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Pechino chiama all’ordine Carrie Lam. Hong Kong tra rimpasto e recessione

Oggi il premier cinese, Li Keqiang, ha incontrato la leader di Hong Kong, Carrie Lam, che si è recata in visita ufficiale a Pechino. Al centro dell’incontro la crisi finanziaria della città, la più grave della storia.

Lam ha riconosciuto che le sfide a Hong Kong sono aumentate, provocando una seria frenata nello sviluppo dell’economia locale. “Hong Kong ancora deve affrontare molte difficoltà – ha dichiarato Li -. Il governo locale deve continuare gli sforzi per porre fine alla violenza e il caos in rispetto della legge”. Il premier cinese ha sottolineato la necessità di “studiare con urgenza come risolvere i problemi più gravi della società hongkonghese […] Hong Kong è di fronte ad una recessione economica ovvia […] Una situazione complicata, grave, che non ha precedenti”.

Le proteste degli ultimi mesi hanno provocato la prima recessione dell’economia di Hong Kong in 10 anni, con una contrazione del 2,9% nel terzo trimestre, una grave diminuzione delle importazioni ed esportazioni, vendite e flusso turistico.

Durante la conferenza stampa dopo l’incontro con Lam, Xi Jinping ha detto di riconoscere il coraggio nel governare Hong Kong in questi tempi: “La situazione nel 2019 è stata la più complessa e difficile dal suo ritorno in patria […] Continueremo a essere irremovibili nel sostenerti per guidare il governo amministrativo speciale di Hong Kong a governare in conformità con la legge”. È la seconda volta che Lam visita Pechino da novembre e la prima da quando ha vinto le elezioni del consiglio del distretto.

Il New York Times, con informazioni dell’agenzia Reuters, sostiene che la visita di Lam è immersa in un clima di speculazioni dei media locali secondo cui i colloqui con Xi potrebbero produrre cambiamenti nella leadership per la gestione della crisi, con un probabile rimpasto del governo locale. A novembre, Pechino aveva confermato la grande fiducia in Lam, nonostante i disordini, ma ora la situazione potrebbe essere cambiata.

Tuttavia, la governatrice di Hong Kong, scrive il quotidiano americano, “sembra aver sminuito le prospettive di un rimpasto di governo prima di andarsene, dicendo che il primo compito era frenare la violenza e ristabilire l’ordine, mentre cercava di impegnarsi in un maggiore dialogo con il pubblico”.

Intanto le proteste non si fermano. A Shatin, nella New Town Plaza, la polizia ha usato spray urticanti e ha effettuato alcuni arresti, anche tra adolescenti della scuola secondaria. Il movimento continua a sostenere le sue richieste, tra cui l’avvio di un’indagine indipendente sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia nelle proteste e l’attuazione del suffragio universale sul territorio di Hong Kong.

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