentale – prosegue Tam -, mentre un’impresa nobile, non può giustificare la violenza o l’ostilità nei confronti dei nostri compatrioti dalla Cina continentale. Azioni radicali come vandalizzare le strutture pubbliche e le attività legate alla terraferma, lungi dal costringere Pechino a scendere a compromessi, danneggeranno solo gli interessi di Hong Kong”.

L’editorialista ricorda le numerose questioni sul tavolo della leadership cinese, in particolare il complicato dossier di rapporti tra Stati Uniti e Cina: “Pechino si aspetta che Hong Kong ripulisca il proprio pasticcio. Ironia della sorte, non è così simile a quello che vogliono i manifestanti: tenere Pechino quanto più lontano possibile da Hong Kong? […] Sarà quindi un 2020 pieno di speranza o senza?”.

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