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Lobby nel profit e nel non profit. Qual è la differenza?

La lobby del profit non piace a nessuno; mentre la lobby del non profit piace a tutti, piace talmente tanto che, nel senso comune, non viene nemmeno considerata tale. Per la nostra rubrica Lobby Non Olet ne abbiamo parlato con Paola De Angelis, che ha un’esperienza come lobbista, in entrambi i settori. Guarda l’intervista.

Ovviamente la differenza non si trova solo nel punteggio della classifica di gradimento, perché una differenza esiste: nella lobby per il settore produttivo c’è in ballo il profitto, in quella del terzo settore questo risvolto non è contemplato. Lo dice la parola stessa! Ma le regole del gioco e le abilità messe in campo sono molto simili, se non identiche. L’equivoco che vuole tracciare a tutti i costi un confine tra buona e cattiva lobby nasce dall’interpretazione che viene data alla parola “interesse”. La vulgata attribuisce ai soggetti del non profit il perseguimento di un interesse collettivo e a quelli del profit il perseguimento di un interesse particolare. Il primo rientra nel campo semantico del “bene”, mentre il secondo rientra nel campo semantico del “male”.

È una percezione errata, perché i due tipi di lobby rappresentano entrambi interessi particolari. “Nessuno rappresenta interessi generali. Ciascuno, nell’interlocuzione con le istituzioni, rappresenta un interesse particolare, che verrà poi riassunto in un interesse collettivo dalle istituzioni stesse” commenta Paola De Angelis. Di conseguenza le tecniche messe in campo dal lobbista sono più o meno uguali, tanto che – esattamente come Paola De Angelis – molti lobbisti si sono cimentati in entrambi i settori.

Dall’alto dei miei molti anni di osservazione delle reazioni delle persone quando dico che faccio la lobbista, posso affermare che siamo noi lobbisti stessi a doverci sentire legittimati. Alla domanda “che lavoro fai?” dobbiamo rispondere “faccio la lobbista” e, in cuor nostro pensare, che la Lobby non solo Non Olet ma, se fatta secondo le regole della trasparenza, ha un dolce profumo. Quello della democrazia.



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